Friday, January 31, 2014

Riscatto?

Palace of Auburn Hills, un minuto alla fine, fuori piove da una settimana in una città deserta, dentro la differenza è solo che stiamo al coperto, perché ci sono più seggiolini vuoti che in parlamento. Una situazione stranissima per noi, non abituati a simili contesti. Sia Detroit, sia L.A. infatti, sono fuori dal giro buono e il risultato è questo, che la gara è più snobbata di una tavola rotonda di Oscargiannino. Peccato, perché è una gran bella partita, soprattutto quando one minute left i Lakers sono avanti solo di due e i Pistons, trascinati da un Drummond da 18 punti e 18 rimbalzi, vengono giù per il pareggio con un droide ellenico, il play Niniadis. Ma quando un droide greco incontra il macedone più nero della storia, il droide greco è una palla persa. E così "Marpionne" McCallebb soffia il pallone a metacampo e serve a Kobe la bimane solitaria della quarta vittoria consecutiva gialloviola.
In precedenza avevamo steso in trasferta San Antonio, 103-118 e Utah, 94-114, per poi infilare la terza in a row in casa contro la coriacea Atlanta. Capitolo Spurs: i texani sono più in dissolvimento di Marty McFly nella foto di Ritorno al Futuro; in estate si sono ritirati Duncan e Ginobili, Popovich non ha rinnovato e Tony Parker ora parte dietro al nuovo titolare Darren Collison. Inutile dire che sia più inferocito di un opossum al quale hanno infilato un ghiacciolo al peperoncino nel culo. Proprio per questo motivo sul trentacinquenne francese si vociferava di un interessamento da parte dei Lakers, che l’avrebbero riportato titolare al posto di McCallebb. Ma poi è prevalso il gruppo. Bo è con noi da tre anni, è stato il play dei Lakers dei record e solo per un infortunio non ha potuto giocare le Finals 2016 contro Miami, così come Nick Young. Merita di giocare quelle del 2017. Perché è lì che dobbiamo andare! Con queste quattro di fila saliamo per la prima volta sopra il 50% (11-10) e dentro i playoff (settimi a Ovest). Kobe poi, sembra tornato quello dei tempi d'oro, di quando faceva La Faccia.

Wednesday, January 29, 2014

Adunanza


Il Coach Zen entra nella palestra di El Segundo, ha la barba sfatta da giorni insonni e una vecchia valigia in mano. Tutta la squadra è radunata a centrocampo.
“Sono stati quattro lunghi anni, mai avrei pensato che saremmo arrivati a questo punto. Siamo saliti sul tetto del mondo e siamo saltati giù alla velocità con la quale Poeta perde i capelli. Ma adesso è giunto il momento.
E’ giunto il momento di tirare fuori le palle, capito bene luridissimi vermi!!?!?
Se voi signorine entrerete nei playoff sarete un'arma! Sarete dispensatori di scoppole e pregherete per rivincere l’anello! Ma fino a quel giorno siete uno sputo, la più bassa forma di vita che ci sia nel globo! Non siete neanche fottuti esseri umani, sarete solo pezzi informi di materia organica anfibia comunemente detta "merda"!
Ma, Coach, perché ha la valigia?
Questa è del vostro nuovo compagno di squadra. Non si è accorto nessuno che oggi manca Scola? Andiamo proprio bene, la vostra attenzione è pari a quella di Galeazzi durante un comizio di Matteo Renzi!!!
Beh anche se è stato un elemento fondamentale per la nostra trionfante stagione dell’anno scorso, per Luis era arrivato il suo tempo. E’ andato a rigenerarsi alle terme di Oklahoma City e in cambio ci hanno dato un giocatore che non utilizzavano più, Kendrick Perkins. Ora accogliete il nuovo arrivato come si deve!
Buongioooorno Kendrick
MAAACCHECCAZZO NON VI SENTO!!!
BUONGIORNO KENDRIK!
Sarà meglio che vi diate subito una regolata, altrimenti vi svito il cranio e vi cago in gola!!!”
Ma Coach, Perkins è un ex Celtics!
Chi ha parlato, chi cazzo ha parlato?!?!?! L'avete mai vista questa! http://blogimages.thescore.com/tbj/files/2012/02/kobe-bryant-celtics-smile.jpg

Monday, January 27, 2014

Il Barbatrucco è esonerato. O no?

Magic 120, Lakers 119, 35" alla fine di una gara miracolosamente rimessa in piedi da L.A., che era a -10 a due minuti dal gong, già spacciati. Ma due triple drammatiche di Bryant e Papanikolaou, più un and one del Kukoc greco riaprivano incredibilmente tutto. Magic 120, Lakers 119, 35" alla fine, il play droide bianco Ken May, un'autentica spina nel fianco con i suoi 25 punti e 7 assist, si alza inside the arc e segna il 122-119 Orlando. Ma.. ma... 


Gliel'hanno dato da tre. Kobe sgrana gli occhi e si mette le mani in testa. E così' il 122-119 diventa un ben diverso 123-119, ora non ci basta più una tripla per pareggiare, ci servono due azioni. Ma tra le proteste e l'incredulità della nostra panchina, non abbiamo più la lucidità mentale per l'ultimo miracolo. Finisce 126-122, per la prima volta in 38 anni il Barbatrucco perde cinque partite consecutive e viene esonerato. Di fronte c'è la partita di un Victor Oladipo mai visto, autore addirittura di 17 punti nel solo primo quarto con azioni lebronjamesanesche: ne aveva 24 all'intervallo, per poi finire comunque con 32, 6 assist e 6 rimbalzi. Ma noi abbiamo ancora negli occhi le immagini di Kobe Bryant, l'ultimo ad arrendersi, autore di una gara da fantascienza, la migliore dell'anno con 33 punti, 6 assist e 13/18 al tiro.
Fuori dall'Amway Center i pochi tifosi dei Lakers presenti sono un misto tra l'incredulo e l'inferocito. Annunciano una class action contro gli arbitri che si sono inventati una tripla inesistente, invocano una legge "ad barbonam" per meriti sportivi che consenta al Barba di giocarsela alla prossima partita, a San Antonio. Ma il Coach Zen, dentro uno spogliatoio stranito di una squadra precipitata a 7 vinte e 10 perse, ha già chiamato da Orlando la ditta dei traslochi per svuotare il suo ufficio di El Segundo. 


E' giusto esonerare il Barbatrucco?
  
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Sunday, January 26, 2014

Brechin nius: i Lakers perdono anche a Miami

BRECHIN: I Lakers perdono anche a Miami, 106-98. Sul 94-93 a 3'30" dalla fine è fatale un parziale di 12-5 quasi interamente firmato da LeBron James e dalla difesa di Wade che provoca quattro decisivi errori consecutivi di Bryant in post basso. Questa è la quarta sconfitta consecutiva per i Lakers e la prossima partita ad Orlando, che arriva in back to back con quella di Miami, sarà un nuovo Esonero Game.

Saturday, January 25, 2014

Spiaggiati


La cosa peggiore è che questo -29 a Oklahoma City se lo aspettavano tutti, come se alla Chesapeake Arena fosse attesa un expansion team invece che la squadra campione Nba in carica. Venivamo da una figuraccia, l’ennesima, allo Staples Center contro i Memphis Grizzlies, un 117-126 con Michael Beasley che aspetta sempre la sfida contro il Barba per fare la sua unica gara degna di nota della stagione: 30 punti e 8 rimbalzi, con 4 punti nei primi 15” di partita e relativo gesto rivolto al Coach Zen di chiamare time-out subito.
Ce l’ha ancora legata al dito, perché si sa che dopo l’esperienza nel 12, quando il Barba chiamò B-Easy ai Lakers come sesto uomo e la squadra implose senza qualificarsi nemmeno per i playoff, La Bestia fu l’accusato numero uno dal Coach Zen.
Thunder-Lakers sarebbe dovuta essere una sfida da prime time, e invece a metà terzo quarto lo share era già crollato ai livelli di Max e Tux. Non c’era partita. Nessuna possibilità. Finisce 122-93 nonostante i 33 punti di Bryant, finiamo ampiamente fuori dalla zona playoff con il nostro attuale 6 vinte e 8 perse e nella storia adesso rischiamo davvero di finirci ancora perché solo due squadre tra real world e 2k non si sono qualificate alla post season da campioni in carica. I Bulls del 1998-99 e i barbalakers del 9, che stettero fuori dalla Big Dance alla settimo anno dopo aver vinto quattro anelli nel prime sei stagioni di quel primissimo mondo.
Se c’erano motivazioni da trovare, questa mi sembra più che sufficiente. Ah, la prossima ce l’abbiamo a Miami. Gli Heat, dopo lo 0-4 delle scorse Finals, non vedono l’ora di brutalizzarci. E sarebbe la quarta sconfitta di fila.

Thursday, January 23, 2014

Holiday



Ripetere quanto fatto nella scorsa stagione sarebbe stato impossibile. Ventitrè vittorie su ventinove partite in regular season con una striscia di sedici vittorie consecutive e un bilancio di 41 vittorie nelle ultime 46 gare tra stagione regolare e playoff sono numeri che rimarranno lì, sotto una teca di vetro, intoccabili, al Barba Museum in costruzione davanti allo Staples Center.
Nessuno si poteva però aspettare che la stessa identica squadra che fece registrare quelle cifre, appena pochi mesi dopo si spiaggiasse come una balena senza orientamento: già sei sconfitte, le stesse di tutto l’anno scorso, nelle prime dodici partite.
Le poche vittorie arrivano perché, quando Kobe e George decidono che è ora di chiuderla, non sono fermabili ed è così che portiamo a casa le trasferte a Indiana e a Phoenix, dove Papanikolaou, contro Pau Gasol, ha tirato giù ben 15 rimbalzi. Le sconfitte, pesanti, arrivano perché quando ci danno il break, non c’abbiamo più voglia di rimontare. E allora Brooklyn ci cancella 101-87 con Brook Lopez che ridicolizza Mark Gasol segnandogli in testa 33 punti con 18 rimbalzi e Cleveland ci rifila un 111-100 in scioltezza. Cosa sta succedendo ai barbalakers? Il Coach Zen teme di saperlo.
Molti giocatori sono venuti qui per vincere un anello. Uno. Il non confermarsi non cancellerebbe quanto fatto l’anno scorso: sono già nella storia, a prescindere da quello che faranno in questa stagione. Ed è questo il problema. Non c’è lo stimolo di fare un back to back perché il loro posto nella storia l’hanno già conquistato con il dominio del 2016. E’ proprio forse quel dominio di quelle tali proporzioni, un dominio che mette la quadra 2015-16 del 14 tra i barbalakers (e non solo) più forti di sempre, la causa di questo slump motivazionale. Vaglielo a spiegare che un back to back dei barbalakers non si verifica dal 9. Frega il cazzo coach, quest’anno cazzeggiamo!
Sono già in vacanza.

Monday, January 20, 2014

C H A N T


Lakers – Wizards allo Staples arriva dopo un’altra nostra ennesima sconfitta, a New Orleans, un 118-107 contro gli energici Pelicans di Anthony Davis che ci avevano sbattuto a 2 vinte e 4 perse. Quando Washington ci scappa via sull’85-92 a sei minuti dalla fine con noi inermi, il pubblico di L.A., che sole poche settimane fa aveva assistito alla consegna degli anelli di una squadra che sembrava imbattibile, perde la pazienza. Dagli spalti scende lenta e devastante come una colata lavica una bordata di fischi mai sentita prima.
E’ qui che realtà e fantascienza mischiano i loro confini. Quello a cui assistiamo nei successivi minuti non è spiegabile con niente di razionale. Come se un interruttore avesse attivato una reazione di fissione nucleare, segniamo34 punti negli ultimi sei giri di lancette, alla media spaventosa di 2,3 punti ad ogni attacco. Ben 26 punti del 34-12 che ha liquefatto Washington in pochi istanti sono arrivati da Kobe Bryant. Ventisei negli ultimi sei minuti, la media di 4,3 punti al minuto. Segnare 26 punti in sei minuti, in proiezione, giusto per rendere l’idea di quello che ha fatto il Mamba Nero, significa farne 173 in una gara da quaranta. Duecentosei in una gara da quarantotto. Rende? E il finale è da Rocky IV, con le bordate di fischi dei minuti prima che si trasformano in un sonoro “Mvp Mvp Mvp!”. Quarantuno sarà il bottino totale di KB24, con 16/25 dal campo e un ben augurante 3/5 da tre, voce dove nelle precedenti gare aveva 3/31.
Weeeeeell Trigher qui abiamo asistito a una roba da fantascienza oouukey?! Kobe mi ha ricordato Premier quando segnò trentoto punti in quatro minuti nell'amichevole a porte chiuse tra Tracer Milano e cadetti Bergamo ok??! Devastante! Devastante!


Saturday, January 18, 2014

Bryant, the point of no return?



Forse siamo arrivati a quel momento. Non fisico, perché è ancora un’anguilla, ma di testa. Pochi mesi, il sorpasso di quella linea immaginaria che separa i 37 dai 38 anni e Kobe Bryant, Mvp delle Finali in carica, non sa più tirare. Assurdo. Il Black Mamba è passato dal pazzesco 49,2% da tre dell’anno scorso all’attuale 9%, 3/31. Dal 49% al 9%.
La media punti è rimasta la stessa, 25 a gara, ma ciò significa che per tenerla alta con quelle percentuali lì (38% complessivo dal campo) di tiri deve prendersene parecchi. Due vittorie standard contro Grizzlies e Knicks non producono nessuna svolta perché poi andiamo a San Francisco in una Oracle Arena che non ha ancora digerito la partenza di Coach Bisy, incredibilmente deserta, piena di seggiolini vuoti, e prendiamo un’imbarcata clamorosa perdendo 117-92, -25. In cinque partite è già la terza sconfitta, la seconda con un divario superiore ai venti punti.
Il problema non è solo il tracollo al tiro di Bryant, un guaio serio visto che il tira chi è libero si basa moltissimo sulle conclusioni da fuori, ma c’è in ballo anche la questione Mark Gasol, non solo furibondo, ma già stanco a metà primo quarto, aspetto già evidenziatosi l'anno scorso, ma sul quale passammo sopra, travolti dai successi della squadra. Poi c'è il crollo dell’altro trentottenne della squadra, Shawn Marion, l’anno scorso miccia difensiva che accese la seconda parte di stagione dei Lakers con quelle sedici vittorie consecutive dal suo arrivo, e quest’anno telepass autostradale. Una cosa è certa. Più trascorrono le partite di questa stagione, più si ha la sensazione che l’anno scorso i Lakers vinsero l’anello perché entrarono più o meno consapevolmente in una sorta di Large Hadron Collider che li sparò diretti verso il Larry O’Brien Trophy. E quest’anno l’ingresso all'acceleratore di particelle non sembra essere più aperto per i Lakers.

Thursday, January 16, 2014

LOSE ANGELES LAKERS




L’El Segundo Times non perde l’occasione e spara questo titolo in Arial grassetto corpo 72 sotto un articolo a nove colonne in prima pagina dopo il rovinoso 112-88 con il quale i Lakers sono usciti dalla Time Warner Cable Arena di Charlotte.
Avete letto bene, -24 a Charlotte contro una squadra che, a parte Kidd-Gilchrist e un po’ Kemba Walker, non ha nessuno. Meno ventiquattro, come il numero dell’accusato principale di questo incredibile 0-2. L’Mvp delle Finali 2016 è entrato in modalità 2005, di quando i Lakers erano allenati da Tomjanovich. Contro i Bobcats Bryant si è preso 23 tiri nel primo tempo come neanche faceva da solo nel giardino dietro casa quando si auto commentava imitando Peterson; ne ha mandati a segno soltanto otto, per chiudere poi con 12/34 con 0/7 da tre. In queste prime due partite della stagione il Black Mamba ha 0/13 behind the arc, lui che l’anno scorso sfiorava quasi il 40%. Sta accentrando tutto il gioco, forzando l’impossibile. E Paul George, che può tranquillamente ritenersi co-Mvp delle Finali visto il suo capolavoro difensivo su James e le sue medie da 20 punti e 10 rimbalzi, sta perdendo la pazienza per la teoria Bryantcentrica dell’universo. Per non parlare poi di Mark Gasol, che già è stato furibondo tutto l’anno scorso ai Lakers per non aver ricevuto una palla sotto che sia una (ma il tira chi è libero del Barba non lo prevede) e ora sotto la voce morale ha scritto “come Jack Nicholson in Shining dopo aver visto una trasmissione di Giletti”.