Thursday, October 31, 2013

La Compagnia dell'Anello


Barbalf: L'Anello non può essere distrutto qui, va conquistato. L'Anello fu forgiato tra le fiamme del Monte Sterno; solo lui può consegnarlo. Dev'essere condotto fino alle Finals, e solo uno di voi sarà l'Mvp

Kaman: Non si entra con facilità alle Finals. I suoi Cancelli sono sorvegliati da più che meri Orchi. Lì c'è il male che non dorme mai. E il Prescelto è sempre all'erta. È una landa desolata, squassata da fiamme, cenere e polvere. L'aria stessa che si respira è un'esalazione velenosa.

Kobe: Non avete sentito ciò che ha detto Il Barba? L'Anello va conquistato!

Young: E suppongo che pensi che sarai tu a farlo!

Kaman: E se falliamo, cosa accadrà? Cosa accadrà quando Il Prescelto si riprenderà ciò che è suo?

Barba: Ma non capite? Mentre bisticciamo fra noi, il potere del Prescelto si accresce! Nessuno può sfuggirgli, sarete tutti distrutti!

Anello: Ash nazg durbatulûk, ash nazg gimbatul, ash nazg thrakatulûk agh burzum-ishi krimpatul.

Sacre: Lo conquisterò io! Lo conquisterò io! Conquisterò io l'Anello!

Barba: E questo chi è adesso?

George: Se con la mia vita o la mia morte riuscirò a proteggerti, io lo farò. Hai la mia spada.

Young: E hai il mio arco.

Kobe: E la mia ascia.

Farmar: Reggi il destino di tutti noi.

Mike D'Antoni: Ehi! Padron Sacre non si muoverà senza di me!

Barba: No, certo, è quasi impossibile separarvi, anche quando lui viene convocato ad un Consiglio segreto e tu non lo sei.

Dan D'Antoni: Ehi, veniamo anche noi! Dovrete mandarci a casa legati in un sacco per fermarci!

Lapo Elcann: Comunque, ci vogliono persone intelligenti per questo genere di... Missione. Ricerca. Cosa!

Dan D'Antoni: Ma così ti autoescludi.

Barba: E sia! Voi sarete la Compagnia dell'Anello.

Lapo: Grandioso. Dov'è che andiamo?

"E' giunta l'ora del popolo della Contea, ed esso si leva dai campi silenziosi e tranquilli per scuotere le torri e i consigli dei grandi! Ecco, la Compagnia dell'Anello:

Bo McCallebb, Kobe Bryant, Paul George, Kostas Papanikolaou, Chris Kaman. Jordan Farmar, Daniel Hackett, Nick Young, Wesley Johnson, Pau Gasol, Udonis Haslem, Mirza Begic, Robert Sacre.

Zen, non penserà mica di vincere l'anello con 'sta squadra. "Siamo dentro un Viaggio iniziato nell'estate del 2013 con un gruppo di disperati che però ha centrato i playoff col 55% di vittorie. Ora abbiamo aggiunto alla Compagnia dell'Anello Paul George, l'abbiamo ringiovanita, abbiamo rinforzato la panchina con due ex starting five ora passati tra le seconde linee (Young e Gasol) e uno che è riuscito a trascinare la Macedonia, I repeat, la Macedonia, al quarto posto in un Europeo e che ha aperto in due Rondo nel McDonald's Open 2012 per me può farcela a tenere il quintetto dei Lakers, o quantomeno a fare i 6 punti e 6 assist di media che ha tenuto Nash l'anno scorso: mi riferisco a McCallebb, la vera scommessa. Papanikolaou, invece, lo conosco bene, è il nostro "Kukoc greco", con le debite, un'arma tattica letale all'interno del tira chi è libero. Ho voluto prendere anche Udonis Haslem dai free agent, è un giocatore per il quale stravedo, e anche se ha 34 anni sarà fondamentale come collante dello spogliatoio e come scudiero di Gasol quando lo spagnolo si confronterà con il ruolo di pivot. Mi 'facci' poi spendere due parole su Daniel Hackett. Fino a due anni fa non avrei scommesso neanche i soldi del Monopoli su di lui, ma la sua crescita esponenziale, alla Datome, e il suo dominio negli ultimi playoff di serie A, con tre titoli di Mvp consecutivi (di Coppa Italia, delle Finali scudetto e della Supercoppa Italiana), mi portano a credere che tra un paio di stagioni potrà diventare la prima riserva di McCallebb.
L'unico vero dubbio ce l'ho con Young guardia panchinara, perchè secondo me rende meglio da numero tre sottodimensionato (Durant negli scorsi playoff non riusciva a tenerlo!): la partenza di Jodie Meeks (non siamo riusciti a confermarlo) ci ha obbligati a questa scelta, vedremo come andrà."
Intanto la squadra ha già iniziato la stagione 2014-15 con due vittorie e due sconfitte. Un tranquillo esordio contro Washington, una sconfitta in volata a Cleveland dopo essere stati sotto di 20 a fine terzo quarto, un inaspettato dominio a Houston (126-110) con ben 14 triple esplose in una beneficiata oltre l'arco e un -14 a Chicago.

Tuesday, October 29, 2013

G O T C H A !


Il Barba riesce a fare il colpaccio. Per la modica cifra di 57 milioni di dollari in 3+1 anni, i Lakers firmano Paul George! Dovrà però cambiare il numero di maglia, perchè qui il Ventiquattro ce l'ha qualcun'altro...

Sunday, October 27, 2013

Kobe rinnova. E arriva DH23

Ma la priorità, soprattutto, era comunque lui. Perchè anche a lui sarebbe scaduto il contratto. Kobe Bryant entra nei suoi 36 anni, un'età dove d'ora in poi ogni anno può arrivare il ritiro. Nessuno credeva che il Mamba Nero si potesse ritirare nell'estate 2014, ma nemmeno che si riducesse lo stipendio di ben 17 milioni di dollari. Ed è accaduto. Il figlio di Jellybean è passato dai 30 milioni annui che guadagnava fino a questa stagione ai 13 che prenderà nella prossima, la 2014-15: ha rinnovato per un anno e nell'estate 2015, se non si ritirerà, è plausibile che firmerà con un'altra ulteriore riduzione.
Il rinnovo di Gasol nel mezzo della scorsa stagione ha rovesciato nelle casse di L.A. 14 milioni di dollari (è passato dai 20 annui agli attuali 6), ai quali si aggiungono ora i 17 'liberati' dal Mamba. Ricoperti d'oro, rinnoviamo anche i contratti di Kaman, Farmar e Wesley Johnson, che si aggiungono ai già contrattualizzati Young e Sacre. Decidiamo invece di non rinnovare Jordan Hill e Steve Blake, mentre Meeks ha preferito dichiararsi free agent.
Al momento dunque il quintetto dei Lakers è X (play titolare), Bryant, X (ala piccola titolare), X (ala pivot titolare), Kaman. In panchina Farmar, Young, Wesley Johnson, Papanikolaou, Gasol, Sacre. Ma qualche X c'è anche tra le seconde linee ed è qui che concentriamo i primi acquisti. E a sorpresa, arriva lui, un altro Barbapupillo.



Non ci è stato proprio economicissimo, perchè per avere Daniel Hackett abbiamo dovuto sborsare 9,72 milioni di dollari per 3+1 anni di contratto, in pratica quello che spende lui in parrucchieri. Abbiamo dovuto aumentare l'importo di parecchio per convincerlo a lasciare il quintetto in Eurolega con la Montepaschi e accettare di fare l'ultimo uomo nella rotazione degli esterni dei Lakers, perchè Daniboy viene comunque dopo il play titolare, dopo Kobe, ma anche dopo Farmar, Young e Wes Johnson (no, tu Sacre non puoi giocare esterno, te l'ho già detto!). Ma, come Young, è quasi un prodotto locale, avendo fatto il college ai Trojans di USC (vicino a Los Angeles) e in pochi anni è passato dal nulla di Treviso (4,8 punti e 1 assist a gara), all'aumento di giri con la Scavolini (14,3 punti e 2,4 recuperi) fino all'esplosione totale con Siena, dove ha dominato gli scorsi playoff scudetto e vinto tre Mvp consecutivi (Coppia Italia, Finali scudetto e Supercoppa italiana). Ed è proprio questa crescita esponenziale, quasi "datomica", unita alla sua competitività, a farci pensare che col tempo qualche gerarchia in panchina la scalerà anche ai Lakers. Dopo DH12, ecco dunque arrivare DH23!
Rimpolpiamo il roster anche col pinnacolo sloveno Mirza Begic, un 2 metri e 16 che vediamo come si comporterà, ma è possibile anche che venga rilasciato nel corso della stagione. Ora possiamo concentrarci sui tre titolari: play, ala piccola e ala pivot. Questi sì che dovranno spostare le montagne.

JEUX SANS FRONTIERES


Alla fine hanno fregato tutti. Doveva essere la free agency più clamorosa di sempre, il Day After Tomorrow della Nba, l'Armageddon 2014. O il Barbageddon, nel caso la dirigenza dei Lakers avesse firmato James. E invece sia LeBron, sia Wade, sia Carmelo Anthony, han preso tutti in contropiede firmando il rinnovo con le proprie squadre! Non solo noi, ma anche i Cavs, che sognavano il ritorno di Prescelto in Ohio e i Knicks, che lo volevano Re della Grande Mela, tutti si sono visti cambiare la storia davanti, quella con la s maiuscola. Perchè con LBJ avrebbero aperto una Dinastia. Che invece continuerà a Miami.
Però in giro, e questi sì che saranno agenti liberi, ci sono un paio di grossi nomi sui quali le squadre si sbraneranno, e in mezzo ci saremo anche noi, che di soldi ne abbiamo. C'è n'è uno in particolare, un calibro grossissimo. Ma non solo. 
La Nba, visto l'ormai assottigliarsi delle differenze tra America e Europa e visti i recenti casi di successo oltreoceano di giocatori che invece in Eurolega erano parsi di medio livello (come Dragic) o addirittura erano stati fallimentari in Italia (come Brandon Jennings), ecco i giemme dell'Nba hanno deciso di aprire le frontiere, certi che nel Vecchio Continente si nascondano potenziali gemme che solo il ritmo diverso dell'eurobasket magari tiene ancora nascoste. Già, perchè nei free agent ora ci sono disponibili tutti i giocatori delle quattordici squadre dell'Eurolega, compreso Giachetti (con un epocale 40 di overall...), dunque un ventaglio di scelta ampissimo. Spanoulis, Diamantidis, Kryapa, Kyle Hines, Fernandez sono i most overallati, ma bisogna andarci cauti. In primis vogliono contratti milionari, alcuni milionari quasi a doppia cifra (c'è in mezzo anche il buyout per i club?), e non si occontentano della panchina. E poi ci sono i dubbi: loro hanno la velocità e i ritmi europei, sapranno adattarsi al ritmo e all'atletismo dell'Nba? Già Spanoulis qualche anno fa ci provò Oltreoceano, ma non ebbe fortuna a Houston. Lo stesso dicasi per "la bomba" Navarro. Ginobili invece, fu un crack pazzesco, ma ancor di più lo fu Tony Parker.
Dunque non è affatto detto che il milionario Spanoulis, Mvp delle Finals d'Eurolega per due volte consecutive, e dunque indiscusso miglior giocatore d'Europa, possa avere un qualche impatto in Nba. Mentre invece giocatori inferiori (ed economicamente più alla portata) ma con skills più adatte ai Pro, potrebbero fare molto meglio. Ecco perchè bisogna stare molto attenti a puntare fiches milionarie sui supercampioni europei. Ecco perchè il Barba ha sempre in testa Kostas Papanikoloau. E' il greco il primo giocatore firmato dal Coach Zen per la prossima stagione, il primo "nuovo" arrivato che andrà a formare La Compagnia dell'Anello.
Compagnia che però ha appena perso Steve Nash. Il canadese, 40 anni, dopo aver chiuso la stagione a 6,8 punti e 6,2 assist di media ha detto basta. Ed è stato subito inserito nella Hall of Fame.

Friday, October 25, 2013

First Round, game 3 & 4: Oklahoma City Thunder - LA Lakers


Sweap. Le nostre speranze si fermano a due minuti dalla fine di garatre, sul 94 pari. Abbiamo dato tutto davanti ai nostri tifosi. Nick Young nei primi due quarti e mezzo fa 23 punti e 8 rimbalzi. Jordan Farmar, zero punti nel primo tempo, ne rovescia ben 17 dopo l'intervallo. Due sforzi eroici nella giornata in cui Kobe proprio non c'è (7/23 al tiro, anche se 7 assist), stanco, sfinito, proprio come Nash (non pervenuto) e Gasol. Non è un caso: 35 anni il primo, 40 il secondo, 34 il terzo. Tutti e tre in quintetto. Ma nonostante la palese differenza di forza, atletismo e gioventù, riusciamo a stare lì dentro la partita, anche dopo essere finiti a -11 nel terzo quarto. Farmar è ispiratissimo, le sue catapulte behind the arc aprono squarci nella breccia dei Thunder e l'ultimo periodo è assalto all'arma bianca, un continuo sorpasso e controsorpasso. Due canestri consecutivi di Kaman, imbeccato alla perfezione, ci mandano addirittura in vantaggio 87-81 a 6' dalla fine. Lo Staples Center è in visibilio, il baccano spacca i timpani. Ci mette poco OKC a zittire tutti, con Durant in reverse che oggi strapperà l'Mvp con 27 punti, 9 rimbalzi e 6 assist. A due minuti dalla fine è 94 pari. Qui finisce la nostra benzina. Finirà 97-106, il che vuol dire che negli ultimi 120 secondi abbiamo preso, fermi sulle gambe, un parziale dilaniante di 3-12. Non ne avevamo più. I volti dei Lakers sono maschere di stanchezza, sudore e rassegnazione. Sotto 0-3, anche la quarta partita se ne va a escort. Non uno sbrago come in garadue, ma era palese la differenza di energie. Kobe, ad esempio, 30,4 punti in regular season, è arrivato alle ultime gare di questa serie completamente spompato. E senza di lui (19 nella quarta partita), e senza il remake degli Young e Farmar di garatre, Oklahoma City ha avuto la strada spianata. Zero a quattro e finisce così la prima stagione, mentre l'El Segundo Times spara a nove colonne le ultime tre 2K-season del Barbatrucco conclusesi con una mancata qualificazione ai playoff, e con due eliminazioni al primo turno, contro Spurs e ora i Thunder. Le prime due erano le ultime due del 2K13, quelle dei Lakers di Iverson, per capirci.
Il titolo, come previsto, è finito ai Miami Heat che così centrano un Threepeat che ben poche squadre hanno fatto. Hanno sconfitto in Finale 4-1 gli Houston Rockets dell'altro Barba, un palese fake, e del traditore, DH12. A vederli in Finale a Kobe sono fumate le orecchie! E intanto questo mostro qui dopo l'Mvp della stagione si porta a casa anche titolo ed Mvp delle Finals.



Thursday, October 24, 2013

First Round, game 1 & 2: Oklahoma City Thunder - LA Lakers



Zero a due, subito sotto. Irrimediabilmente. L'illusione nel primo tempo di garauno e poi, il massacro della seconda partita. Thunder strafavoriti, Lakers ultimi invitati alla Big Dance, il peso tutto sulle spalle dei padroni di casa. Sarà per questo che nel primo quarto di game one c'è una sola squadra in campo, noi. E un solo uomo al comando, Nick Young, che poi arriverà all'intervallo con la mostruosità di 24 punti, salvo poi metterne solo 4 nel secondo tempo. Con l'ex Wizards messo on fire dal 'tira chi è libero' voliamo subito in scioltezza sul +10 del 14-24 e la muraglia blu sugli spalti comincia veramente a preoccuparsi perchè questa classicissima che si ripete sempre dal 2K12 a oggi ci ha visto quasi sempre far fuori OKC, anche da sfavoriti. E invece, purtroppo per noi, era solo una tattica. I Thunder ci hanno volutamente lasciato fare, hanno tastato il terreno e poi quando hanno voluto scappare via hanno alzato la manopola del il ritmo e ciao. Un cambio di tattica mai visto. E nel secondo tempo hanno dominato. L'acceleratore di particelle Westbrook (30) si è tirato dietro Jeremy Lamb (23) e Kevin Durant (21 punti, 7 rimbalzi e 7 assist) e i Thunder hanno toccato un +11 che aveva il peso specifico di un più trenta. Solo due triple di fila di Kobe (32) a 4' dalla fine han messo un brivido sulla schiena degli spettatori (98-93), ma alla fine il 116-102 non lascia spazio a dubbi.
Come non li lascia l'intera garadue. Una Ferrari contro una centoventisette smarmittata. Noi siamo apparsi subito stanchi e loro hanno visto la preda sanguinare: subito 21-9, con Kobe già a due falli dopo un minuto e mezzo, poi a +16 in un attimo quando noi eravamo rientrati a fatica a -6 e lì, praticamente, si è chiusa la partita. Già nel secondo quarto. Ancora un ritmo forsennato imposto da Westbrook, autentico dominatore della serie (già 28 punti a metà terzo quarto con 12/17 shooting, poi osserverà il garbage dalla panchina e chiuderà con 30), contro il quale non abbiamo nessuno da opporre, nemmeno la zona. Durant (21) fa quasi da spettatore. Ci rimane solo l'orgoglio di non finire sotto l'infame barriera del meno trenta, anche se la sfioriamo sul 108-79. Finiamo a -22, 119-97, e raccogliamo i cocci prima di imbarcarci sul volo per L.A. dove si trasferisce la serie. Raggiunto al check-in, il Barba ha dichiarato: "Le valigie non imbarcatele, tanto a OKC ci torneremo!"

Wednesday, October 23, 2013

5 domande 5 about: Season End

Nell'Universo passato aveva fatto quello che nessuno mai prima di lui: quattro Mvp stagionali consecutivi. Anche qui il vizio non sembra essergli passato.


LeBron James con 30,0 punti, 8,8 rimbalzi, 7,0 assist e il 53% al tiro trascina Miami ad un 22-7 che la mette lassù in cima al Suo Regno, regalando a cascata pure l'ennesimo bestemmione che si propaga da diverse stagioni nei vari multiversi, ovvero il Coach of the Year a Spoelstra. Durant, partito con cifre esorbitanti (38 punti e 9 rimbalzi di media nelle prime 12 partite), si deve accontentare della classifica cannonieri a 30,8 strappando lo scettro di marcatore regnante a Kobe (30,4). Trey Burke di Utah è il Rookie Of the Year, Dwight Howard il miglior Difensore.

1. Zen, si calmi, e i Lakers!?! Ce l'hanno fatta ad entrare nei playoff? 
"Dopo la clamorosa vittoria a Miami, e l'inevitabile sconfitta il giorno dopo a Indiana, abbiamo centrato la tripletta playoff: Philly, New York e at Phoenix! La vittoria, in volata, in Arizona ci ha matematicamente messo dentro le prime otto. Sì, ce l'abbiamo fatta! Lì c'è scesa l'adrenalina da obiettivo raggiunto e abbiamo chiuso la regular season, 16-13, con due sconfitte, a Oklahoma City e in casa contro Dallas."
2. Un buon record che a Est sarebbe valso almeno un quinto posto, a Ovest vi ha relegato solo all'ottavo...
"E per questo vale doppio. C'è voluto il 55% di vittorie per arrivare ottavi, una posizione che ci lascia ben poche speranze, perchè ci toccheranno i Thunder. Ma l'obiettivo era quello di far parte della Big Dance e averlo raggiunto è importante per far capire ai nuovi che quel che si dice, si deve fare. Per farlo abbiamo dovuto vincere tutte (quasi) le partite alla nostra portata più due imprese: perchè senza le vittorie a Chicago e a Miami a quest'ora eravamo già in vacanza."
3. Come si superano i Thunder?
"Non si superano. Si potrebbe pensare che siccome abbiamo battuto Bulls e Heat in trasferta possiamo fare la stessa cosa contro Oklahoma City. Forse in una partita secca, ma non in una serie di playoff. Questo campionato per noi è solo la prima tappa della lunga marcia verso il ritorno al titolo: stiamo formando La Compagnia dell'Anello e i playoff con OKC ci diranno definitivamente chi potrà farne parte per iniziare il Viaggio. Anche se..."
4. Anche se?
"Parecchie idee me le sono già fatte. Avevo iniziato questo campionato con molti pregiudizi su questi giocatori, al punto che, a fine anno, non sarebbe rimasto quasi nessuno a parte Kobe. E invece mi sono accorto che si è formato un gruppo più solido di quello che potevo immaginare. Giocatori come Young, Wesley Johnson ma anche Farmar, nella mia testa sicuri partenti, ora sono quasi imprescindibili. E poi c'è Gasol, che sarebbe stato il primo partente sicuro al mille percento, e che invece ha sposato la causa Lakers riducendosi di un quarto lo stipendio e proponendosi pure come sesto uomo per l'anno prossimo!"
5. Chi ghermirà questo anello?
"Miami. Alla fine se la giocano in quattro: le prime due dell'Ovest (OKC e Houston) e le prime due dell'Est (Heat e Chicago), ma se tanto mi dà tanto, e intendo che quando l'altro Universo era prodotto da Jay-Z vidi i Brooklyn Nets vincere due anelli, allora sarà King James a trionfare: non che dipenda da questo, perchè Miami vincerebbe comunque, ma è sicuramente un upgrade in più! E se upgradi James, poi sono veramente cazzi."

Monday, October 21, 2013

Heat - Lakers: What Else?

A James lo aveva già posterizzato quando vestiva la maglia dei Wizards e The Choosen era ancora a Cleveland. Gli aveva segnato contro anche 38 punti, quando il nostro era ancora nella capitale ma il Prescelto aveva già portato i suoi talenti a Miami. Ma quello fatto oggi da Nick Young all'American Airlines Arena va oltre, va al di là anche dei 31 punti segnati, suo high stagionale. Rimarrà a lungo come poster della stagione una sua clamorosa schiacciata in contropiede proprio in testa a James, con il gomito all'altezza dell'anello! Pazzesca! A Miami il pubblico è ancora lì, incredulo, con le mani tra i capelli. Nessuno si poteva aspettare che questi Lakers potessero arrivare a sbancare il palazzo degli Heat, il fortino della capolista, il feudo di King James. E invece è successo, perchè quando il Triangolo si sviluppa in una maniera così perfetta, poi il "tira chi è libero" che ne esce fuori non può essere fermato da nessuno. Chiaro, c'è voluta la combinazione di 'partita orrenda loro' e 'partita perfetta nostra', ma una gara è fatta di vasi comunicanti e le due situazioni non sono mai a tenuta stagna. Hanno giocato male loro, perchè non ci hanno capito niente di noi (e noi, viceversa, abbiamo capito tutto di loro)! Non ci hanno capito niente dei nostri continui ribaltamenti lato forte lato debole e dell'inizio folle di Nick Young. Messo sempre nelle condizioni migliori di tiro, l'ex Washington ha segnato 11 dei primi 15 punti dei Lakers, sfuggendo a James da ogni parte, caricandolo di due falli immediati e di tre falli già a metà secondo quarto, dove noi siamo andati anche a +10 (38-48)! Il Prescelto all'intervallo aveva 4 punti con 2/8 dal campo.
Poi s'è rotto il ca. Ha sparato 24 punti nella ripresa, ha anche provato ad imprimere un ritmo forsennato alla partita partendo subito in contropiede dopo un rimbalzo difensivo per distruggerci sulle gambe, ma oggi noi vedevamo la partita come al rallentatore, ogni azione fotogramma per fotogramma, con un secondo di anticipo. Bryant (26 today) ha giocato una gara da vero maschio alpha zen, in totale controllo mentale della gara, anche quando Miami ci aveva rimontato, superato, e sembrava scappare via ad inizio ultimo quarto. Tranquilli, infondeva il Mamba, vi guido io. Saliva sù in attacco camminando, in palleggio, come un Grande Capo che sa già dove trovare il sentiero per la vittoria. Sembrava Jordan contro Russell. Ma anche il Barba, che ha pur sempre alle spalle più di 1700 partite in 35 stagioni, ci ha messo del suo. Negli ultimi cinque minuti, fuori Gasol e Kaman e dentro Hill (da centro) e Wesley Johnson (da numero quattro), con quest'ultimo ad incollarsi a LeBron. E lì il Re si è fermato di nuovo, è lì che siamo rientrati, abbiamo superato e poi è arrivata l'incredibile dunk di Young contro il Choosen, uno zompo clamoroso che è valso il nostro +3 a 1'54" dalla fine, anche se le giocate decisive le hanno fatte Nash, che a -46" ruba a Wade la palla del sorpasso lanciando Young in contropiede per il lay-up del 103-106, e Jordan Hill che ha tolto a Miami il possesso del possibile pareggio strappando il rimbalzo offensivo a 8" dal gong.
E ora attenzione a questi Lakers! Una squadra in grado di perdere di 18 a Detroit segnando soltanto 63 punti, ma anche di sbancare i campi di Chicago e Miami, ovvero la prima e la seconda dell'Est!

Mamba Risiko

Kevin Durant ha aggredito questa stagione come Luca Giurato con i congiuntivi. Una carneficina. E benchè i suoi Thunder non se la passino un granchè bene, lui devasta: 33,3 punti e 9 virgola qualcosa rimbalzi di media, le stesse cifre con le quali ha dominato anche l'All Star Game vinto dall'Ovest. Il Mamba Nero, che pure viaggia a 31,8 per game, nella Partita delle Stelle ha fatto da comparsa: a 35 anni non si può più permettere di spingere sempre al massimo. Il recente calo suo e della squadra, quattro sconfitte nelle ultime sei gare, l'hanno testimoniato. E così Kobe, davanti al programma-Risiko delle prossime quattro partite (Boston, Charlotte e, Miami-Indiana in back to back), sposta i carrarmatini su dove attaccare e dove lasciare più scoperto il fronte. Attaccare subito, in massa. Perderne una tra Celtics e Bobcats significherebbe compromettere quasi certamente i playoff. I verdi, dopo le partenze di Pierce e Garnett, non sono più loro e la vittoria arriva. Poi arriva la trasferta nel North Carolina. I Bobgatti hanno gioventù, atletismo, futuro: sotto canestro hanno Al Jefferson e la quarta scelta assoluta, Cody Zeller, con l'energia di Biyombo from the bench. Ma noi abbiamo Lui. Kobe è fresco, intercetta nel palazzo le molecole di Michael, presente in tribuna, e confeziona La Partita: 48 punti, con percentuali allucinanti. C'è Kemba Walker in campo, che non dimentica la frase del Barba detta nel Ball Dont Lie ("non è un titolare da squadra da titolo") e così mi confeziona in faccia il buzzer da tre che trascina la gara ai tempi supplementari. Ma qui Kobe non fa prigionieri: nei cinque extra minuti costruisce a suon di assist smarcanti un 14-5 che zittisce tutta la Time Warner Cable Arena. Queste due vittorie, con precarissimo settimo posto nella Western Conference da 12-10, sono fieno in cascina per l'imminente inverno: perchè il prossimo back to back Heat Pacers ci riporterà dritti ad un 12-12.


Saturday, October 19, 2013

S C O P P I A T I

Stanchezza, rilassatezza da metà stagione o impossibilità di affrontare certi playmaker? Capita che in poco più di una settimana ci toccano Kirye Irving, Chris Paul e Deron Williams. Tre sconfitte. Il play di Cleveland ce ne mette 38, ventotto dei quali in un primo tempo fantasmagorico; CP3 ne segna addirittura 42, con 9 assist, e D-Will una trentina. Non abbiamo nessuno che possa marcarli. C'è di mezzo però anche un po' di stanchezza mentale da terra di nessuno di mezza stagione, e di stanchezza fisica perchè, non dimentichiamolo, Nash, Kobe e Gasol insieme vanno di parecchio oltre i cent'anni. I playoff, sempre che li prendiamo, sono ancora lontani, i viaggi in trasferta si accumulano e noi siamo immersi in un campionato dove il massimo che possiamo ambire è l'ingresso tra le prime otto dell'Ovest. Al momento siamo noni. In mezzo alle gare contro Cleveland, Clippers e Brooklyn ci sono state quelle vittoriose contro Golden State e Portland (priva però di Aldridge, fuori tutta la stagione) che ci avevano evitato di uscire tra le top eight, ma poi prima dell'All Star Weekend è arrivata una debacle clamorosa a Detroit (91-63!) e lì non c'è stato verso di tenere l'ottava piazza. Siamo 10 vinte e 10 perse, in un trend da squadra scoppiata (2 vinte nelle ultime 6). La pausa per la partita delle Stelle capita a fagiolo: Kobe è andato in netta flessione nelle ultime sei partite e ha proprio bisogno di staccare la spina.


Friday, October 18, 2013

Gasol a 5 Stelle: mi riduco il salario di 1/4 e partirò sesto uomo

La mossa ha sorpreso tutti, anche il Coach Zen. Pau Gasol ha deciso di rinnovare con i Lakers per la prossima stagione riducendosi lo stipendio di un quarto! Dagli attuali 20 milioni di dollari scenderà a 6. Not only. Non pretende neppure il quintetto, ma si propone come sesto uomo. Senza pensarci due volte il Barba si è fiondato subito a casa Gasol, l'ha trovato mentre guardava sul blog un comizio di Beppe Grillo, e l'ha subito rifirmato seduta stante con un contratto 1+1! La dirigenza non sapeva nulla ma per una volta si trova d'accordo col Barbatrucco. E non sarebbe potuto essere altrimenti. Gasol sarebbe stato un sicuro partente nell'estate 2014, non confermabile nè alla metà di quello che prende ora, nè nel ruolo da titolare. Anche lui, evidentemente, lo sapeva. Da qui la mossa decisiva del catalano, una proposta irrinunciabile per i Lakers che dalla mossa di Gasol risparmieranno 14 milioni di dollari da spendere nel mercato dei free agent e dal prossimo anno potranno contare su di un panchinaro extralusso. 

Thursday, October 17, 2013

KOBE FOR THE WIN...


... e la mette!!! Questa invenzione qui di Bryant a 20" dalla fine è di un'importanza enorme. Prima di questa trasferta a Minneapolis eravamo 6 vinte e 6 perse, ed essere al 50% nella Western Conference significa decimo-undicesimo posto. Se avessimo perso saremmo sprofondati, non certo irrimediabilmente, comunque di parecchio in chiave playoff. Ed ecco la differenza nell'avere uno così, che con un tiro, ti può far svoltare la stagione. Perchè il fatto di espugnare Minnie ci dà poi l'energia per andarlo a fare anche in Colorado, nella Mile High City, subito il giorno dopo, nel primo e forse unico back-to-back stagionale. Lì proprio non c'è storia, dominiamo in lungo e in largo. Denver poi schiera in quintetto due nano-play, Lawson e Nate Robinson, con quest'ultimo che si ritrova contro Kobe. Immaginate il Mamba contro Robinson: se l'è cucinato (34 punti, 7 assist), soprattutto in post. Ecco così che in due partite passiamo dall'undicesimo al quarto posto nella Western Conference. Siamo 8-6, se Bryant non avesse inventato la sospensione della vittoria contro Minnesota saremmo 7-7, probabilmente ancora decimi-undicesimi. Un tiro che vale la scalata di sette posizioni. Bryant sta disputando un campionato strepitoso a 32,5 punti di media, e c'è un epico duello a distanza contro un inaudito Kevin Durant: l'ala dei Thunder ha già segnato un high stagionale con 56 punti in una partita (preceduta da un'altra a quota 49...) e viaggia a cifre sbalorditive: 38,6 punti e 9,2 rimbalzi a gara!

Tuesday, October 15, 2013

Arriva Howard, arriva Houston, la padrona dell'Ovest!


Jordan Farmar nel 2K9 fece la storia dei barbaLakers.Nelle epiche finali 2015 contro i Cleveland Cavaliers di LeBron James fu lui a segnare in Ohio "The Shot", il tiro che ci sigillò l'anello nella quinta e decisiva partita. Sempre nel 2K9, ma in un mondo parallelo dove il Barbatrucco aveva riportato Shaq a L.A., fu clamorosamente Farmar a portarsi a casa un Mvp delle Finali, complice un drastico calo di Kobe e l'elevatissimo minutaggio per l'assenza di Fisher per infortunio. Farmar è stato (e rimarrà) la prima e unica riserva della storia a vincere un premio di miglior giocatore delle Finali. Anche perchè il 2K9 aveva una regola-bug: non dava mai nessun premio individuale a chi aveva già superato i 36-37 anni e Shaq, che avrebbe nettamente meritato la palma di Mvp di quelle Finali, ne aveva 41. Where only 2K9 happenz.
Nel 2K11 non fu così incisivo. Nel 2K12 e 2K13, invece, non c'era. Attraversato l'oceano si era accasato al Maccabi Tel Aviv. Ora è tornato. In gran forma. Sette virgola qualcosa punti a partita e, soprattutto, un cecchinistico 21/31 da tre. Lui il triangolo lo sa a memoria, si fa trovare sempre smarcato e quando spezza il polso behind the arc è quasi sempre profumo del cotone. Sono tre sue triple nel terzo quarto che 'salutano' il ritorno indifferente di Dwight Howard a L.A., missili (con tanto di pugno battuto sul petto come nella foto animata sopra per 12 punti nel secondo tempo) che ci portano per la prima volta in vantaggio dandoci un prezioso 97-93 che poi coltiviamo bene nel nostro orticello proteggendolo con Kobe (34) e con un'altra tripla, quella di Nash che ci dà il 112-109 a 1'34" dalla fine, alimentato poi in un definitivo 111-106 con quattro punti in fila del Mamba Nero. C'è da dire che i Rockets, primi nella Western Conference, sono scesi a Los Angeles senza James Harden (hai detto niente...) fuori dalle 2 alle 4 settimane per una distorsione alla caviglia. Però la sua parte l'ha fatta Brooks (32) e c'è pur sempre Dwight Howard che contro si è ritrovato un Pau Gasol inaspettatamente cattivo (12 rimbalzi) e un Chris Kaman da due affondate di prepotenza. Farle in testa a Dwight Howard (che ha chiuso con 16 punti e 12 rimbalzi) non ha prezzo!

Monday, October 14, 2013

Si torna sulla Terra

Al largo di Santa Monica cominciano a comparire nuvoloni neri diretti verso LA LA Land. Folate di vento gelido dal Canada e torrido dal Texas e il Tennesse si mescolano insieme sui cieli di Los Angeles sballottando i Lakers a destra e a sinistra. A Memphis ci brucia. Eravamo subito sepolti sotto un -20 nel primo quarto e un massimo di -24 nel secondo, concedendo di tutto (40-64), ma poi abbassando il quintetto avevamo dato vita ad una rimonta clamorosa, culminata con la sospensione di Bryant wide-open dopo una spettacolare uscita a ricciolo da un blocco. Ciuf, 111-110 per noi a 49" dalla fine e pubblico di Memphis incredulo. Anche noi. Anche quando vediamo il Mamba Nero sfruttare un altro blocco, buttarsi dentro senza nessuno davanti e vedersi negare l'appoggio del +3 a -30" da una clamorosa stoppata da dietro in recupero di Tony Allen; è l'emotional play che poi porterà i Grizzlies, l'azione dopo, a cacciarci sotto di uno con Mark Gasol servito al bacio (111-112) e noi a pasticciare due rimesse consecutive in attacco zio cantante! Perdiamo 111-115 dopo aver rimontato da -24 e il vento del Tennessee ci brucia il cervello. Perchè poi la partita dopo i Toronto Raptors portano l'aria fredda del Canada fino a Los Angeles e noi, in bambola totale, perdiamo pure questa (81-92). E quella successiva ancora non promette nulla di buono. Si va a San Antonio, e seppure gli Spurs per questa partita dovranno fare a meno di Ginobili per una frattura al naso, non c'è gara. Gli Speroni sono vicecampioni in carica, mettono in mostra uno Stephen Jackson da 24 con 8/11 e la coppia Duncan-Splitter si cucina a turno Gasol, Kaman, Hill e Sacre confezionando 36 punti (18 a testa) e 23 rimbalzi. Captain Jack e Kawhi Leonard sfiniscono difensivamente Bryant che, stanco, spadella 20 punti con 8/20 dal campo. Finiamo anche sotto di 21 punti (95-74), finendo per subirne 120 (a 92). Tre sconfitte consecutive ci spostano dal quinto all'undicesimo posto nella Western Conference. Kobe è sull'incazzereccio.


Saturday, October 12, 2013

TPO, l'acceleratore di particelle gialloviola! Con 'Montepascata' negli ultimi cinque minuti


Quella contro i Washington Wizards non sarebbe una partita nemmeno da narrare se non fosse per i 30 punti, con 11/16 al tiro, di Wesley Johnson, il giocatore che ha beneficiato di più dell'introduzione del Triple Post Offense. Con un elegante fing & roll e fallo subito (e libero realizzato) ci ha dato il vantaggio a 90" dalla fine, poi ha convertito in due potenti schiacciate in contropiede due palle recuperate consecutive di Nash su Wall e così il 110-100 è stato servito. Da quando abbiamo introdotto la TPO non abbiamo più perso, quarta vittoria consecutiva, quattro su quattro il bilancio allo Staples Center, una sola vittoria su quattro quello in trasferta per un 5-3 che però è anche figlio di un calendario parecchio agevole. La squadra gira a mille, sempre sorretta da un immenso Kobe (ah, 40 punti e 6 rimbalzi contro i Maghi, tanto per gradire), ma ora anche con un Wes Johnson che il Coach Zen utilizza pure come finto numero quattro negli ultimi cinque minuti di partita. In questo modo si abituano gli avversari ad affrontare una squadra tradizionale con i due lunghi (Gasol e Kaman, Hill e Sacre) e poi li si prendono di sorpresa, trasformando i Lakers in una banda bassotti con Johnson numero quattro. E' la stessa tattica che la Montepaschi Siena ha usato nell'ultimo campionato (e anche nella recente Supercoppa), vincendolo da underdog. 

Friday, October 11, 2013

I Lakers e il rinoceronte

Una squadra allo sfascio, con tre sconfitte nelle prime quattro partite, un -30 a New Orleans, destinata ad un campionato anonimo. I Lakers della tanking season vanno secondo le previsioni... della dirigenza. I colletti bianchi si sfregano già le mani, che qui se continua così oltre a LeBron James e un altro big, la prossima estate ci portiamo a casa anche una delle prime cinque scelte del Draft! Non hanno però fatto i conti con il Barba... Il Coach Zen dopo la sconfitta contro Orlando entra nella palestra di El Segundo per l'allenamento mattutino:
"Immaginate di ficcare un pungolo sù per il culo di un rinoceronte gridando "Pesce d'Aprile!" e sperando che il rinoceronte lo trovi divertente. Ecco, affrontare una stagione del genere è più o meno divertente uguale. Ora i casi sono due, o vi tenete 'sto pungolo sù per il culo, o vi mettete a giocare!!!"  
Dò fuoco agli schemi di D'Antoni e tiro fuori il Triangolo. "Qui qualcuno già lo conosce (Kobe, Gasol e Farmar), gli altri lo impareranno a calci nel culo! O si gioca come dico io, o sostituisco la musica dello Staples Center con i dischi di Gigi D'Alessio!"
Messaggio recepito. Abbiamo due gare in fila proprio in casa e ci liberiamo prima dei Milwaukee Bucks per 108-99 con 39 punti, 8 rimbalzi e 6 assist di Bryant (ma anche 14 punti di Farmar) e poi dei Shaqramento Kings, O'Neal nuovo dirigente, per 110-98, con i soliti 30 del Black Mamba ma anche la prima doppia cifra di un Nash rivitalizzato dal Triple Post Offense (15 per il canadese). E' però a Chicago, laddove il Triangolo ha raggiunto la sua massima potenza, che giochiamo la partita dell'anno. Loro sono imbattuti e tutti alla vigilia ci davano sepolti sotto uno scarto medio tra i 20 e i 30 punti. E invece i Lakers che scendono in campo allo United Center sono una sinfonia, che non credo rivedremo più così in sincro. L'apoteosi viene dal quintetto panchinaro (Blake o Farmar, Meeks, Wesley Johnson, Hill, Sacre) che piazza due parziali devastanti, il primo di 17-6 nel secondo quarto (quando Rose è in panchina) e il secondo con un 14-6 nell'ultimo, che ci lancia addirittura a +17 (85-102). Tremiamo un po' nel finale perchè Rose, furioso, guida una rimonta incredibile in pochissimi minuti con un break di 21-7 fino al -3 a 24" dalla fine; ma Kobe (25) la respinge con un gelido 4/4 in lunetta. Vinciamo 108-113 (Rose 28 punti con 27 tiri, da noi Gasol 17 e 9 rimbalzi) e inanelliamo la terza vittoria consecutiva. Dall' 1-3 al 4-3 e momentaneo quinto posto nella Western Conference. 

Thursday, October 10, 2013

Oladipo's Kobe Threatment

Andiamo a Orlando dove ci attende la nuova futura stella della Nba, la matricola Victor Oladipo, NCAA Sporting News Player of the Year l'anno scorso, un premio che in passato al college ha vinto gente come Oscar Robertson, Jabbar, Bird, Jordan, Duncan e Durant (ma anche gente come Shawn Respert...). Gioca guardia, lo stesso ruolo di Kobe, e oggi se lo ritrova di fronte. Brutto affare per lui, perchè come faceva Jordan contro i suoi presunti eredi, così fa Bryant. Kobe apre i cannoni dopo la palla a due: bum, bum, bum. Tre su tre da tre per 18 clamorosi punti nel primo quarto, che diventeranno poi 23 (con 4/5 behind the arc) nei primi minuti del secondo, con i Lakers avanti 37-31. E' in modalità da "60 points Night", l'aria che tira in Florida è da massacro nucleare, Oladipo ha avuto il suo battesimo. A 1'30" dalla fine della partita il Mamba Nero, wide open, carica la tripla in scioltezza: ferro. Era per il sorpasso. Di lì in poi L.A. subirà un break di 9-0 e i Magic taglieranno il traguardo per primi sul punteggio di 112-102... L'Mvp? Oladipo, 24 punti, che ha sì lasciato sfogare Bryant nel primo tempo, ma poi quando la partita era da decidersi, ha sparato tre triple sfacciatissime da leader vero. Kobe esce dal campo con 44 punti, i Lakers con l'ennesima sconfitta (1-3) contro una squadra da bassa classifica.

Wednesday, October 9, 2013

Questi Lakers saranno mai una squadra?

Sarà una stagione dura. Durissima. Un lungo peregrinare su un monte in salita per arrivare fino al Santo Tempio della free agency 2014. Ma il ripido, sdrucciolevole, fangoso e scivoloso sentiero, è appena iniziato. Arriva la prima vittoria stagionale ad Atlanta, un netto 101-114 con 40 punti e 9 rimbalzi di Bryant, di cui 20 però detraibili dalle tasse, in quanto arrivati in divertimento negli ultimi sette minuti di garbage time quando gli Hawks avevano già tirato i remi in barca. Ma il tempo per rallegrarsi è poco, anzi nullo: pochi giorni dopo andiamo a New Orleans e nella ridipinta Pelicans Arena praticamente non scendiamo in campo. Kobe rimane impigliato nella rete (19 punti con 19 tiri, 5 perse), il resto della squadra è una vergogna, sia in attacco, sia in difesa, al punto da sprofondare fino al divario infame del -30 ad inizio quarto quarto (93-63), per poi lasciare il campo sotto un 110-83. La squadra non c'è e chissà se mai ci sarà quest'anno. Non ha play, perchè Nash a 40 anni non lo puoi più proporre; non ha pivot, perchè Kaman e Gasol si accoppiano peggio di Peppe Poeta con i parrucchieri. C'è solo Kobe, che quando viaggia sui 30 di media puoi magari sperare qualche gara di portarla a casa, ma se come contro i Pelicans esce dalla partita, allora ciao, si aprono gli oblò del sottomarino gialloviola e si va a fondo.
Il Coach Zen, sedici volte campione Nba con 17 Finali disputate, per la prima volta si trova a gestire una situazione mai vista prima nelle precedenti 34 stagioni. Una squadra da retrocessione.

Tuesday, October 8, 2013

UN PO' DI DIGNITA'!

Salt Lake City, Utah. Passando davanti allo spogliatoio dei Lakers a fine partita si potevano carpire poche parole: dignità! Un po' di anima cazzo! Un fallo, un salto! Ma che cazzo c'avete dentro!!! L'esordio dei Lakers è uno sfacelo. Siamo finiti anche sotto di diciassette contro i derelitti Jazz, subendo un 28-9 nel terzo quarto, senza la minima capacità di reagire. Derrick Favors, 17 rimbalzi, ha ridicolizzato la coppia Gasol-Kaman, che in due sono stati capaci di fare un punto e otto rimbalzi. In due. La nona scelta assoluta dei Draft, il rookie Trey Burke (21 punti) ha scorrazzato contro il quasi quarantenne Nash. Scentratissimo Wes Johnson (3/12), abulicissimo Nick Young (5). Non ricordo nemmeno il punteggio finale. So solo che a Salt Lake City per i Lakers è sceso in campo solo lui: 39 per Kobe, che comunque ha spedito sul ferro 2-3 triple totally wide-open. Già perchè qui c'è anche 'sto fatto, che nei precedenti Universi non c'era. Se tiri da libero, non è detto che fai sempre canestro. 


Monday, October 7, 2013

Universo numero Cinque: Here come's Nba 2K14! Ma com'è dura l'avventura

Ci eravamo lasciati qui. I Lakers che escono al primo turno contro i San Antonio Spurs, sia nella realtà, sia nell'ultima barbapparizione nel 2K13, quando Popovich riuscì finalmente ad eliminare per la prima volta il Coach Zen in una serie di playoffs. 
Ci ritroviamo qui col 2K14, stagione 2013-14. La dirigenza dei Lakers, dopo la farsa Howard, si mette intenzionalmente nelle condizioni di perdere una stagione. Amnistiano Metta World Peace che va ai Knicks, firmano per un solo anno tutti i nuovi acquisti. Tra dieci mesi scadono praticamente tutti i contratti, compresi quelli di Gasol e Bryant. L'intenzione è chiara: presentarsi alla free agency 2014, quella dove c'è LeBron James, con quasi tutto il salary cap scaricato. Offrire a LeBron il massimo possibile, portarlo a L.A. e costruire su King James un Nuovo Regno. Ora la squadra ha un'intelaiatura fragile che poggia su un'impalcatura vecchia e barcollante: solo la presenza di Kobe rende la forbice dei pronostici un po' più aperta. Anche se il Mamba Nero ha 35 anni, è reduce da un grave infortunio e bisogna trattare anche col suo contratto in scadenza. Perdere e perderemo sembra essere il motto dei colletti bianchi agli uffici alti, perchè magari il prossimo anno insieme a King James e ad un altro big, arriva pure una bella scelta alta dai Draft. Il Coach Zen è di tutt'altro avviso: non vuole King James sul trono di L.A., nè Melo; ha in mente altri piani per ricostruire tra un anno una squadra da titolo, tutta ancora attorno a Kobe Bryant, nonostante sul Ventiquattro penda anche la mannaia del ritiro, quasi certamente tra tre stagioni, ma non è escluso anche tra due. E' dunque sulle scelte future nella free agency 2014 che avrà il suo culmine la battaglia epocale tra il coach sedici volte campione Nba2k e la dirigenza gialloviola. L'hanno già chiamato il Barbageddon. 
Prima però, c'è questa "transition season" di mezzo, da affrontare con una squadra che parte settata al diciasettesimo posto del Power Ranking. "Transition season!??" Sono parole che non fanno parte del mio vocabolario, dice il Barbatrucco. "Io lotto per l'anello, sempre e comunque, anche se al posto di Nash e Gasol mi mettete Giachetti e Thomas Ress!" La ESPN ha predetto per i gialloviola un dodicesimo, ovvero quartultimo, posto nella Western Conference. I Lakers si prentano con Steve Nash, Kobe Bryant, Nick Young, Pau Gasol e Chris Kaman in quintetto e Steve Blake, Jordan Farmar, Jodie Meeks, Wesley Johnson, Jordan Hill, Robert Sacre in panchina. Domani ci sarà il tradizionale "Opening World" a Salt Lake City contro gli Utah Jazz: una gara che assomiglia più che altro ad uno scontro salvezza.

Nba 2K14 Has landed a barbatruccoland! Ecco la recensione Barbarica

La prima impressione è: un Nba 2K13 patchato. Ed è vera. Grafica, menù, presentazioni, sono le stesse. Però ti accorgi che c'è dell'altro, molto altro: è molto più ripulito. Dunque è un 2K13 patchato e ripulito. Da cosa? Da tutto quello che faceva il 2K13 grande (oppure buono, a seconda dei gusti), ma non grandissimo. 
Ripulito nei movimenti dei giocatori, ora fluidi come l'acqua che sta scorrendo nella strada qui sotto di un'acquazzone monumentale. Il giocatore fluido vuol dire che, quando si butta nella tonnara dell'area, non fa più movimenti innaturali o scatti o mosse strane, ma sguscia, come un'anguilla, o per trovarsi il fallo o per inventarsi un numero, o per perdere palla. Sì perchè qui non puoi andare dentro a testa bassa come succedeva in tutti gli altri 2K: o meglio, puoi, ma se azzardi troppo, se non la palla non la proteggi a sufficienza, la palla la perdi.
E non puoi nemmeno cavartela chiamando un blocco per liberarti del marcatore di turno. Eh no. Aiutano gli altri difensori, e alla grande. E di spazi facili, non ce ne sono. Nei passati Nba2K la schiacciata o l'entrata comoda non era facile, però potevi creartela, questo sì. Qui devi stare molto attento, perchè nei momenti decisivi non puoi più buttarti dentro a prendere un fallo o per un comodo lay-up, perchè sul piatto devi mettere nel conto la possibilità di perdere palla in entrata, cosa che prima non c'era. 
Senti proprio tramite il pad la fisicità dei giocatori, la possibilità di difendere col corpo, la fisica nei contatti si avverte proprio in maniera clamorosa. E' qui, e non certo nella grafica o in altre cose marginali, che va ricercato tutto il 2K14. E non solo.
Ho fatto una prima amichevole tra Lakers e Jazz. Metà tempo, chiuso da me sotto di 19. I Lakers, Kobe a parte, sono veramente scarsi e meritano tutto il diciasettesimo posto nel ranking che Nba2K gli ha affibbiato. Qualificarsi ai playoff sarà un'impresa. Comunque in 20 minuti, schiacciate di Kobe zero. Lay-up facili di Kobe (e degli altri) zero. Nel 2K13 almeno 2-3 dunk per tempo (per non parlare delle comode entrate) te le faceva.
E' dura buttarsi dentro, ma tutto questo è un vantaggio. Lo spacing spaziale dei giocatori a Nba 2K14 e i loro movimenti consentono una varietà di attacchi notevoli e tutto è settato in base alla tipologia della squadra. I Lakers, ad esempio, sono perimetralissimi con Nash, Kobe, Young e vieni invitato ad esserlo, perchè si smarcano in quei settori lì. I Jazz, viceversa, cercano il gioco interno, con Kanter e Jefferson e vedi proprio la filosofia diversa dei due coach.
Non ci sono più le esultanze a caso, tipo quell'orrenda esultanza del 2K13 dove il giocatore, tornando in difesa, indicava un punto a caso nel campo facendo di sì con la testa. Ma si ha la netta sensazione dell'esultanza giusta col feeling della partita giusto. Contro i Jazz, ad esempio, siamo stati sempre sotto e lo stato d'animo (del volto, degli atteggiamenti) di Kobe rifletteva questa frustrazione. Così come il pubblico. Le reazioni del pubblico, in merito a quello che succede in campo, sono istantanee per ogni minima cosa. Se fai un crossover che sbilancia l'avversario, il pubblico fa un "ooooh" di sorpresa calibrato in maniera perfetta, che nel 2K13 non c'era. Senti il clima partita tutto. E chissà come sarà il clima nei playoff.
Tutte queste cose prese singolarmente possono apparire cambiamenti piccoli, ma messi insieme fanno un sacco di roba che s'incastra perfettamente l'una con l'altra rendendo Nba 2K14 di default di parecchio superiore ad un 2K13 patchato, perchè ci sono cose che il 2K13 non ha. Come i movimenti, moltissimi, dei giocatori. Vari, tanti e sempre fatti quando vanno fatti, mai a caso. Già nel 2K13 avevi la sensazione di maneggiare il vero Kobe. Non vi dico qui, con parecchi mamba-movements in più.

Le squadre dell'Eurolega sono in un reparto a sè stante, dunque non si possono mettere giocatori europei nelle squadre Nba (e viceversa, dunque Kobe non potrà fare il McDonald's Open con l'EA7 e i Lakers non potranno avere Papanikolaou e McCallebb) e nemmeno metterli nei free agent. Non si può creare una Draft Class con i giocatori dell'Eurolega. Questo al momento: qualche modder più avanti troverà il modo che questo accada, anche semplicemente piazzando i giocatori Europei su 2Kshare.
All'inizio con i comandi si fa un po' di confusione: vuoi tirare e ti scappa fuori invece il flash assist, perchè hai ancora in testa la combinazione di tasti del 2K13. Tempo 10-15 minuti di pratica e si entra subito, però, nella nuova modalità di gioco. E si impara in frettissima.

L'accusa di essere un Nba 2K13 patchato, alla fine dei conti, è sbagliata. Questo è un Nba 2K14 già patchato (non ha caso la scorsa estate Nba 2K ha assunto il patcher Leftos) e dunque già bello che pronto di default per iniziarci un'Associazione (cosa che il 2K13 non era).  Schemi, spaziature, Q.I di squadre e giocatori, scelte, è tutto già a posto per partire. I patcher non faranno altro che migliorarlo ulteriormente.