Dal profondo della panchina… R E G G I E J A C K SO N ! ! ! Se ribaltiamo la serie
dallo 0-1 al 2-1 il merito è proprio del nativo di Pordenone, Italia. Sì, avete
letto bene, Reggie Jackson. Sì, avete letto bene, Pordenone, Italia. Jackson sr.
era di stanza alla base di Aviano, forse è lì che Reggie avrà preso i primi fondamentali
del decollo. Il terzo play gialloviola dopo Paul e Barea si prende
letteralmente in mano i Lakers, gioca due gare alla Daniel Hackett, e firma in
calce sia il 108-105 di garadue allo Staples Center, sia il 92-106 di garatre
alla New Orleans Arena. E’ lui che cambia lo stato molecolare delle due partite
con giocate di pura energia, è lui che consente alla panchina purple & gold
di stare in campo più del dovuto, facendo rifiatare i titolari che, una volta
pronti al rientro in campo, si trovano più freschi degli Hornets e in grado di
affondare i parziali decisivi. Garadue è un capolavoro di ‘pazienza tattica e
psicologica’, quella che ci ha cambiato mentalmente, perché non era facile
trovare queste risorse contro una squadra che ci aveva distrutto due
volte su due quest’anno. Gli Hornets, abituati ad andare via subito condizionando
a piacimento l’intera partita, non si aspettavano che noi saremmo stati in
grado di imporre la nostra gara. Azioni chirurgiche al ventiquattresimo secondo,
zone di ogni tipo alternate a uomo. Il tutto orchestrato da Jackson che viene preferito
nel secondo quarto a Barea. Qui prendiamo linfa per chiudere a +10 all’intervallo
(59-49), anche se i Calabroni non stanno a guardare, rientrano e pareggiano nel
terzo periodo, sorpassano sia a nove minuti dalla fine (78-79), sia a sei
(86-87). Ma qui tiro fuori il barbaconiglio dal cilindro. Ordino a Papanikolaou
di portar su palla da ala-pivot, togliendo di fatto Anthony Davis dall’area. E’
qui che piazziamo il break decisivo ed è lo stesso Papanikolaou che la decide a
1’05” dalla fine con una giocata da ‘ghe pensi mi’: palleggia, palleggia, palleggia,
chiama il blocco per farsi togliere Davis di mezzo e castiga in sospensione il 106-99! Il droide Andrews degli Hornets sfiora la tripla doppia con 21 punti,
9 rimbalzi e 13 assist, Kobe è l’Mvp con 20 e 9/12, CP3 ne scrive 25 con 9/13.
Ma è stato un fuoco di paglia o un reale cambio di
tendenza? E’ quello che si chiedono tutti alla vigilia della terza partita, in
Louisiana. “Fuoco di paglia” pensano tutti quando NOLA esce fortissima dai blocchi con il tabellone a segnare subito un impietoso 30-17. L’ambiente
poi qui è infernale, realmente condizionante perché chi ha giocato a New
Orleans sa che l’inquadratura televisiva si frappone con la gente che sale e
scende dalle scale in primo piano e con i “diti giganti” agitati dal pubblico
davanti alla telecamera: capita che quando tiri, non si veda nulla, con tanti
saluti al tempismo del rilascio. Un inferno giallo.
Ci risiamo, garadue era dunque solo un passaggio a vuoto dei calabroni, eccoli ancora a massacrarci, tra l’altro con il guaio di Chris Paul già gravato di tre falli. E’ qui però che entra in scena Reggie Jackson. Quando nel secondo periodo entrano i panchinari, la partita cambia volto. L’ex Thunder rovescia tutto, scrive 13 clamorosi punti in dieci minuti con giocate di pura adrenalina, come un paio di palloni rubati dal palleggio con relativa schiacciata di parecchio sopra il ferro, fallo subìto e libero realizzato. Lo affianca anche un ispirato Caron Butler (11 punti nel secondo quarto) e quando Kobe spara la tripla-buzzer sulla sirena dell’intervallo tutto si è capovolto: dal -13 di prima, ora i Lakers conducono di sei (56-62) con ben 45 punti segnati nel secondo periodo! Dall’intervallo in poi non ci ferma più nessuno. C’è un Kobe paradisiaco che ha già 24 punti a metà terzo quarto, c’è Anthony Davis messo fuori gioco da quattro penalità, c’è un Bismark Byombo carico a molla, che chiuderà con 17 punti, 8 rimbalzi, 7/7 dal campo e 5 stoppate! La dinamo-Jackson dà carica a tutto il circuito gialloviola. Chiudiamo il terzo periodo avanti di undici (76-87) poi due triple di Redick ad inizio ultimo quarto danno la mazzata definitiva (78-93) fino al massimo vantaggio del +16 (82-98). Kobe è l’Mvp con 30 punti, 5 rimbalzi, 5 assist e 8/13 ma il vero most valuable è Reggie Jackson che ne mette 19 (seppur con 17 tiri) e dà la scossa a tutto ciò che lo circonda. Ma guai a pensare di aver trovato la soluzione della serie: NOLA non è una sòla.
Ci risiamo, garadue era dunque solo un passaggio a vuoto dei calabroni, eccoli ancora a massacrarci, tra l’altro con il guaio di Chris Paul già gravato di tre falli. E’ qui però che entra in scena Reggie Jackson. Quando nel secondo periodo entrano i panchinari, la partita cambia volto. L’ex Thunder rovescia tutto, scrive 13 clamorosi punti in dieci minuti con giocate di pura adrenalina, come un paio di palloni rubati dal palleggio con relativa schiacciata di parecchio sopra il ferro, fallo subìto e libero realizzato. Lo affianca anche un ispirato Caron Butler (11 punti nel secondo quarto) e quando Kobe spara la tripla-buzzer sulla sirena dell’intervallo tutto si è capovolto: dal -13 di prima, ora i Lakers conducono di sei (56-62) con ben 45 punti segnati nel secondo periodo! Dall’intervallo in poi non ci ferma più nessuno. C’è un Kobe paradisiaco che ha già 24 punti a metà terzo quarto, c’è Anthony Davis messo fuori gioco da quattro penalità, c’è un Bismark Byombo carico a molla, che chiuderà con 17 punti, 8 rimbalzi, 7/7 dal campo e 5 stoppate! La dinamo-Jackson dà carica a tutto il circuito gialloviola. Chiudiamo il terzo periodo avanti di undici (76-87) poi due triple di Redick ad inizio ultimo quarto danno la mazzata definitiva (78-93) fino al massimo vantaggio del +16 (82-98). Kobe è l’Mvp con 30 punti, 5 rimbalzi, 5 assist e 8/13 ma il vero most valuable è Reggie Jackson che ne mette 19 (seppur con 17 tiri) e dà la scossa a tutto ciò che lo circonda. Ma guai a pensare di aver trovato la soluzione della serie: NOLA non è una sòla.
E nemmeno gli Charlotte Bobcats. Un 2K-Alp alternativo dev'essersi insediato in questo mondo perchè le Linci del North Carolina sono 3-0 contro Indiana e ad un passo dalle Finali della Eastern Conference!
Arrivo in ritardo e commento gara 1, 2 e 3 contemporaneamente.
ReplyDeleteGara 1 era stata un cattivissimo presagio, ma non si poteva non concordare con Bisy: dalle parole sembravi poco combattivo, quasi rassegnato.
Invece, gara 2 e 3 hanno ridato linfa, speranza e forse nuove certezze a questi Lakers. L'esplosione di Jackson ricorda quella di Shannon Brown nei playoff 2009: da perfetto sconosciuto ed effetto collaterale di una trade, a uomo di rotazione capace di fare giocate emozionali nei momenti caldi di una serie.
Ora la questione si è psicologicamente ribaltata. New Orleans fa un po' meno paura, ma guai a mostrare il fianco, sarebbe un errore imperdonabile!
Assolutamente, la serie è solo all'inizio e mostrare il fianco a questi Hornets significherebbe uscire 2-4 secco! Reggie Jackson è stato clamoroso, non ho mai visto un impatto emotivo simile da parte di un giocatore come lui. Non solo ci ha trascinato, ma ha anche 'instillato la paura' negli Hornets, anch'essi sorpresi da lui. C'è stato proprio un cambio emotivo dell'aria, difficile da spiegare!
ReplyDeleteBarba riesci sempre a trovare la soluzione ad ogni match trovando sempre il giocatore determinante e spesso sempre diverso che ti fa vincere!
ReplyDeleteMa quando usi la zona che giocatore tendi a controllare?
Però la mossa a sorpresa c' e' voluta !!! Non mi ero sbagliato . Un qualcosa che sparigliasse e tu l'ha i trovata nel terzo playmaker !!! Va da se che poi tutto il resto ha funzionato come un orologio svizzero ... Ma la scossa e' arrivata da Pordenone !!! Un Reggie Sismicooo !!!
ReplyDelete@Tall
ReplyDeleteQuando uso la zona controllo sempre uno dei due (o tre) giocatori che stanno davanti: quando uso la 1-3-1 controllo sempre il play. Qui diciamo che non sono stato io a trovare Reggie Jackson, è lui che ha trovato la partita!
@Bisy
Never understimate un nativo di Pordenone
O l'alito di un tedesco !!! ;-)
Delete