Il tira chi è libero è semplice. Tira chi è libero. Se uno
si fa trovare wide-open per quindici volte nel primo quarto, tira quindici
volte. Se questo “uno” è Kobe Bryant viene fuori La Prestazione. Ce n’è almeno
una in ogni Universo, uno ‘sfogo da pagare’ alla macchina di canestri più
devastante degli ultimi quarant’anni. Quando al dodicesimo minuto del derby con
i Clippers, in casa loro, il Mamba-bottino è già di 28 punti si capisce subito come va a finire. Se fa gli altri tre quarti alla Kobe normale, va per i
cinquanta-sessanta. Se li fa come il primo quarto, batte Chamberlain. Li ha
fatti ‘più o meno normale’, in media quaranta (dieci a quarto). Alla fine,
quindi, sono stati 64, con percentuali unreal (20/26 da due, 6/12 da tre),
comprese due triple assurde sulla sirena dei 24 secondi con l’avversario
incollato addosso. Sessantaquattro punti con soli sei liberi tirati (tutti a
segno). Ma ciò che più è importante è la vittoria sui Clippers in una partita
per niente a senso unico. A pochi minuti dalla fine eravamo solo a +2 (95-97) e
sono state due triple di Metta e un tiro in sospensione di Nash, tutti da
liberi e scaturiti dai raddoppi su Kobe, a darci i due punti (101-115). Pesa
ancora, però, la gara precedente, una sconfitta pesantissima contro i Golden
State Warriors che ci aveva fatto uscire dalla prime otto. Loro, inoltre, sono
una squadra con cui potremmo finire pari per l’ottavo posto a Ovest. Perdendo
in casa nostra, 104-108, lo scontro diretto è
finito a loro. Non fatevi ingannare dal risicato -4, a undici minuti dalla fine
eravamo a -23… Ci hanno cancellato, in lungo e in largo. Un paradisiaco Kobe
(46 punti, 6 rimbalzi, 6 assist) era stato poi in grado di riportarci fino ad un incredibile -2 a
50” dalla fine, poi David Lee dal nulla ci ha steso in ginocchio con due
rimbalzi offensivi convertiti in canestri.
Già, Kobe ha smitragliato 110 punti
nelle ultime due partite. E’ in modalità guerra nucleare.
"Rimettiamo insieme la vecchia banda. Facciamo qualche serata, facciamo un po' di grana, bang! Cinquemila bigliettoni". "Sì ma rimettere insieme la banda... insomma, non è mica tanto facile, Jake". "Ma che stai dicendo?" ..... "Si sono sciolti. Ora fanno tutti lavori rispettabili."
Saturday, December 29, 2012
Effetto Lo Hobbit
L’El Segundo Times spara a zero su Papanikolaou pubblicando le sue cifre impietose in prima pagina – 3,4 punti, 2,0 rimbalzi, 1,2 assist, 32,7% dal campo col 20% da tre – scrivendo sotto a caratteri cubitali “e questo sarebbe il Kukoc greco?”. L’El Segundo Times, taglia corto il Coach Zen, guardando un uovo si domanderebbe: e questo sarebbe un cigno? C’è invece una partita impegnativa a bestia da giocare allo Staples contro i giovani Cavaliers di Kyrie Irving. E’ un match-trappola, apparentemente non di cartello, ma nelle nostre condizioni di squadra con 7 vinte e 7 perse che sta per entrare nella parte più difficile del suo calendario una sconfitta contro i Cavs sarebbe pesantissima. Ci dominano. La scena e tutta loro nel primo tempo, fino a che nel terzo quarto non andiamo di ‘prostituscione intellettuale’ schierando zone (3-2 e 1-3-1) fino alla fine. Zone ferocissime, dove riusciamo a chiudere su ogni ribaltamento di lato. In attacco, oltre ad Howard Mvp statistico (18 punti, 8/10, 10 rimbalzi), è Barea che si prende la squadra in mano tirandoci fuori di peso dalle sabbie mobili. Il play portoricano finisce con 18 punti (seppur con 17 tiri) in una giornata dove Kobe è un po’ offuscato (19 con 8/17), anche se è sempre il Mamba nel finale, dopo il tiro del pareggio sbagliato da Cleveland, che indovina l’entrata, con fallo e libero aggiuntivo consegnandoci la quinta vittoria nelle ultime sei partite (101-97). E’ questo il ruolino di marcia dall’arrivo di Barea e dall’introduzione del ’23 Bulls slash post'. E anche Nash (oggi 14 punti e 7 assst) sta beneficiando dell'arrivo di Lo Hobbit: il canadese, giocando qualche minuto in meno rispetto ai tempi di quando c'era Blake, è più fresco.
Thursday, December 27, 2012
Abbuffata di Natale
Una prestazione clamorosa di James Harden. Clamorosa. Ci ha
rovesciato addosso 44 punti, con 8 palle recuperate e 5 assist, dominando
letteralmente la scena come raramente ho visto fare. Pazzesco. “Il Barba” che
devasta il Barba. Houston domina, per larghissimi tratti. Lo Staples Center è
terra di conquista texana, perlomeno fino all’ultima parte del terzo quarto
quando Steve Nash, forse percependo l’aria di derby dai tempi di Phoenix, si prende letteralmente i Lakers in mano
rimettendoli in partita. Il terzo studente nella storia di Harvard ad aver giocato
nella Nba (il primo dal 1954), al secolo Jeremy Lin, che in piena ‘Linsanity’
veniva definito l’erede del canadese, non ci sta. Mentre il Barba ci fa terra bruciata crivellandoci
da ogni posizione, il
cinese ci spezza in due la difesa con penetrazioni e rilasci a palombella
contro il tabellone e l’ultimo periodo si trasforma in un sorpasso e
controsorpasso ad ogni azione. Kobe ci porta in vantaggio con una sospensione
dalla lunetta ferro-tabella-ferro-dentro a 10” dalla fine, ma Lin è lesto a
sfruttare un miss match, a buttarsi dentro e a prendersi il fallo rapidissimo
in entrata di Howard che sbaglia i tempi della stoppata. Con un 2/2 si va al
pareggio, ma il cinese sbaglia il secondo libero e l’azione dopo manda anche
sul ferro la tripla contro Barea sulla sirena per l’overtime. Trenta punti del
Mamba, 18 di Metta, vinciamo in volata la terza in fila e acciuffiamo l’ottavo
posto a Ovest (6-6)!
Ora siamo a 7 vinte e 7 perse, ottavi nella Western Conference, agli estremi confini dei playoff dove non si è sicuri di nulla. Dall’arrivo di Barea e dall’introduzione del triangolo ‘23 Bulls slash post’ il sensibile miglioramento c’è stato, ma se è vero che le quattro vittorie consecutive (Toronto, @San Antonio, Houston e @Minnesota) ci hanno rimesso in pista, l’imbarcata di Denver è lì a dirci che questa squadra è ancora lontana dal defirsi da titolo.
La quarta consecutiva la serviamo nella gelida
Minneapolis. I Wolves sono privi di Rubio per tutta la stagione e hanno gli ex
Blake e Hill in formazione; vengono superati 96-106, il ’23 Bulls slash post”
ci fa tirare col 60% wide open e Bryant fa il primo 40 stagionale con un
implacabile 18/24 dal campo.
Poteva continuare la striscia? No. Nelle Rocky
Mountains, ad un miglio d’altitudine, abbiamo il fiato corto. Denver ci
distrugge sul piano della freschezza e dell’atletismo, ben più di quanto dica
il punteggio finale di 114-106. Ci tengono costantemente sotto 18-15 punti con
un Iguodala incontrollabile in versione LeBron (37 punti, 7 rimbalzi, 6 assist,
4 recuperi, 7/12 dal campo per l’ex Sixers) e Javalone McGee che sceglie noi
per fare una gara alla Wilt Chamberlain. Ci devastano anche il Gallo e Ty
Lawson, rendendo così vana la prima partita (anche del Primo Mondo) over 20 di
uno Steve Nash in versione Phoenix che scodella la bellezza di 29 punti, 9
assist e 11/14 dal campo con tiri mortiferi in sospensione.
Ora siamo a 7 vinte e 7 perse, ottavi nella Western Conference, agli estremi confini dei playoff dove non si è sicuri di nulla. Dall’arrivo di Barea e dall’introduzione del triangolo ‘23 Bulls slash post’ il sensibile miglioramento c’è stato, ma se è vero che le quattro vittorie consecutive (Toronto, @San Antonio, Houston e @Minnesota) ci hanno rimesso in pista, l’imbarcata di Denver è lì a dirci che questa squadra è ancora lontana dal defirsi da titolo.
Monday, December 24, 2012
A Christmas Carol
La 2K-ESPN ha programmato come sfida sotto l’albero San Antonio – Lakers, neanche poteva ipotizzare che i lacustri, ad un terzo di stagione, si trovassero nei fondali dell’Ovest. Gli Spurs, invece, secondi nella Conference, sì. I texani di Popovich non sono i Raptors che abbiamo facilmente superato nella gara precedente, e infatti qui crollano tutte le certezze, naufragano gli automatismi, si liquefa la retroguardia. Già, non sono i Raptors, perché fanno peggio. E le certezze, gli automatismi e la difesa di cui parlavo, non riguardano noi…
Clamoroso al Cibali, con una delle più
grandi prestazioni gialloviola mai viste ci portiamo a casa
la gara dell’AT&T Center per 92-111, con il divario che ha toccato anche un
inimmaginabile +24 nel terzo quarto. Nei
giorni scorsi , dopo l’introduzione del ‘23 Bulls slash post’ tratto dal Triple
Post Offense, ho radunato a centrocampo la squadra a fine allenamento per
leggergli un passo del Vangelo secondo Phil Jackson: “non pensate a quello che
il triangolo può fare per voi, ma a quello che voi potete fare per il triangolo”
(cit. da ‘Più di un gioco’ di P.J. e Charley Rosen).
Poi ci ho messo il mio personalissimo
pensiero zen: “e chi non tira da libero si va a livellare il culo in panchina!”E’ venuta fuori l’esecuzione della TPO in una maniera paradisiaca. Gli Spurs, dopo i primi minuti dove sembrava potessero dominarci, soprattutto con Ginobili, ad un certo punto non ci hanno capito più nulla. Il continuo flusso di movimento dei Lakers, con tagli profondi e spaziature impeccabili, portavano sempre il giocatore libero nella miglior condizione di tiro possibile per lui. Kobe, senza saperlo, si è ritrovato già a quota 28 punti (con 12/17 wide open) a metà terzo quarto, quando noi ci eravamo già portati sul 59-83 (tanto che il Mamba poi non segnerà più).
Howard,
semidisastroso nelle prime partite, ha caricato subito Duncan di tre falli nel
primo quarto, chiudendo in doppia doppia (20 più 10 rimbalzi). Gasol è uscito
fuori dal letargo, così come Meeks (11 from the bench), mentre Barea ne mette
13 dopo i 18 all’esordio contro Toronto. E abbiamo scoperto anche
l’interessante mobilità di Robert Sacre, che ha dimostrato quantomeno di sapere
dove stare. La fluidità è stata tale che anche dopo un accenno di rimonta Spurs
(79-89) si sono create subito le condizioni di tiro da libero (bomba Meeks,
bomba Metta, bomba Metta) per affossarli definitivamente. Che fosse la nostra
partita lo testimonia anche un incredibile schiacciata di Gasol, con la palla,
schiantata sul primo ferro, che s’impenna quasi a sfiorare il soffitto e poi
ricade perpendicolarmente da un’altezza di almeno venti metri esattamente
dentro la retina…
Incredibile. La stessa squadra che fino
all’altro giorno ne perdeva quattro di fila con un record di 3-6, precipitando
anche fino all’umiliante quota di -42 contro i Bulls, ora ha cambiato
completamente faccia. Non può essere solo l’inserimento di JJ.Barea (o
l’allontamento di Blake e Hill, che dir si voglia), c’è dell’altro. E’ evidente
che lo ‘schema universale’ trovato, base del tira chi e libero barbatrucchico,
abbia avuto le sue enormi ricadute anche nella retroguardia. Ora i giocatori,
tutti coinvolti nel flusso dell’attacco, si sentono spinti a dare l’anima anche
dietro, con azioni difensive prima sconosciute. Dalle ultime due partite sembra
che abbiamo trovato il sentiero dorato giusto da seguire, anche se la strada è ancora
lunga ed impervia perchè siamo ancora fuori dai playoff (5-6) e, soprattutto, stiamo affrontando la
parte di stagione più facile.
P.S. Dimenticavo... Buon Natale!
Sunday, December 23, 2012
Contro Toronto per la prima volta c'è in ballo la fiducia dell'esecutivo
Già, abbiamo battuto i Raptors… Ma di
questi tempi è un brodino caldo salutarissimo.
Saturday, December 22, 2012
I Lakers puntano su 'Lo Hobbit' per salvare la stagione
E’ J.J.Barea il giocatore su cui punta il
Barbatrucco per risollevare le sorti dei Lakers, sprofondati al terzultimo
posto della Western Conference con un record di 3 vittorie e 6 sconfitte, e con
una striscia ancora aperta di quattro “L” consecutive. Il play ventottenne,
campione Nba con Dallas nel 2011, arriva a LA LA Land con una trattativa a tre che
coinvolge Minnesota e Miami: ai primi vanno Steve Blake, Jordan Hill e scelte e
ai secondi – che girano ai gialloviola il lungo Josh Hallerson – finisce Josh
Howard.
Cambia dunque l’asse play-pivot
panchinara e dalla demotivata coppia Blake-Hill si passa al duo J.J. Barea - Robert Sacre,
ma è indubbio che è sul play portoricano a concentrarsi tutta l’attenzione.
Sarà lui, anche a supporto di Nash, a dover coprire quell’attuale voragine
difensiva che riguarda la difesa sui registi avversari e a portare quei 10-12
punti di rottura dalla panchina che attualmente mancano a questa squadra.
“Oh ragassi, siam pazzi? – commenta il
Barba – non l’abbiam mica portato qui a fare da controfigura a Lo Hobbit? Ragassi,
oh, ma l’avete vista la sua ragassa? Avremo Miss Universo in tribuna. Se non ci
sveglia quella, non ci sveglia nessuno!”
Catastrophic Lakers. Quarta sconfitta consecutiva, terzultimo posto nella Western Conference (3-6)
Il simbolo del catastrofico campionato dei Lakers sta in un’azione. Kobe in uscita da un blocco tira smarcato da 5 metri e la palla prende il tabellone finendo direttamente nelle mani dell’avversario, senza neanche toccare il ferro. Mai visto in 28 stagioni. Un paio di azioni dopo un fallo antisportivo fischiato a Metta World Peace con noi sotto di otto a cinque minuti dalla fine sancisce virtualmente la sconfitta anche contro i Memphis Grizzlies (103-110). E’ il secondo kappaò consecutivo in casa dopo aver lasciato i due punti anche contro i Washington Wizards, è la quarta “L” in fila, è un record di 3-6 che ci confina all’estrema periferia del campionato, terzultimi nella Western Conference.
Perdiamo contro i Grizzlies, che comunque
sono pur sempre in testa all’Ovest con un notevole 12-3, nonostante Howard
produca la sua prima partita da Superman (32 punti, 18 rimbalzi, 14/17 dal
campo), nonostante Kobe faccia il trentello tondo tondo anche lui (seppur con
13/29 al tiro). Il fatto è che Zach Randolph infila in faccia ad un
fiacchissimo Gasol 18 punti e 16 rimbalzi, il fatto è che Rudy Gay infilza un
fiacchissimo Metta con 21 cioccolatini, il fatto è che Mike Conley trova
autostrade per i suoi 23 punti comodi perché davanti, con Nash e poi Blake, c’è
una difesa sul play che ha la consistenza di una foschia. Kobe? Ah è
tranquillissimo. Non fa altro che ripetere una parola di quattro lettere.
Friday, December 21, 2012
La fine del mondo dei Lakers
Meno quarantadue. A dodici minuti dalla fine di
Bulls-Lakers il tabellone segna la fine del mondo gialloviola: ottantacinque a
quarantatrè. Poche settimane fa su questo stesso campo Bryant e compagni
vincevano il titolo Nba in garasei interrompendo la rimonta di Chicago dallo
0-3 al 2-3. Ora il Mondo è un altro. Chicago ci cancella 103-62 tenendoci al
36% al tiro e l’emblema della differenza tra il prima e l’adesso è la
prestazione di Dwight Howard: Superman aveva dominato i Bulls nelle Finals 2013 vincendo anche il Most Valuable Player della serie mentre oggi ha chiuso la partita con 7
punti, 2 rimbalzi e 3/13 dal campo... Ma è tutta la squadra, naturalmente, ad
essere un cumulo di macerie, ben più del record ancora rimediabile di 3 vinte e
4 perse. Barba, che ha intenzione di fare?? Manderò la squadra in ritiro. Dove?
Mi han consigliato un posticino tranquillo, un hotel isolato, da pepe al culo,
dove c’è un bambino che gira con il triciclo in un lungo corridoio.
Wednesday, December 19, 2012
Zen
Se anche i Sacramento Kings, 7-17 (29%) nel real world, sono
in grado di tenerci pesantemente sotto tutta la partita venendo a prendersi due
facili punti a Los Angeles (94-101, punteggio bugiardo, ci hanno dominato)
allora la questione si fa veramente seria. A fine gara entro nello spogliatoio
con la calma zen che mi contraddistingue in questi casi.
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