Friday, May 31, 2013

Western Conference Finals, game 2: Oklahoma City Thunder - LA Lakers




Kobe a fine partita predica calma. Tranquilli, non eravamo fenomeni prima, né siamo brocchi adesso, la serie è ancora lunga; abbiamo giocato male, che questa partita ci sia di lezione. Il volto serio, determinato, consapevole della situazione, perché questo 2-0 in casa Thunder è di quelli pesanti. Sì, 2-0 cazzo!!! E qui esce fuori tutta la leadership del Black Mamba che in una partita dove tutto lasciava presagire che la perdessimo, lui sente il momento. Dammela là, e indica il post basso a CP3. E’ lì che Kobe costruisce la vittoria, contro Kevin Martin. Spalla contro petto, giro ballerino sul piede perno, finta e layup del 90-93 a -1’46”; altra invenzione in post per il 90-95 a -1’26” dopo un intercetto di Sefolosha e poi, dopo la tripla di Durant del -2 (93-95) arriva la Play of the Game. Il Ventiquattro si va a prendere il posto sulle tacche, Martin è in leggero ritardo, Kobe gli sguscia via di lato girandosi su un fazzoletto, sale sù di pura elasticità, affonda la schiacciata e subisce fallo a -58”! Game, set, match, 93-98.
Ma garadue non si stava mettendo affatto bene. Tutt’altro. OKC cambia totalmente il piano d’attacco e ci sorprende subito (8-2). Non più le canoniche uscite dai doppi blocchi per Durant, ma continui giochi a due tra Westbrook e i lunghi. Pick’n roll, prese sulla linea di fondo. Siamo avanti nel primo quarto (22-24) solo per un buzzer-beater di Butler su passaggio dalla rimessa a tutto campo di Gortat in stile Usa-Urss a Monaco ‘72. Siamo avanti all’intervallo (46-47) solo per un lay-up inventato dallo stesso Butler e per il salvatore Redick, l’unico in grado di segnare, quello che ci tiene in piedi con le triple impiccate in questa partita complicatissima. Neanche quando cominciamo a prendere la mira (64-69, tripla di Reggie Jackson) o importanti vantaggi all’inizio dei dieci minuti finali (70-77, ancora Redick, 72-79 tremenda tap-in dunk di Byombo) abbiamo la sensazione di portarla a casa. Perché succedono cose strane. Prima a nostro vantaggio (Westbrook tutto solo che manda sul secondo ferro una violenta schiacciata all’indietro…), poi a nostro svantaggio. Palle buttate via non si sa come, intercetti con le unghie, rimesse assurde che finiscono in mano ai Thunder. Quando Kevin Martin a 5’33” dalla fine segna il sorpasso OKC (84-83) tra la bolgia del palazzo, la sensazione diffusa è che per noi sia la fine. Comincia qui un frenetico sorpasso e controsorpasso continuo, in ogni azione, dove chi ha la palla per dare lo strappo decisivo finisce sempre per perderla in situazioni inspiegabili, surreali! Tra una squadra che non può perderla (OKC) e un’altra che non sembra in grado di vincerla (LA) si crea un’alchimia strana, di strafalcioni e tensione, che avvolge la Chesapeake Arena. Bryant lo capisce prima di tutti. Capisce che dei Lakers così brutti potranno capitare ancora, ma una Oklahoma City così brutta non ricapiterà più. Capisce che continuando così la si perde, capisce che per vincere questa garadue ci deve pensare lui. Dammela in post, ordina a CP3, e sul 90-91 inizia. Esattamente così...


E la finisce a 35” dalla fine quando, lasciato totally wide-open da dei Thunder completamente “stunnati”, infila soffice soffice la tripla della staffa che sigilla anche il risultato finale: 93-101. E’ il decimo punto nel Mamba nell’ultimo minuto e 46 secondi. Finirà con 22 punti, 5 assist e 6 rimbalzi. Doppia doppia di CP3 (18 punti, 12 assist) e decisivi 14 punti di Redick, di cui otto nel solo secondo quarto. OKC ha poco da Durant (20 punti con 20 tiri) e la gara sostanziosa di Westbrook (24 punti, 6 rimbalzi, 9 assist) non porta frutti. Ma il Mamba predica calma e rimane serissimo. Abbiamo giocato male e non abbiamo fatto ancora nulla.

Thursday, May 30, 2013

Western Conference Finals, game 1: Oklahoma City Thunder - LA Lakers




Aveva contribuito a portare i Thunder a tre finali Nba negli ultimi quattro anni, seppur tutte perse (real 2012 contro Miami, 2014 e 2015 contro Brooklyn). La scorsa estate OKC ha deciso di scaricarlo, non rinnovandogli il contratto e lasciandolo nei free agent. Dove non ce lo siamo lasciati sfuggire. L’ex Biella aspettava questo momento da un anno ma nessuno si poteva aspettare un exploit del genere: 24 punti contro Durant, con 10/14 dal campo, 4/6 nelle triple! E’ lui che fa saltare completamente il banco in garauno che vinciamo nella bolgia della Chesapeake Arena per 105-110! Un upset clamoroso!!! Come clamorosi sono i 17 punti di Butler nel secondo quarto in soli sette minuti di autentico nirvana (saranno 22 in totale) o come la gara di Papanikolaou, mvp-ombra nonostante gli 0 punti con 0/4 al tiro. Come ha fatto? Con sette rimbalzi, sei assist, due stoppate e almeno 3-4 palle recuperate negli ultimi cinque minuti, ma non rilevate nello scout, forse perché fatte di intercetti e deviazioni poi recuperati pienamente dal compagno vicino.
Il match si apre subito con immagini mai viste prima in quattro (anzi, cinque) stagioni nel 2K13. C’è Kobe che raduna davanti alla panchina Caron Butler, lo stesso Sefolosha e altri e indica delle posizioni sul campo, come per istruirli su dove ricevere! Sarà profetico. “Sefo” entra subito in ritmo con 8 punti nel nostro 13-16 iniziale; l’ex swingman dei Clippers, invece, impazzisce letteralmente nel secondo quarto. Jump, jump, tripla, tripla, jump. Inarrestabile, 17 punti in 7 minuti! All’intervallo è solo +2 noi con un’entrata di CP3 convalidata dal tavolo all’instant replay (anche qui, mai visto in questo 2K13), ma le sensazioni sono ottime. Durant, infastidito dalla difesa di Sefolosha, ma anche da quella di Butler, non è il solito devastatore (anche se chiuderà con 29 punti, 7 rimbalzi e 5 assist); Westbrook, pur finendo con 24 punti, 8 rimbalzi e 11 assist, non imprime energia. Anzi, subisce quella di Reggie Jackson (11 punti e 9 assist per l’altro ex della gara!) che osa pure sfidare Westbrook in post spalle a canestro, o addirittura in uno contro uno: che personalità il ragazzo! Nel terzo quarto, trascinati da Jackson, Sefolosha, Butler, Papanikolaou e Gortat andiamo d’autorità anche a +11 (69-80). Il ritorno di OKC nell’ultimo quarto era prevedibile (87-91, poi 95-99 a cinque dalla fine), ma non ci spaventa! CP3 serve Sefolosha in un taglio a ricciolo e l’ex Biella segna un ‘gancetto’ fondamentale a -4’43” (95-101). A -3’31” Papanikolaou recupera togliendo ai Thunder il posesso del possibile -2 e ancora Sefolosha, in uscita da un blocco, castiga la sua ex squadra (95-101). Tuttavia il cesto che decide garauno è di Chris Paul che a 50” dalla fine forza una sospensione dai 5 metri, ferro, ferro, dentro per il 100-107.  Se mi avessero detto che avremmo espugnato Oklahoma City con CP3 che fa 10 punti e Kobe 14 avrei preso tutti per pazzi!
Dall’altra parte Miami cancella Charlotte 118-84. Almeno lì di sorprese non dovrebbero essercene...

Tuesday, May 28, 2013

Western Conference Semifinals, game 6 and 7: LA Lakers - New Orleans Hornets



La New Orleans Arena è una bolgia gialla. Tutti in piedi, anche davanti alla telecamera, e non si vede un razzo. Il clima incandescente ci fa subito capire che uscire di qui con il 4-2 che varrebbe le Finali di Conference sarà un’impresa, anche perché gli Hornets, in totale empatia col pubblico, scendono in campo con un’energia esplosiva. Vanno subito sul 31-20 mentre Gortat accende già nel primo quarto tre lampadine alla voce falli. CP3, il più costante in assoluto nella serie, divulga assist a pioggia e noi con un break di 8-0 prima tamponiamo (53-52), poi passiamo avanti in da third quarter (58-60). Ma la ‘consistenza dell’aria’, la bolgia dell’Arena e l’energia che scorre nell’impianto sono tutte pronte ad innescare la bomba Gordon-Iguodala. Il primo allunghino è sul finire del terzo quarto (85-79), noi cerchiamo di rimanere incollati con le unghie alla partita in the last period (91-83 e 100-84 a cinque dalla fine), ma poi vediamo cose che ci fanno capire l’andazzo della situazione. A -4’24”, con due mani in faccia di Sefolosha che nel frattempo gli pesta pure i piedi, Iggy tira fuori una tripla insensata che ci dà la prima zoccolata nei maroni, perché eravamo a -6 e rifiamo a -9 (103-94). Un minuto dopo c’è la stassa situazione, con protagonisti diversi: Kobe gli è addosso e gli sta svitando un ginocchio col cavatappi quando Eric Gordon pesca la bomba fantascienza del 108-96. Sono due montanti che ci finiscono in pieno mento, due tiri che nella logica il ferro avrebbe dovuto sputare fuori e invece… Non ci riprendiamo più. Finisce 116-108, Gordon Mvp con 33 punti, 4 rimbalzi e 4 assist, “Iggy” e scodella 26 con 9 rimbalzi e 4/7 da tre. Si va a garasette.

E stavolta si gioca di fronte al nostro pubblico. Lo Staples Center, solitamente freddino, ora è una polveriera. Dovremo sentire un minimo di pressione e invece scendiamo in campo nel ‘mood’ perfetto, sciolti e decisi. Per la prima volta nella serie abbandono l’alternanza uomo-zona: “ce la giochiamo face to face, fatemi vedere chi siete”! La ferocia con cui difendiamo è ai limiti della decenza, spinte, gomiti nella giugulare. Andiamo subito sul 20-12 nonostante un Sefolosha da 1/8 al tiro, tutti wide-open… Ma c’è Bryant nell’impostazione giusta, ne ha già esplosi 13 di punti con 2/3 behind the arc e nonostante il solo 22-18 alla prima sirena, ci pervade un senso di invincibilità. Redick apre il secondo quarto con 5 punti filati, Reggie Jackson alley-hooppa per Byombo, andiamo sul +9 mentre Eric Gordon spadella con 1/8. Saremmo dovuti essere già a più venti, il 33-24 è fin troppo poco. E infatti, appena il fromboliere degli Hornets si sveglia e non incappiamo in qualche distrazione di troppo, tutto si riapre (41-39). All’intervallo il 51-44 ci va strettissimo. Quando si ritorna in campo fosche nubi si addensano a LA LA Land. Robin Lopez, da solo, tiene NOLA lì, a suon di rimbalzi offensivi convogliati in due punti (60-58); non è un buon segnale e quando Anthony Davis fa altrettanto per due volte di fila, ma con ben più spettacolari e violente tap-in dunks volando sulle nostre teste, il contatto è cosa fatta (62-62). Nel frattempo il tassametro di Sefolosha corre, al momento è a 1/11 al tiro… Non farlo tirare, viene logico dire, ma sono undici tiri completamente wide-open piedi a terra come da perfetta esecuzione del barbatrucchico tira chi è libero, non può non prenderseli. Arriva il turno della panchina, speriamo reggano. Subito tripla e schiacciata di Carter che ci dà respiro (71-64), poi l’Azione, di quelle che ti fanno capire. Butler si butta dentro, subisce fallo, lancia la palla a caso in aria a mo’ di lancio del peso, questa va sulla parte superiore del tabellone, rimbalza quattro volte lì sopra e poi cade perpendicolare nella retina… Culata da tre punti che ci fa passare dal +2 al 78-73 a 19” dalla fine del terzo quarto, e apre il delirio. Nell’ultimo periodo di una garasette ancora apertissima ci vogliono i controcazzi, e Reggie Jackson, che ha ormai soppiantato Barea nelle rotazioni, dimostra di averne a quintalate. Tripla subito, altra tripla pochi minuti dopo, poi rubata e dunk in contropiede! Otto punti consecutivi che ci spediscono sul 90-78 a otto minuti dalla fine e spezzano tutto il ritmo! I cinque panchinari in campo (Jackson, Redick, Butler, Clark, Biyombo) tengono botta e io vado di sensazione folle, li tengo dentro tutti! Kupchakhp e Scuola Buss quando vedono Kobe e Paul seduti in panchina nell'ultimo quarto di una garasette hanno un mancamento e compilano seduta stante una giusta causa di licenziamento per il Barba. Ma lo Zen o lo senti o non lo senti. E io, modestamente, lo senti. E per gli Hornets non ce n’è più. Il colpo del kappaò è un tiro in sospensione di Butler wide-open servito alla perfezione da Jackson, vale il +9 a 3’25” dalla fine e respinge l’ultimo assalto di NOLA. 

 
Finisce 113-106, CP3 è eletto most valuable con 14 punti e 11 assist, Bryant ne scrive 23 (ma solo 4 nella ripresa) con 8/10 ma qui gli eroi sono altri: si chiamano Reggie Jackson (14 punti), J.J. Redick (10), Caron Butler (13), Earl Clark (9 rimbalzi). Si va alle Finali di Conference che non raggiungevamo dalla prima stagione di questo mondo. Sì ma, contro chi?

I risultati delle Conference Semifinals

Western Conference
Oklahoma City Thunder - Los Angeles Clippers 4-1
Los Angeles Lakers – New Orleans Hornets 4-3

Eastern Conference 

Miami  Heat – New York Knicks 4-0
Indiana Pacers – Charlotte Bobcats 0-4

Western Conference Finals
Oklahoma City Thunder – Los Angeles Lakers

 
Eastern Conference Semfinals
Miami Heat – Charlotte Bobcats

Saturday, May 25, 2013

Western Conference Semifinals, game 5: LA Lakers - New Orleans Hornets



Ventisei secondi alla fine, Lakers 101 Hornets 98. Chris Paul palleggia, il pubblico tutto in piedi, in trepidazione. Lui, due minuti prima, aveva segnato dall’angolo la bomba del sorpasso (94-92) dopo un clamoroso break louisiano di 6-19 che aveva riaperto tutto. Lui, un minuto prima, aveva segnato la bomba del +4 (98-94). Sempre lui, a 53” dalla fine, aveva infilato la tripla del 101-96. Ora lui, again, ha la palla per chiuderla. Chiama l’isolamento, via tutti, anche te Kobe. I giocatori si aprono, ora è CP3 contro il droide Alonzo Andrews. Finta, controfinta, il busto si alza, poi accelera, entra, sottomano, l'arbitro fischia... 


... canestro! E libero aggiuntivo realizzato! Lakers 104, Hornets 98, 3-2!
E viene scongiurato l’incubo della rimonta clamorosa. Sì perché garacique la stavamo dominando. A fine terzo quarto, dopo l’ennesima tripla di Paul (chiuderà con 5/7 oltre l’arco per 28 punti), eravamo a +14 (66-52), in totale controllo, con le rotative dei newspepa che già celebravano una delle migliori prestazioni dei Lakers. Gli Hornets, incasinati dalle difese fantascientifiche del Barba, ovvero la “zona uomata” e la “uomo zonata”, sembravano destinati al massacro. Eravamo a +14 ma aveva la pesantezza di un più trenta. E dire che eravamo partiti malissimo (sotto 0-7 con tre perse nei primi tre minuti), con gli Hornets che ci segnavano da tutte le parti e soprattutto con un Kobe scentratissimo, da 2/8 in avvio. Devo recuperarlo, penso, non posso far deragliare il Mamba in questa gara. E così lo tengo in campo anche per quasi tutto il secondo quarto (solitamente destinato ai panchinari) per fargli trovare il ritmo. E lo trova (finirà con 24 punti, 5 rimbalzi e 9 assist, ma i passaggi smarcanti erano già 7 all’intervallo!). Insieme a lui Butler, che segna 11 punti con tre triple nel secondo quarto e Papanikolaou, che osa segnare in faccia ad Anthony Davis sia una tripla, sia una sospensione: sono castagne che ci proiettano sul 48-41, poi sul 54-45 (triple di Kobe e CP3). E che si tramutano, sempre trascinati da CP3 e il Mamba, nel 66-52 di fine terzo quarto.  Ma, come già detto, è un più quattordici che sembra un più trenta, tanto è palese la nostra scioltezza di gioco e le loro difficoltà. Ma manca ancora un quarto, anzi di più, perché è dalla fine del terzo che NOLA comincia a rifarsi sotto: 79-71. Poi diventa 83-79, poi 83-81… Iguodala e un clamoroso Eric Gordon da 32 punti, 7 rimbalzi e 9 assist ci rovesciano addosso quasi 30 punti in sei-sette minuti e a 5’12” dalla fine passano pure a condurre (altra tripla di Gordon) per 87-90!  Break di 6-19 all’interno di un mega parziale Hornets di 21-38, lo Staples congelato, l’inerzia tutta dalla loro, garacinque e la serie che ci sta scivolando letteralmente via dalle mani. Devo internevire prima che sia troppo tardi. Dentro Redick da guardia, Kobe scala in ala piccola, ma da tutti questi movimenti alla fine esce CP3. Tripla del +2 a -1’26”, tripla del +4, tripla del +5 a -54” ed entrata con fallo subito e libero realizzato a -26”. Finisce 106-98, ha fatto tutto lui!

Friday, May 24, 2013

Western Conference Semifinals, game 4: LA Lakers - New Orleans Hornets




Kobe applaude comunque i suoi, vuole mantenere la tranquillità di una serie ancora lunghissima, la stessa tranquillità mostrata in questa garaquattro che il Mamba ha condotto da vero leader, alla M.J.  Con i compagni agitati dalla brutta piega che aveva preso la sfida (-8 a tre minuti dalla fine), Bryant ha calmato tutti, non a parole, ma con l’esempio sul campo, con un’esecuzione zen del flusso barbatrucchico che gli ha consentito di segnare la tripla del -5, l’entrata del -3 e il tiro in sospensione del -1 a 9” dalla fine, riaprendo una gara già persa, comandata dagli Hornets per lunghi tratti. L’ultima azione, sul 100-98 NOLA, è per noi. Il Ventiquattro è avvolto da un alone zen che già ci fa immaginare la parabola del pallone che finisce nella retina per l’overtime, ma un passo di troppo è fatale, Eric Gordon gli è addosso e gli strappa la palla dalle mani. Finisce qui, sul conseguente 2/2 in lunetta della guardia di New Orleans, 102-98, series tied 2-2.
Questa volta l’energia era tutta dei padroni di casa, ispirati come non mai. Un dato su tutti: all’intervallo eravamo sotto di dieci (57-47) pur tirando con il 58% dal campo. E’ la dimostrazione che oggi gli Hornets erano di un altro pianeta: del resto per loro fallire in casa anche garaquattro sarebbe stato mettersi sul ciglio dell’eliminazione. E invece no. NOLA ci è superiore e anche se noi siamo poi riusciti a reagire, finendo anche avanti di tre nel terzo quarto e rimontando un -9 con un break di 10-0 in un minuto e mezzo nell’ultimo periodo (80-81, ultimo vantaggio nostro a 7’ dalla fine), alla lunga i Calabroni ci hanno surclassato, complice anche un antisportivo a Vince Carter che gli ha dato la spinta decisiva. Eppure anche sul nostro -8 a tre dalla fine il Mamba, 36 punti, 15/22, 4 rimbalzi, 5 assist, mostrava una tranquillità michaeljordanesca in stile game six di Finali contro Utah nel ’98. E’ mancato, porcoddue, solo l’ultimo tiro.