La cosa più impressionante è stato il silenzio. Irreale. Poi i fischi, prima sporadici e ancora intrisi di incredulità, poi a bordate. Le prime due partite dei Lakers targati 2015-16 hanno questa cornice. Esonero immediato del Barba? No. Perché i silenzi e le bordate di fischi non provengono mica dallo Staples Center, ma dalle due arene che abbiamo letteralmente raso al suolo, l’American Airlines Center di Dallas e l’AT&T Center di San Antonio. Ok, i Mavs e Nowitzki sono in netto declino e i nuovi Spurs allenati da Tom Thibodeau al posto del ritirato Popovich non hanno più Duncan da un paio d’anni e ieri erano senza Tony Parker infortunato. Però picchi del genere non li avevamo mai raggiunti in questo Universo nemmeno contro il Trezzano d'Adda sul Panaro, picchi del calibro di un +27 nel terzo quarto contro Dallas (finita 95-114) e addirittura di +53 a -34" dalla fine contro gli Spurs, quando il tabellone segnava un mai visto 76 a 129. Gli avversari vengono subito piallati via ai blocchi di partenza (21-7 l’inizio contro i Mavs, 32-14 quello contro gli Speroni) e poi stritolati dalla nuova difesa e dal nuovo atletismo giallo viola portati non solo dai tre nuovi specialisti in materia (Sefolosha, Tyrus Thomas e Biyombo) ma anche dal 38enne Vince Carter. Sono sei i Laker che vanno in doppia cifra contro Dallas (Bryant 26, Carter 15, Papanikolaou e Sefolosha 14, Paul 13, Gortat 10) e sette quelli in “double figure” contro San Antonio (Paul 24 con 13 assist e 10/12, Butler e Sefolosha 19, Kobe 16, Biyombo 14, Carter 13 e 7 rimbalzi, Gortat 13).
Furibondo il Barba con la sua squadra al termine della gara contro San Antonio. Entro negli spogliatoi calciando via borracce di ogni tipo: "eravamo a +53 e abbiamo chiuso a +51 ! ! ! Non accetto cali di questa portata! ! ! Domani in palestra alle sei! ! !"