L’American Airlines Center mostra una cornice
impressionante. Un muro umano di magliette blu ci si para davanti come un’onda
di tsunami alta 50 metri. In ventimila sugli spalti pronti a travolgerci e a
rispedirci a L.A. col 3-3. E in campo, una guerra. Lo si vede subito dalle
prime battute con Papanikolaou che per due volte di fila sbatte contro un rude
blocco di un droide finendo per terra e rialzandosi a fatica, come se colpito
da un montante di Klitscho… Messaggio chiaro. No, questa non è una garasei: per
intensità, clima del palazzo e guerra di nervi, questa è una game seven di
Finale! Ma il Barba, che ha alle spalle trenta apparizioni ai playoff su
trentadue stagioni, che ha alle spalle sedici finali Nba (quindici vinte), che
ha alle spalle, facendo una botta approssimativa di conti, circa 500 gare di
playoff disputate, può temere una garasei di primo turno?? La prima mossa è
Sefolosha su Mayo e il risultato sarà un Mayonese da 7/24 al tiro. La seconda
mossa è Kobe Bryant da ala piccola, per togliergli di mezzo la marcatura di
O.J. Rende. Nonostante un Nate Robinson
tarantolato e un Darren Collison allucinante (19 punti, 7 rimbalzi, 3/3 da tre
e 18 assist!) riusciamo a tenerci bene avanti, anche se Gortat incappa nel 3° e
4° fallo ad inizio terzo quarto che mettono in allerta. Nowitzki sente l’emozione
di quella che può essere l’ultima gara della carriera (chiuderà con soli 13
punti) e noi sembriamo chiuderla in apertura quarto quarto quando due clamorose
triple di Caron Butler, di cui una in step back (82-91), vengono immediatamente
seguite da altre due bombe consecutive, questa volta dell’ex Vince Carter
(84-94). L’American Airlines Center, colpito ai fianchi dai siluri gialloviola,
s’inclina di lato e sembra destinata ad affondare… ma non oggi. Dallas,
nonostante un Mayo da 7/24 e un Nowitzki in ombra, trova mille risorse trascinata
da un Collison incontenibile e a quattro minuti dalla fine il punteggio dice
Mavs 97, Lakers 99, con un break aperto di 11-2 e l’inerzia tutta dalla loro. L’
AA Center si raddrizza, barra a dritta, ricarica i cannoni pesanti, è pronta ad
affondarci, ma è proprio lì che usciamo fuori, prima con Kobe, poi con Chris
Paul che fa un intercetto vitale a 2’30” dalla fine depositando in contropiede
solitario il 99-106, un canestro che spezza tutto. Ci dimentichiamo del Wunder
sull’arco, il sussulto del tedesco che non si vuole arrendere è una tripla
wide-open per il -4 Mavs (102-106), ma sarà l’ultimo acuto. Bryant, 27 punti
con 10/12 al tiro, fa un magistrale ribaltamento dal lato forte al lato debole
mettendo Redick con i piedi a terra wide-open e servendogli su un piatto d’argento
la tripla del 102-109. Poi Gortat, all’interno della zona, intercetta, lancia
Chris Paul (28 punti, 5 rimbalzi, 8 assist) e CP3 in contropiede , astuto come
una volpe, allarga il gomito per proteggersi e subire il contatto, così va a
segnare in sottomano subendo fallo e realizzando il libero aggiuntivo: 102-111.
4-2, it’s over ! ! !
"Rimettiamo insieme la vecchia banda. Facciamo qualche serata, facciamo un po' di grana, bang! Cinquemila bigliettoni". "Sì ma rimettere insieme la banda... insomma, non è mica tanto facile, Jake". "Ma che stai dicendo?" ..... "Si sono sciolti. Ora fanno tutti lavori rispettabili."
Monday, May 20, 2013
First round, game 6: LA Lakers - Dallas Mavericks
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Innazi tutto grande "scritto"...
ReplyDeletePoi grande vittoria , perche' aldila' della tua superiorita' , la situazione era quantomeno incandescente, ma appunto come ti avevo ricordato nel precedente post, la tua esperienza al "timone" ha fatto la differenza...
Adesso immagino durissima contro questi NewISSIMI Orleans !!!!
Sapeva davvero di playOff questa gara 6 ...Bellissima !!!
Barba leggendo i tuoi racconti sembra davvero di vedere la partita!!
ReplyDeleteCerto che le tue cifre che ci hai snocciolato all'inizio del racconto sono impressionanti!!
@Bisy
ReplyDeleteQuesta garasei è stata di un'intensità unica, soprattutto l'ambiente dell'AA Center era veramente carico a palla! Abbiamo dovuto fare veramente una grande partita per uscirne fuori, sia tattica (Sefolosha su Mayo, Bryant in ala piccola), sia emotiva come le quattro triple di puro "feeling col pad" segnate da Butler e Vince Carter ad inizio quarto quarto. Ma ora gli Hornets mi terrorizzano...
@Tall
Great Tall! Quei numeri fanno veramente paura, io stesso se penso alle 500 gare di playoff provando a contare 1..2..3..4..5..6.. fino ad arrivare a 500.. fa paura!
Vittoria doveva essere e vittoria è stata. Con gli aggiustamenti tattici (forse un po' tardivi?) e con l'esperienza di chi sa come vincere si è passato un turno che si è rivelato più complicato del previsto.
ReplyDeleteOra gli Hornets: si prevede un'altra battaglia!
Aggiustamenti tattici sicuramente tardivi, ma non volevo scoprire troppo presto le mie carte, anche perchè ero sul 3-1 senza Sefolosha su Mayo (e senza Bryant da ala piccola) e Dallas ha dimostrato di essere una squadra che si adatta in fretta!
ReplyDeleteSe gli Hornets sono quelli che abbiamo affrontato in regular season ci piallano via 0-4. Sono giovani, panchina lunga, atletici, contropiedisti, intercambiabili nei ruoli: proprio il tipo di squadra che non riusciamo a digerire.
La cosa pazzesca e' davvero questo continuo interscambio fra iKMondi paralleli (vedi i Bobcats nel tuo e nellAlpaMondo) , qui da me gli Hornets , quelli eliminati al primo turno erano esattamente cosi come li hai descritti tu, e non posso non ricordare che era assente DAVIS ...
ReplyDeleteLa devi giocare sui 70 punti e tutta esperienza ;-))chiedi consiglio ad Alp...
Già, 3-1 senza la mossa Thabo-su-Mayo, ma si era ballato parecchio. Probabilmente "il peccato" è stata gara 5. Quella, secondo me, è un colpo che nel subconscio peserà parecchio. Perché era la gara da vincere per chiudere la serie, per dare il classico segnale agli avversari e a sé stessi.
ReplyDeleteSugli Hornets, non mi esprimo. Certo, affrontare Davis al quarto anno con Gortat non sarà facilissimo, se poi loro per caratteristiche sono il prototipo della tua antitesi...
@Bisy and Alp
ReplyDeleteLa questione è proprio nell'essere al quarto anno. Affrontare Anthony Davis al quarto anno è come avere di fronte un Garnett (o un Duncan) al quarto anno. Inoltre ci sono i droidi: stiamo parlando di giocatori che a) l'utente non conosce e affronta sempre alla cieca b) sono dei mostri.
C'è da dire però che la regular season è una cosa e i playoff sono un'altra. E' possibile anche che il massacro subito contro gli Hornets in RS possa essere dipeso da una nostra giornata di non grande concentrazione. O forse no...
P.S. Anche se la cosa che mi preoccupa di più sono i 38 anni di Kobe che non gli consentono più di fare tutte le partite "alla Kobe" (come accadava negli anni passati), ma una su tre.
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