Friday, November 23, 2012

5 domande 5 about: CAMPIONI NBA!

1.      Zen, allora com’è andata alla Casa Bianca
 “Barak voleva fare un uno contro uno con Kobe nel campetto di dietro. Io gli faccio: ‘quarda Barry che il Mamba non ti lascerà vincere come fanno le tue guardie del corpo e i tuoi viceministri’! E’ stato un massacro: ad un certo punto, sul 139-0 per Kobe, un agente della sicurezza ha dovuto sedare Bryant sparandogli col silenziatore una freccia narcotizzante da dietro una siepe.”


2.      Che campionato è stato? 
“Se legge la nostra stagione solo a livello numerico esce fuori una roba facile: 24 vittorie nelle ultime 31 partite tra regular season e playoff; 4-1 al primo turno, 4-0 al secondo, 4-2 nelle Western Conference Finals e 4-2 nelle Finali Nba. E dunque perché alla fine ero sudato come Jabba the Hutt in una sauna finlandese?
 3.      Già, perché?
 “Perché prima dell’All Star Game eravamo settimi a Ovest in un gorgo che ci stava trascinando verso il basso (striscia “aperta” di cinque sconfitte su sei), al punto che per alcuni giorni non si parlava più di titolo, ma se i Lakers sarebbero riusciti a qualificarsi o meno ai playoff, ricorda? Poi la serie con Oklahoma City, tre supplementari, cinque gare su sei decise agli ultimi secondi… E le Finals contro Chicago, dal 3-0 senza Noah, al 3-2 con il ritorno del francese e la serie che si sposta definitivamente nella “Windy City”. 
4.      C’è un’analogia con il suo ultimo titolo vinto, quello del 2K12 contro i Celtics: anche in quella stagione, la Seconda del Primo Mondo, ad un certo punto eravate settimi a Ovest, senza identità, a serio rischio playoff: poi metteste fuori squadra Gary Neal e tra regular season e post-season vinceste 20 delle rimanenti 23 partite. 
“All’epoca dichiarai ‘non penso sia ripetibile una cosa del genere.’. E invece è accaduto di nuovo, sono quelle cose che ‘provi’ e che poi ti sfuggono di mano e vanno oltre ogni previsione che puoi fare. Quando ho spostato Jamison in ala piccola panchinara di certo non avrei mai pensato di vincere 24 delle successive 31 partite, ma neanche lontanamente.  Pensavo solo che la cosa avrebbe creato più movimento in attacco e questo fosse più adatto al mio ‘tira chi è libero’. Ma da quel punto in poi la stagione è decollata.” 
5.      And now? 
“Ci sarà la parata lungo Figueroa Street, poi porteranno il Larry O’Brien Trophy nel mio ufficio tra i cimeli indiani e gli acchiappasogni, lo guarderò un’ ultima volta e poi sotto con le trattative. C’è in ballo la conferma di Dwight, ce lo vorranno prendere tutti e noi dovremo mettere sul piatto un botto di soldi. Ma scadono anche i contratti di Ebanks, Duhon, Morris, Jamison, Metta, Meeks e Clark. Non ci saranno soldi per tutti e quelli che non potremo confermare dovremo sostituirli con giocatori pescati dai free agent al minimo salariale.”

Thursday, November 22, 2012

NBA FINALS, GAME 6: CHICAGO BULLS - LA LAKERS

E   F I N A L M E N T E   E C C O  Q U I   I L   T I T O L O   N B A !  !  !  !  !  Con una prova magistrale i Lakers scacciano La Grande Rimonta dei Bulls, espugnano lo United Center in garasei per 98-113 ed arriva il primo anello della Nuova Era targata Dwight Howard! Il sigillo col marchio “DH12” è vergato a fuoco anche dal riconoscimento che gli viene consegnato direttamente dalle mani della leggenda Bill Russell e che prende il suo nome, il “Bill Russell Award” Finals Mvp che Superman incassa alla media di 26 punti, 12,5 rimbalzi e il 79% dal campo.


Ma tutto questo non sarebbe stato possibile senza l’uomo che ha steso i Bulls in garasei tramortendoli con tiri in sospensione letali nei momenti chiave. No, non è Bryant, che in questa partita a metà terzo quarto aveva a referto solo 2 punti con soli - clamoroso! - 2 tiri presi (chiuderà con 17). L’eroe è Antwan Jamison. L’ex Cavs, che è stato il simbolo della cavalcata Lakers dopo il suo spostamento in small forward panchinara (24 vittorie nelle ultime 31 partite tra regular season e playoff da quel momento per noi), segna 26 punti in 28 minuti con un mortifero 10/16 al tiro ed è lui che ci evita garasette con un terzo quarto ‘alla Toni Kukoc’. Otto suoi punti consecutivi a 12 minuti dalla fine, tutti in sospensione e quasi tutti allo scadere dei 24" (tripla impiccata dall'angolo, jump frontale, altra tripla impiccata), con noi in difficoltà, ci tirano fuori dalle sabbie mobili e ci lanciano su di un +9 che diventa poi un 67-80 in apertura ultimo quarto. Ma i Bulls sono implacabili, Rose, tornato sulla Terra dopo i clamorosi 54 punti di garaquattro (18 oggi), pesca due volte wide-open Nate Robison behind the arc: prima sull’angolo destro (bum, 83-92), poi sull’angolo sinistro (bum, 86-92) e a tre minuti dalla fine tutto è riaperto. Lo United Center è in ebollizione, ma qui Steve Nash trova l’entrata dell’anno e ci riporta a +8 prima della tripla di Bryant a 2’19” dalla fine (90-101) che vale il +11 e spinge il bottone per avviare il countdown!

Quando suona la sirena finale lo United Center è di ghiaccio. Niente coriandoli piovono dal soffitto, il 2kregista indugia solo su Dwight Howard (23 punti e 12 rimbalzi in questa partita) che esulta e poi sale ‘alla Jordan’ sul tavolo dei segnapunti per festeggiare il suo primo titolo Nba! Ci sarebbe piaciuto vedere una cosa simile https://www.youtube.com/watch?v=UveJcRZbHpA magari con dell’acido al posto del Gatorade per liquefare Mike Brown ma niente, le telecamere, probabilmente tarate a occhio di bue sull’Mvp della partita, sono solo per DH12. Poi una lunga inquadratura del Jumbotron sopra il centrocampo con la scritta “Lakers Champions” e una carrellata inutile sul pubblico di Chicago. Nessuna inquadratura dei giocatori che si abbracciano in campo, che saltano ed esultano o che si scambiano i complimenti con la squadra avversaria: mi dispiace, regista della 2K Sports, sei fuori! I festeggiamenti globali li vediamo solo alla consegna del Larry O’Brien Trophy da parte di Davide Sterno. E' la quattordicesima volta in carriera che me lo consegna.


Durante il discorso di Sterno sento qualcuno che mi chiama dalla prima fila alle spalle. “Coach, sei pronto?” ‘Hippy-pi, ‘zzo ci fai qui, ma non eri a Portland?’. “Mi hanno tagliato da mesi, Coach.’ “Te l’avevo detto che non eri adatto alla Nba, perché non ti lanci nel contrabbando di Gormiti?” ‘E’ un’idea, Coach. Esci fuori, dai, sai cosa c’è parcheggiata qui fuori sotto la statua di Jordan, vero?’. “Hai fatto benzina?”. ‘Il pieno, Coach'. "L'hai messa sul conto di Mike Brown?" 'Ovvio'.



 

Wednesday, November 21, 2012

NBA FINALS, GAME 5: CHICAGO BULLS - LA LAKERS

C L A M O R O SO. Derrick Rose segna 54 punti e trascina i Chicago Bulls alla seconda vittoria consecutiva in trasferta (113-120, senza supplementari!), riapre la serie e riporta nella “Windy City” il fattore campo da sfruttare in garasei e nell’eventuale garasette per compiere un’impresa storica, la rimonta da 0-3!

Quella che sembrava una serie strachiusa ora si sta trasformando in una drammatica sfida tra una squadra che aveva già lo champagne in ghiaccio prima di garaquattro ed una che con il rientro di Joakim Noah ha cambiato radicalmente faccia. Ora i Bulls sono tornati quella squadra che prima delle Finals aveva vinto 12 partite su 14 in questi playoff, radendo al suolo Miami per 4-0 nelle Eastern Conference Finals. E a Los Angeles si trema. E dire che nel primo quarto eravamo partiti al fulmicotone e Chicago sembrava una squadra comunque condannata: 21-8 per noi dopo 5 minuti, con Howard già a quota 14 con 7/7 dal campo. E poi? Poi inizia lo show di Rose e i Bulls cominciano a mettere in scena una difesa “innervosente”, durissima e impunita, perché non è possibile che a uno come Kobe (40 punti, 19/27) vengano concessi solo due liberi (mentre a Rose 16). A tenere testa a Rose (23 punti, 7/11 nel primo tempo) c’è un Howard da 22 punti, 10/10 al tiro e 7 rimbalzi nei primi due quarti; ma “Superman” in apertura terzo periodo si fa pescare nel suo quarto fallo e così esce dalla gara. E’ qui che “Pooh” spinge ancora di più sull’acceleratore. Canestri di ogni tipo, palle rubate, entrate “lebronesche” con schiacciata imperiosa, fallo subito e libero realizzato. Nessuno può tenerlo in questo stato di allucinazione. Presto finiamo a -10 (76-86) e ancora Rose da tre a 7” dalla fine del terzo quarto ci sbatte al massimo svantaggio (80-93). Lo Staples Center sta assistendo a qualcosa di inumano. Anche difensivamente. I Bulls, ora, sono impenetrabili. Anticipano ogni passaggio, aggrediscono appena si riceve palla, spingono in fuori, mettono le mani addosso al limite della rissa. Non si passa più. A 4’59” dalla fine Kobe squarcia la difesa di Chicago dall’angolo con la bomba del -6 (98-104) e lo Staples torna a crederci, ma dall’altra parte Loul Deng risponde immediatamente behind the arc (98-107) e un altro numero di Rose mette garacinque in mano ai Bulls sul +11 a -4’15” (98-109). Kobe non ci sta, firma quattro punti consecutivi (105-109), lancia la carica, tutto torna in gioco. Sul 108-111 Rose va per la giugulare, Howard gli disturba il tiro, sbaglia e sul ribaltamento di fronte il Mamba Nero colpisce ancora: 110-111! I ritmi sono furibondi! Ancora Chicago sbaglia, ancora Kobe va giù dall’altra parte, vediamo l’anello, il nostro tesssssoooroo, ma “Gollum” Noah, di sola presenza, ce lo tira via, costringe Bryant all’errore, Rose cattura immediatamente la palla, si fionda in contropiede, slalomeggia l’universo, decolla e stupra il ferro dei Lakers con una schiacciata violentissima, fallo subito e libero realizzato. A 63” dalla fine è la mazzata: dal possibile +1 Lakers si passa al +4 Bulls ed è il 50° punto tondo tondo dell’asso di Chicago. Howard sbaglia il semigancio per il -2, ancora è fondamentale la presenza di Noah a disturbarlo. Poi il tour dei tiri liberi fissa l’incredibile 113-120!

3-2 gente, dal 3-0 per noi. La serie ora lascia Los Angeles e si sposta definitivamente a Chicago. Ma la Chicago delle prime tre partite ora non c’è più. Ora nella “Windy City” ci credono tutti. I 54 punti di Rose in garacinque sono la terza prestazione individuale di tutti i tempi nelle Finali Nba dopo i 61 di Elgin Baylor e i 55 di Jerry West e Michael Jordan. Soltanto pochi giorni fa, in garauno, Kobe ne aveva messi 52. C-H-E  F-I-N-A-L-E !

NBA FINALS, GAME 3 and 4: CHICAGO BULLS - LA LAKERS

La fretta di chiudere e il ritorno di Noah. Vinciamo garatre, vogliamo lo sweap immediato, nella game four torna l’ex Florida State, Chicago sbanca lo Staples Center e ci rovina la festa per il titolo davanti ai nostri tifosi. F U U U U C K ! ! ! !

La terza partita era stata la fotocopia delle prime due. Chicago, con ancora il pivot francese in borghese, ci dava dentro a più non posso, riuscendo persino a portarsi sul +15 nel secondo quarto (26-41) con un’azione da tre punti di Jimmy Butler. Ma nello scintillante Staples Center aleggiava sempre l’aria della rimonta, quel senso di dominio che anche sul -15, frutto anche del nostro specchiarci, non lasciava timori. Otto minuti dopo, infatti, tutto è nuovamente in pareggio (53-53) e anche se il secondo tempo filava via di sorpassi e controsorpassi portando garatre ad un finale in volata come garadue, nessuno allo Staples pensava che potessimo perderla, nemmeno sulla dunk in contropiede di Loul Deng per il 99 pari a 62” dalla fine. Perché poi arriva la schiacciata di Howard contro un stanchissimo “Loozer” Boozer (101-99, -48”), perché poi arriva l’errore per il pareggio in sospensione ravvicinata di Derrick Rose. Perché poi, nonostante il fader sbagliato di Kobe a -10” per chiuderla, arriva il rimbalzo offensivo di Howard (26 punti, 11/11 al tiro, 15 rimbalzi) che, con Chicago non ancora in bonus, catalizza un fallo sistematico che non lo manda in lunetta. Rimessa in attacco, palla a Kobe (26 punti, 7 assist), fallo su di lui, 2/2 per il 103-99 e 3-0 nella serie! Rose stecca la partita (21 punti ma con 9/28 al tiro) e per i Bulls una serie ormai impossibile da rimettere in piedi.

 “E’ fatta, preparate i coriandoli” titolava l’El Segundo Times e anche io mi sbilanciavo con un dopopartita da “ora vogliamo festeggiare in casa”. Palloncini e coriandoli erano già appesi al soffitto dello Staples, lo champagne era già in ghiaccia nella locker room, quando nel riscaldamento di gara quattro vediamo uscire dal tunnel Joakim Noah.
Troppo tardi, pensano tutti. E probabilmente è vero. Ma con il francese cambia completamente la corazza dei Bulls. Ora sono durissimi, energici e i blocchi alti dell’ex Florida State aprono a Rose scenari mai visti nelle prime tre partite. E Howard ha difficoltà. Chicago esce subito fortissima dai blocchi (2-8, poi 4-12), noi impattiamo as usual e passiamo a condurre nel secondo periodo grazie ai back door di uno strepitoso Clark, imbeccato da Jamison. All’intervallo siamo avanti di tre (54-51), ma a fatica, e dall’altra parte c’è già un Rose da 25 punti con 12/15 dal campo (18 per Kobe).
Nel terzo periodo i Tori della Windy City affondano sul pedale, si prendono sette punti di vantaggio, poi otto su una tripla wide-open dall’angolo di Nate Robinson (75-83). Nell’aria si sente che non sono più gli “svantaggi tranquillamente recuperabili” delle prime tre partite. Ora i Bulls picchiano e Noah è ovunque. A sette minuti dalla fine i Bulls sono a +10 (83-93), a -3’52” sono a più sette (92-99) ma noi vogliamo quel titolo OGGI e Kobe s’inventa la rimonta, acciuffando il minimo svantaggio a 1’12” dalla chiusura (104-105). Un pick ‘n roll Rose-Boozer riporta i Bulls a +3, Kobe sfrutta un blocco e riaccorcia a -1 a -36” (106-107), ma sull’altro fronte d’attacco Gasol fa la sciocchezza di un fallo allo scadere dei 24 secondi su di un tiro forzatissimo di Hamilton dai 6 metri, mandandolo in lunetta a -17”: “Rip” sbaglia il primo, segna il secondo e Bulls avanti 106-108. Azione del pareggio Lakers, Kobe è braccato, si crea l’opportunità per un pick ‘n roll con Gasol ma Rose capisce tutto, si frappone nella linea di passaggio, ruba palla, s’invola in contropiede e sul fallo immediato di Nash c’è la decisione mai vista (ma giusta): fallo antisportivo!
Due liberi (a segno) di Rose senza nessuno a rimbalzo e rimessa a lato per Chicago a 7” dalla fine. Finisce 106-112, Rose a quota 37 (Mvp), “Rip” Hamilton a 20, ma tutta la differenza del mondo l’hanno fatta i 19 punti e 13 rimbalzi di Noah che ha dominato difensivamente i tabelloni, limitando non poco Howard. A nulla sono serviti i 33 punti con 8 assist di Bryant. Eravamo già pronti per i festeggiamenti, ora ci tocca invece 'riprogrammarci mentalmente'.

Tuesday, November 20, 2012

NBA FINALS, GAME 2: CHICAGO BULLS - LA LAKERS

L’errore difensivo che spalanca ai Lakers le porte per il titolo Nba difficilmente verrà dimenticato da Tom Thibodeu, Master of Defense; a 27” dalla fine, tra smoccoli in assirobabilenese e improperi vari, si vede fare una serie di spostamenti da parte dei suoi giocatori che condannano i Bulls ad uno 0-2 pesantissimo, dal quale sarà quasi impossibile rialzarsi. L’azione incriminata sta facendo il giro di tutti i network. A causa di un contropiede non finalizzato dei Lakers si vengono a creare due miss-match contemporaneamente, Boozer si trova su Nash e Hamilton su Gasol. Capita. Ma quello che non deve accadere è quello che succede dopo.


Hamilton parte a raddoppiare Kobe, il movimento causa il folle stacco di Boozer da Nash per andare a chiudere su Gasol e l’ancor più folle incertezza di Taj Gibson che non sa più cosa fare. Morale, a 27” dalla fine e con Chicago sotto solo di uno (100-101), ci sono due giocatori che marcano Kobe (Rose e Hamilton) e due che marcano Gasol (Boozer e Gibson) con ben due Lakers liberi sull’arco nell’azione decisiva (Nash, ma anche Metta World davanti alla panchina di Chicago)!!! E così mentre Thibodeau smoccola in indocinese, per Nash è uno scherzo convertire nella tripla del 100-104 l’assist di Kobe che lo mette wide-open piedi a terra. Pazzesco, perché questa volta Chicago avrebbe potuto portarla a casa. I Tori dell’Illinois, sospinti da un ritrovato Derrick Rose (34 punti, 6 assist) erano in vantaggio 94-88 a quattro minuti dalla fine, trainati lì da cinque minuti di furore di Boozer, ripresosi da un primo quarto da incubo dove Dwight Howard gli aveva affondato sulla testa 14 punti nei primi 4 minuti e mezzo di garadue, con ben sei schiacciate! Ma ora, sfruttando anche il riposo di DH12 in panchina, l’ex Utah segna al punto giusto nel momento giusto e i Bulls, sempre senza Noah, improvvisamente si trovano a sperare (toccano anche il +8 a 6’ dal gong, 92-84). Purtroppo per loro in campo sta per rientrare un Kobe Bryant ancora da fantascienza. Il Mamba, che chiuderà con una doppia doppia da 28 punti e 13 assist (Mvp della gara nonostante un Howard da 38 punti e 18/19 dal campo!), riporta i Lakers a contatto e ad un minuto e mezzo dalla fine una tripla dall’angolo di Metta World Peace fa ripiombare tutto lo United Center sulle sedie (98 Bulls, 101 Lakers). A -68” Rose accorcia con due liberi (100-101), Nash sbaglia l’entrata nel traffico l’azione successiva e Chicago ha così la palla pesantissima del sorpasso. La tiene Rose, si butta dentro, fa il suo classico palleggio forte con salto successivo (la stessa azione su cui si ruppe i legamenti) ma a sbarrargli la strada trova Gasol che lo stoppa con un tempismo perfetto a 40” dalla fine consegnando ai Lakers un nuovo attacco! E’ quello di cui sopra. Un doppio movimento difensivo che apre a Nash, fin lì opacissimo con 7 punti, 8 perse e 2/6 al tiro, la tripla verso il suo primo titolo Nba.

Monday, November 19, 2012

NBA FINALS, GAME 1: CHICAGO BULLS - LA LAKERS

Quando Kobe intercetta le molecole fluttuanti di MJ, non c’è niente da fare. Quando le ingloba tutte, viene fuori Sua Maestà. E quale teatro migliore per trovarne in quantità esorbitanti dello United Center di Chicago? Passa anche in netto secondo piano il fatto che le prime due partite le avremmo dovute giocare a L.A. invece che nella Windy City (il solito Finals bug della prima stagione), passa in secondo piano perché tutti ora parlano solo della prestazione di Bryant in garauno: 52 punti, signori, e 8 rimbalzi.
E’ la quarta miglior prestazione individuale nella storia delle Finali Nba dietro Elgin Baylor (61 nelle Finals del 1962), Rick Barry (55 nel 1967), Michael Jordan (55 nel 1993) e Jerry West (53 nel 1969) e Chicago non può far altro che arrendersi di fronte alla Tempesta Perfetta.

I Bulls si presentano in game 1 nettamente penalizzati dal forfait per pubalgia di Joakim Noah, un’assenza che si sente sia dal punto di vista difensivo, sia da quello dell’energia che l’ex Florida State sa infondere ai compagni. C’è Boozer da pivot e Taj Gibson da numero quattro ma si sente subito come la corazza della squadra della Windy City sia facilmente perforabile dal flusso canalizzatore dei Lakers. Soffriamo solo quando schieriamo la panchina, nel secondo quarto, e CHI se ne va sul 29-21 trascinata dalle folate di KryptoNate Robinson, ma anche sul -8 c’è la netta sensazione che sia facilmente recuperabile, come poi accade (42-45 per noi all’intervallo). Ma è nel terzo quarto che le molecole di “Air” si fondono con quelle di Bryant e così allo United Center prende vita uno show memorabile del ventiquattro: tre triple mortifere, svariate sospensioni in serie e in meno di sei minuti il figlio di "JellyBean" confeziona 18 clamorosi punti che ci proiettano sul +14 (58-72) chiudendo virtualmente la gara. Il vecchio Hamilton non può tenerlo e il Mamba Nero è in una di quelle giornate dove si fonde con l’ambiente e ogni volta che si alza al tiro è poesia pura. Cinque punti in fila di Belinelli danno però ai Bulls la scossa (70-76) e a 7’ dalla fine della partita una schiacciata di Luol Deng in contropiede solitario firma un inatteso pareggio (83-83) che si trasforma in un clamoroso +3 Bulls a 4 minuti dal gong grazie a due rubate con relativi appoggi a tutto campo di “Rip” Hamilton (91-88). E’ qui che Kobe torna a colpire: elegante fing & roll con fallo subito e libero realizzato, tripla del +7 (93-100) e altra tripla a 76” dalla fine per inchiavare a doppia mandata garauno (93-103).
Ne ha messi 52 con solo quattro liberi tentati, ma con un letale 21/32 in sospensione. Tutto il resto è noia, compreso Derrick Rose che 'stecca' la prima con soli 18 punti, 8/18 dal campo e pochissimo coinvolgimento dei compagni. 1-0 Lakers! Con la netta, nettissima, sensazione che se non recuperano Noah, ci sarà poco da fare per loro.

Saturday, November 17, 2012

5 domande 5 about: The Western Conference Finals and other things


I Los Angeles Lakers sconfiggono i Thunder 4-2 nelle Western Conference Finals e tornano alle Finali Nba a quattro 2k-season di distanza dall'ultima apparizione (contro i Boston Celtics, prima stagione del Secondo Mondo a Nba 2k12, data astrale 3.2.1). A 22 anni di distanza si ripropone la sfida per l’anello con i Chicago Bulls che in questi playoff hanno un record di 12 vittorie e 2 sole sconfitte.


1.      Zen, una serie clamorosa quella contro i Thunder
“E’ stato come giocare contro dodici cannoni al plasma nucleare pronti a carbonizzarti all’istante. Non ho mai visto una squadra così, in grado di rifilarti, in ogni momento della partita, un 15-0 in poco più di un minuto! Quattro partite su sei si sono risolte negli ultimi secondi, ci sono stati tre tempi supplementari. I due overtime con cui si è aperta la serie in garauno erano l’avviso che questa sfida sarebbe stata ricordata a lungo. 
2.      Qual è stata la chiave per batterli?
“Batterli. Contro una squadra del genere il pensare a ‘non perdere’ è una condanna. Ti trovi di fronte una squadra che ha in quintetto tre giocatori che possono farti tranquillamente 25-30 punti a testa nella stessa partita con la sigaretta in bocca. Che al minimo errore si scatenano in contropiede e tu non puoi inseguirli. Se li affronti col terrore e col solo pensiero di fermarli, sei fuori. Gasol non sarebbe rientrato prima di garasei, avevamo tre gare da giocare ancora senza di lui e così dopo la debacle di garadue ho fatto vedere questo nella riunione post-partita al posto del video della squadra avversaria https://www.youtube.com/watch?v=hVKG5dtU5I4 . Era questo che avrebbe fatto la differenza: ” Li vedi quegli sguardi, Rocky? Tu devi tornare ad avere quello sguardo. Gli occhi della tigre, amico. Gli occhi della tigre!
3.      Chi ha avuto più occhi della tigre?
“Tutti, ma non posso non menzionarne due che per quasi tutto il campionato non hanno mai giocato e che in questa serie si sono rivelati determinanti: Devin Ebanks e Chris Duhon. Il primo, dopo lo spostamento di Jamison a numero tre panchinaro, era finito fuori dalle rotazioni: semplicemente da dopo l’All Star Game fino alle Semifinali di Conference non aveva più messo il piede in campo. Il secondo era fuori dalle rotazioni fin dall’inizio. Entrambi sarebbero stati tagliati a fine stagione, era già deciso. Ebbene, in queste WCF Ebanks è partito in quintetto cinque volte su sei, ha sostituito Gasol alla grande, limitando, per quanto possibile, il Durant in ala-pivot; Duhon si è fatto largo senza paura, partita dopo partita ha scalzato Blake ed è stato determinante in garacinque e garasei per tenere avanti la nostra panchina quando erano in campo le seconde linee. Entrambi si sono guadagnati la conferma per la stagione 2013-14.”
4.      Sì ma Howard e Kobe?
“Clamorosi. DH12 da dopo l’All Star Game semplicemente è inarrestabile. E’ quasi ai livelli dello Shaq di inizio Millennio ed è stato l’Mvp di quasi tutte le partite vinte dai Lakers nei playoff. Ma Bryant, come dice Coach Alp, è stato l’Mvp emozionale. Tira peggio che in regular season, lo braccano, ma quando c’è da decidere  una partita il Re è sempre lui: gara cinque e garasei sono state sue. Se siamo passati 4-2 invece che uscire 2-4 è solo perché il Mamba ha fatto venire a sé le ultime due partite.”
5.      Ora l’ultimo atto, i Chicago Bulls
“4-1 ai Brooklyn Nets al primo turno, 4-1 ai New York Knicks nelle Eastern Conference Semifinals, e 4-0 agli Heat, col fattore campo a sfavore, nelle ECF: è la squadra con il miglior record in questi playoff, 12 vittorie e due sole sconfitte. Li abbiamo battuti in regular season allo United Center, ma era appena l’inizio del campionato. Ora loro sono consapevoli di poter scrivere la storia dei Bulls. Chicago, fino a prova contraria, non ha mai perso una Finale Nba e non penso che abbiano intenzione di fermarsi adesso.”

I risultati delle Conference Finals

Western Conference
Los Angeles Lakers – Oklahoma City Thunder 4-2

Eastern Conference
Miami Heat – Chicago Bulls 0-4


NBA FINALS
Los Angeles Lakers – Chicago Bulls