Tuesday, July 30, 2013

B O O O O O M, B A A A B Y ! ! !


Che avessimo pescato bene nel Droid Draft lo si era visto subito all'esordio a San Francisco contro i Golden State Warriors (16 caramelline per il nuovo assemblato), ma che la matricola Allen Turner, costruita nella filiale della Sky-net a Seton Hall, alla sua sola seconda partita Nba potesse mettere assieme 42 punti, 11 rimbalzi e 5/10 nelle triple contro una corazzata come gli Indiana Pacers è una roba che fa riscrivere tutte le prime pagine dei giornali sportivi!!! Certo, 21 di questi 42 sono arrivati negli ultimi cinque minuti a partita già ampiamente archiviata, con i Pacers sotterrati anche fino al -39 del 114-75 (finirà 114-81), ma comunque bisogna farli e non è che abbiamo cercato lui per fargli fare chissà quale record, ma il fatto è che in ogni azione gialloviola si è fatto sempre sempre sempre trovare libero. E si sa che nel tira chi libero, tira chi è libero! E ben più dei 21 punti negli ultimi cinque minuti, una media comunque sbalorditiva a prescindere, pesano i 16 che "Il Casinaro" ha imbucato nei primi due quarti, scavando già il solco tra i Lakers e i Pacers (74-49). Ma non solo. La sua velocità unita ad un fisico alla DeJuan Blair, ne fanno anche una presenza difensiva clamorosa con effetti alla Ron Artest dei tempi di Houston. Chiunque tira contro Turner, non segna mai! Per non parlare degli aiuti difensivi: è in grado di ricoprire moltissimi metri con un pochissimi scatti! Ed essendo un'ala piccola, che dire degli 11 rimbalzi strappati contro una squadra fisica come Indiana che sotto ha gente come Roy Hibbert e Psicho-T Hansbrough? E che dire del suo diretto avversario, un certo Paul George, ridicolizzato dal rookie gialloviola? La gara finisce 114-81 e la prova clamorosa di Turner mette in secondo piano anche la strepitosa partita di Bryant (31 punti, 6 rimbalzi, 7 assist e 14/23 al tiro) o i 13 rimbalzi di Glen Davis, che là sotto fa volume nonostante la scarsa altezza. Anzi, è proprio il culone che taglia fuori dell'ex Celtics che probabilmente favorisce i rimbalzi da dietro di Turner e Bryant, che ne hanno tirati giù 17 in due. Per non parlare di Hibbert, cancellato. L'unico che proprio non riesce mai ad ingranare nel sistema del Barba è Gasol, 2 soli punti.
E' invece spettacolo puro difensivo quando in campo ci sono contemporaneamente Allen Iverson (nullo in attacco, non segna manco in una vasca, ma una vera zanzara on D!), Raja Bell, Stephen Jackson e Leon Powe. N O N  S I  P A S S A.

Sunday, July 28, 2013

L'Opening Game a San Francisco

E vammeli a piglià. L'Opening game ci manda a San Francisco contro i Golden State Warriors e quando Klay Thompson, due soli punti nei primi due quarti, ti spara 25 caramelline nel secondo tempo con tiri fuori di senno, la sconfitta per 122-118 ti risulta più digesta. E' stato un evento eccezionale a provocarla, una serie di triple insensate di uno che poi è nato anche a Los Angeles e che è figlio di quel Mychal Thompson che dal 1987 al 1991 ha vinto da lungo panchinaro un paio di titoli con noi, nell'era di Magic Johnson.
Noi, ci siamo piaciuti un sacco. Abbiamo avuto modo di esplorare l' "atleticità bruta" della matricola Allen Turner (15 punti all'esordio) che ha tirato giù dalle sedie il pubblico della Oracle Arena con un paio di schiacciate violente con la testa sopra il ferro e abbiamo subito constatato che a 38 anni Raja Bell (14 pts) è ancora asciutto. Così come 'Captain Jack' Stephen Jackson che segna tutti i suoi 14 punti nel secondo tempo in un duello a distanza con Thompson. Ma ci sorprende anche Elton Brand (10), lo stesso Nash (16) e Glen 'Big Baby' Davis che con 8 punti, 6 rimbalzi e 7 assist si è rivelato perfetto interprete del tira chi è libero barbatrucchico. In generale la squadra ha girato veramente in maniera armonica, cosa che non accadeva per niente l'anno scorso. Nessun giocatore mai fermo sulla sua posizione (cosa che accadeva sempre last year), tutti a tagliare in continuazione e a farsi sempre trovare nelle migliori condizioni di tiro, al punto che nonostante i 28 di Kobe, altri cinque vanno in doppia cifra e un altro la sfiora. Golden State, che ha avuto anche un Stephen Curry Mvp con 29 punti, 6 rimbalzi e 14 assist, l'ha spuntata perchè, sostanzialmente, ogni volta che si alza per tirare, la mette dentro e per fare tre punti basta che si alzi a caso e quando vuole oltre la linea. Ma dal punto di vista del gioco visto in campo, vedere i Lakers quest'oggi è stato come vedere un balletto senza palla. Non va dimenticato che i Lakers d'antoniani hanno questi overall qui: 29esimi in Defense, 16esimi nell'Offense e 24esimi nel Totale. Per overall partiamo come la quint'ultima squadra della Lega.

Saturday, July 27, 2013

Brutti, vecchi e cattivi. Ecco i Lakers 2013-14

Lo scandalo della offseason '13 del Terzo Mondo che ci limita alla sola possibilità di firmare giocatori al minimo salariale è una catena pesantissima che ci permette ben pochi movimenti. Siamo in piena ricostruzione dopo lo sfascio dello scorso campionato, c'è Metta World Peace che ha deciso di non rinnovare e come possiamo rimpiazzarlo potendo firmare dai free agent solo gente da 490k??!
Una buona notizia c'è: l'inqualificabile nono posto nella Western Conference ci ha messo in mano la quattordicesima scelta al Droid Draft e le nostre fiches le puntiamo su un'ala piccola massiccia, con il fisico alla DeJuan Blair ma due cavigline da saltatore e runner, tale Allen Turner, già ribattezzato "il casinaro". La decisione è storica perchè era da circa trenta stagioni che il Barba non offriva un contratto ad un droide, per di più con il ruolo da titolare. Steve Nash, 40 anni, ci viene in soccorso decidendo di non ritirarsi e così ci salviamo dalla ricerca di trovare un suo sostituto che ci avrebbe portato a sacrificare certamente Gasol perchè non esiste un play che possa tenere lo starting five dei Lakers da firmare a soli 490k. Ma chi ci possiamo permettere potendo spendere solo il minimo salariale? Si può solo puntare su qualcuno che ha già ampiamente imboccato il Sunset Boulevard ma che comunque potrebbe avere ancora qualche colpo da sparare, e così portiamo a LA LA Land Raja Bell (38 anni), Leon Powe (30) ed Elton Brand (35), da distribuire tra panchina e tribuna. Nella stagione appena conclusa era emersa una certa incompatibilità tra Gasol e Spencer Hawes e così mandiamo l'ex Sixers più scelte ad Orlando in cambio di "Big Baby" Davis, già nel mirino del Coach Zen qualche campionato fa. Poi, la sorpresa. Dopo aver rifiutato la conferma ed essersi dichiarato free agent Metta World Peace riconsidera l'opzione Lakers. Noi l'avevamo già rimpiazzato ai Draft designando in quintetto Turner Il Casinaro e così all'ex Ron Ron possiamo offrire soltanto un ruolo da panchinaro e  uno stipendio di 490k annuali... . Accetta. Accetta!!! E ci salva il mercato, perchè non riusciamo a confermare Kostas Papanikolaou (ci rivediamo nel 2K14) e così Metta ci va a coprire il buco lasciato dal greco.
Cazzo è sto fumo? Mentre sono ancora con i telefoni roventi un cortina passa sotto la porta del mio ufficio ad El Segundo. La porta si apre e tra il fumo spunta una silhoutte: "Barba ho deciso, continuo. Birra al posto del Gatorade però, eh?" E così anche A.I, a 39 anni, è ancora dei nostri!
Dunque i Lakers che a giorni inizieranno la seconda stagione del Terzo Mondo hanno Steve Nash, Kobe Bryant, Allen Turner, Glen Davis e Pau Gasol in quintetto e Allen Iverson, Chris Duhon Jodie Meeks, Stephen Jackson, Raja Bell, Metta World Peace, Leon Powe, Elton Brand e Robert Sacre in panchina. Siamo brutti, vecchi e cattivi!

Friday, July 26, 2013

I Lakers stanno fuori dai playoff, Miami 4-3 sugli Spurs


E fu così che per la terza volta in trentatrè stagioni il Barbatrucco non riesce a qualificare i Lakers ai playoff. Il record di 14 vittorie e 15 sconfitte ci ha relegato al nono posto nella Western Conference 2013 per un campionato balordissimo, partito male con il tradimento di Howard, proseguito peggio con tredici nuovi giocatori arrivati nel giro di undici partite e un mese e mezzo di stop per infortunio a Gasol e Metta World Peace (rientrato il primo, ha crashato il secondo), e finito in sfascio con gli spacchi, questa volta contemporanei, di Steve Nash e Earl Clark, anche loro 6-8 weeks out. Va detto che i Lakers d'antoniani partivano al 24 posto nell'overall difensivo e al diciannovesimo posto in quello totale...
Il titolo è così una questione tra i Miami Heat e i San Antonio Spurs. All'anima della simulazione, vincono i primi per 4-3 con LeBron James Mvp delle Finali. Dopo le Finals gli Heat perderanno Ray Allen, che ha annunciato il ritiro.





L'inaudito, per i Lakers, arriva nella off season, dove il Coach Zen si stava già attivando per ricostruire la squadra in ottica titolo 2014. Senza più il peso del contratto di Howard e con Metta World Peace che non rinnova si aprono prospettive succulente per un paio di free agent di lusso, più vari buoni comprimari. E invece? Il complotto anti-Barba ordito da Scuolabuss'Son si materializza: possiamo firmare solo giocatori al minimo di salario. Ma WTF!!?!?!?!?!?!? E' l'ennesima goccia che si va ad aggiungere al vaso già colmo nel rapporto tra la dirigenza gialloviola e il coach sedici volte campione. Sarà questa l'ultima stagione ever del Barba ai Lakers?
Risalgono comunque le quotazioni del Coach Zen in merito al rapporto tra titoli vinti e stagioni disputate: nel 2K12 lo spread del title percentage scese al punto più basso del 20% (un solo anello in cinque anni), mentre in questo 2K13 è risalito al 50% (tre in six season). Il bilancio complessivo, che era tornato al 50% dopo la vittoria dell'anello 2016 con la Sporca Dozzina del Secondo Mondo, è invece risceso al 48,4% (16 titoli in 33 anni). C'è un solo modo per farlo tornare al 50%.

Thursday, July 25, 2013

D E S T R U C T I O N



Andato. E non solo lui. Nella settimana post vittoria salva Barba contro Golden State saltano per aria Steve Nash ed Earl Clark, uno dietro l'altro, sempre in allenamento, entrambi rotti da 6 a 8  settimane di stop, come nei mesi precedenti fu per Pau Gasol e, tutt'ora, lo è per Metta World Peace e Ben Wallace, che si è spaccato dopo la firma dai free agent e non ha ancora giocato un minuto da Laker. Arrivano così inevitabili due sconfitte consecutive che compromettono l'intera stagione, un 108-97 'esterno' contro i Clippers in uno Staples Center biancorosso e un 92-99 contro i Broolyn Nets in casa nostra, con Allen Iverson stoico da 16 rivelatisi inutili punti, 7 assist e 3 recuperi. Quattro infortuni gravi (Gasol, Nash, Metta, Wallace), otto sconfitte nelle ultime quattordici partite, tredici giocatori nuovi arrivati nel giro di undici gare e campionato che si avvia all'amnistia.

Tuesday, July 23, 2013

Lakers-Golden State: The Answa


Dal tradimento di Dwight Howard per Houston, con i Lakers che erano imbattuti 4-0, il Barbatrucco ha fatto arrivare a LA LA Land la follia, tredici giocatori nelle ultime undici partite: Lamar Odom, Greg Smith, DeJuan Summers, Joel Anthony, Nate Robinson, Vlado Radmanovic, Brendan Haywood, Josh McRoberts, Charles Jenkins, Spencer Hawes, Stephen Jackson, Ben Wallace e Allen Iverson. Sono rimasti solo gli ultimi tre, di cui uno, "Big Ben", s'è infortunato al primo allenamento e starà fuori dalle 6 alle 8 settimane.
La squadra è incappata in sette sconfitte nelle ultime undici partite scivolando all'ottavo posto nella WesternConference con un record di 8-7 e una striscia aperta di quattro sconfitte consecutive che mette il Barba spalle al muro: se si perde anche la prossima contro Golden State la quinta "L" in fila farà scattare la clausola-licenziamento, un fatto mai accaduto nelle precedenti trentadue stagioni disputate dal Coach Zen a Nba2k. Sì, il Barbatrucco si era trovato un'altra volta con quattro sconfitte consecutive giocandosi il tutto per tutto alla quinta, accadde nella prima stagione del Secondo Mondo, ma l'avversario era Toronto e fu spazzata via facilmente. Qui di fronte ci sono i Warriors e il prologo è ben diverso da allora: ora abbiamo sette sconfitte nelle ultime unidici partite, tredici giocatori cambiati, Metta fuori per infortunio, Gasol appena rientrato da un mese e mezzo di stop, Iverson spaesato e squadra precipitata al nono posto della Western Conference. Durante il shootaround mattutino allo Staples Center, poi, un giorno dopo il crack di Ben Wallace, s'infortuna anche The Answer: è una diagnosi "gialla", A.I. potrà dunque essere tra i dodici, ma a scartamento ridotto. Con questo bel prologo qui il Barba si gioca la panchina contro Golden State. Non può che essere uno sfacelo.
Golden State è infallibile, e quando dico infallibile, lo dico in senso letterale. Steph Curry e Harrison Barnes qualsiasi pallone scagliano da qualsiasi posizione, finisce dentro. Impossibile difendere su di loro con percentuali del genere. Iverson fa il suo esordio in maglia Lakers a due minuti dalla fine del primo quarto e la prima azione è un tripla in uscita dai blocchi che fa saltare per aria lo Staples Center: sarà il primo di soli due canestri su azione in tutta la partita (chiuderà con 5 punti e 2/5 al tiro). Però dà fastidio, tiene il passo di Curry, ascolta i bestemmioni del Barba che gli impongono di stare dentro il sistema del tira chi è libero passando la palla e La Risposta mette in ritmo i suoi compagni liberi con sei assist, tutti nel secondo quarto. 
E' proprio con questi cioccolatini scartati da A.I. che rientriamo in gara (37-37), anche se i Guerrieri sono spietati e con tre contropiedi sono in grado di scavarti un solco di quindici punti. Nel terzo quarto crolliamo: Golden State si trova a memoria, Curry è una sentenza, Bogut ed Ezeli si mangiano i nostri lunghi e il -14 arriva in un lampo (42-56). Finisce qui l'avventura del Barba a LA LA Land dopo trenta stagioni in gialloviola. Il clima nello Staples Center è irreale. Poi un lampo, un'azione, che mi fa capire invece che i ragazzi vogliono stare qui! Un clamoroso tuffo del vecchio Antwan Jamison alla Bob McAdoo per recuperare un pallone già perso (per i più giovani che non l'hanno visto, è l'ultima azione di questo video.... https://www.youtube.com/watch?v=foZHYLX_L-E ) cambia l'energia della squadra! Golden State ci tiene ancora sotto con il suo basket champagne ma anche con la sua difesa arcigna (79-88), ma noi abbiamo altre facce. Chiamo un raro time-out, non li chiamo mai: "Questo è il momento di capire che cosa vogliamo fare di noi. Non pensate. Se pensate che una cosa sia impossibile, la renderete impossibile. Non potete chiamare il vento, ma potete lasciare la finestra aperta. Non pensate al vostro ruolo, se non avete ruolo, potete assumere qualsiasi ruolo! Potete prendere qualsiasi forma, come l'acqua. Sì A.I..., anche come il fumo, hai ragione, però tu è meglio se ti senti come l'acqua... Ah, e divertitevi."
Ci cambia lo stato mentale. A 6'49" dalla fine un Gasol piazzato da matti in ala piccola scombina le idee ai Warriors per un paio di minuti, sufficienti per mandarci per la prima volta in vantaggio 93-92! Poi ci sono due recuperi di 'Captain Jack' Stephen Jackson con altrettante dunk in contropiede (99-94), ma il vero eroe è quello che nessuno si aspettava: Chris Duhon. Lasciato in campo anche nell'ultimo quarto al posto di Nash, l'ex Duke s'incolla a Curry e gli chiude la saracinesca costringendolo a tiri forzati e a palle perse decisive. Poi Duhon piazza i colpi del kappaò, un difficilissimo lay-up carpiato con lui stuolato a terra a 2'36" dalla fine (107-100) e la tripla spezza tutto del 110-102 a -1'33", arrivata in risposta ad un suo grave errore di passaggio nell'azione precedente che aveva riaperto la partita. Finisce 116-109, Kobe Bryant ha cifre stellari e viene eletto Mvp con 32 punti, 7 rimbalzi e 6 assist, Gasol dà la sua risposta con 19 punti, 7 rimbalzi e 9/11 e Meeks è importantissimo con 12 from the bench (tutti tra l'altro nel secondo quarto). Ma il vero Most Valuable, è l'eroe citato sopra: anche solo con 5 punti, 2/2 al tiro, 6 assist.

Monday, July 22, 2013

HA PRESO LUI!!!


E' il titolo a nove colonne dell'edizione online dell'El Segundo Times, rilanciata immediatamente in tutto il mondo. Il Barbatrucco, travolto dalle critiche per la stagione in corso con i Lakers, accusato di pensare solo all'eventuale futura Eurolega con voci di dimissioni anticipate e reduce da sette sconfitte nelle ultime undici partite, cala l'acquisto che smentisce tutto e che regala a questo Terzo Mondo fin qui anonimo una storia da ricordare, un tema che spinge l'Asso almeno fino alla seconda stagione, prima che l'evoluzione darwiniana dell'Universo faccia il suo corso naturale ai primi di ottobre con l'arrivo del 2K14. Sì ma chi è che ha preso il Coach Zen?!? Più che preso, riesumato. L'ultimo parquet l'ha calcato due anni fa in Medio Oriente per una decina di partite, poi un problema al ginocchio l'ha messo knock-out: a 38 anni non è più quello di una volta, l'overall è crollato a 71, la tenuta fisica è precaria, il fiato limitato. 
Ma al Barba, che nel secondo Mondo ha portato al titolo anche Vince Carter, strappandolo al ritiro, è saltata l'idea in testa quando sulla pagina di Wikipedia non ha visto scritto "former Nba Player, bensì "free agent". Lui, formalmente, non si è ancora ritirato. E tra gli agenti liberi, infatti, c'era. Eccolo all'uscita del gate, è già qui!

Sunday, July 21, 2013

Scuolabuss' Son esonererà il Barba per mano di Golden State?


La bomba l'ha sparata Anthony Spadellaro sul Daily Fact: ci sarebbe un complotto ordito da Scuolabuss'son per cacciare il Barba. Teatro, la gara in programma lunedì contro i Golden State Warriors che arriva dopo quattro sconfitte consecutive. La quinta in fila, come da trentennale barbacontratto, prevede infatti la sollevazione immediata dall'incarico e il nuovo deux ex machina lacustre, che ha amicizie in quel di San Francisco, "starebbe lavorando" per questo. Il Coach Zen e Scuolabuss'son, del resto, sono in contrasto dal 2K12 e le recenti dichiarazioni del sedici volte campione Nba2K non aiutano certo la conciliazione: il Barba aveva espresso pubblicamente la volontà di lasciare i Lakers nel prossimo Universo 2K14 se ci fosse stata l'occasione di allenare una squadra europea. Allo stesso tempo il managment dei Lakers sta facendo di tutto per far sì che questo accada, con acquisti per il 2K14 volti solo a disputare una stagione di transizione per arrivare a prendere LeBron James e/o Carmelo Anthony nell'estate del 2014.
"Folli illazioni" fanno sapere sia da LA LA Land, sia dalla Bay Arena. Ma Il Fatto rimane: se non battiamo Golden State allo Staples Center il Barbatrucco, dopo trenta stagioni trascorse su questa panchina, non sarà più l'allenatore dei Lakers.

Thursday, July 18, 2013

The Mistake in the Lakers

La partita a Cleveland è la prima tappa delle preventivate undici vittorie nelle ultime quindici partite professate dal Barba pochi giorni fa. Ora per arrivare a 19-10 dovremo vincerne undici nelle prossime quattordici... E' la gara d'esordio in maglia gialloviola di Spencer Hawes (5 punti, 1/7...) e Stephen Jackson (18), ma il dominatore assoluto è Kyrie Irving che ci apre letteralmente in due con 32 punti in scioltezza con la sigaretta in bocca, fumandosi via Nash, Jenkins e anche 'Captain Jack', dirottato ad un certo punto sulle sue tracce. A vittoria dei Cavs virtualmente acquisita chiamo timeout. Giochiamo con una superficialità...cioè bisogna che ci giochiamo con un po' dignità!!! Con  un po' di anima cazzo! Nessuno fa un salto! un fallo con la palla lì! Facciamo a cazzotti almeno!!! ...... no fermoo, intendevo in senso figurato!!!!! 


Troppo tardi... World Peace scatta dalla panchina come ai blocchi dei centometri per andare a pestare uno a caso in tribuna ma il movimento lo strappa: fuori dalle 4 alle 6 settimane...  Nella gara del ritorno di Pau Gasol, disastroso ma giustificato, si ferma Metta per almeno un mese e mezzo.....TROIA!!! (cit. finale del timeout di Pianigiani)

Wednesday, July 17, 2013

"Fermatelo! E' fuori controllo!"

La squadra naufraga. Dalla partenza di Dwight Howard ai Rockets abbiamo vinto soltanto quattro partite su dieci, un ruolino da media-bassa classifica. Eravamo imbattuti con DH12, quattro vinte nelle prime quattro partite, poi l'infortunio e lo stop di quasi due mesi di Pau Gasol e una girandola di arrivi da tossici del mercato: Lamar Odom, Greg Smith, Brendan Haywood, Josh McRoberts, Nate Robinson, Charles Jenkins. Troppi doppioni, troppa gente. E così, dopo la sconfitta di Denver, sono rimasti solo il secondo e l'ultimo. Non si salva nemmeno il seppur ottimo JJ Redick, perchè in quel ruolo lì abbiamo ora bisogno di uno slasher. O adesso, che non siamo ancora oltre la metà di stagione (14 partite disputate su 29), o mai never, perchè abbiamo bisogno di assestarci in tempo. Nel giorno del recupero di Pau Gasol vanno via in quattro (Odom, Haywood, McRoberts, Redik) e arrivano in tre: ritorna Earl Clark, arriva il nuovo pivot dai Philadelphia 76ers (Spencer Hawes, che da noi sarà titolare) e dai free agent firmiamo per poco più di un milione di dollari 'Captain Jack' Stephen Jackson.
"Fermatelo! E' fuori controllo!" è il titolo online dell'El Segundo Times che pretende le analisi dei capelli del Coach Zen per verificare se sia sotto l'effetto di sostanze dopanti. Entro negli spogliatoi e metto un cartello: "From 8-6 to 19-10". E' questo il record che voglio alla fine. Significa che per trasformarci in una squadra da titolo dovremo fare 11 vittorie nelle prossime rimanenti 15 partite, tra le quali Clippers, Pacers, Celtics, Brooklyn, Oklahoma City, New York, Miami...

Monday, July 15, 2013

Da non credere


Nelle Rocky Mountains si è staccata una valanga di quelle che ne vedono in pochi. Inarrestabile, in grado di spazzare via ogni cosa. Nella città alta un miglio Kobe Bryant ha generato un qualcosa pari alla prestazione contro Toronto nel 2006, anche se gli "81" oggi li ha scomposti in due, sommando 65 punti con 8 assist. Il Mamba Nero era in una di quelle giornate dove ogni cosa che indirizza a canestro finisce nel cotone, certamente favorito dalla non marcatura del quasi quarantenne Andrè Miller, visto che Denver si è schierata con il doppio play (Ty Lawson, il regista). Kobe insensato, una roba da folli. Ah, ve l'ho detto comunque che abbiamo perso di nuovo? I Nuggets ci hanno cancellato per 121-109 con Gallinari che ha giocato un ultimo quarto alla Larry Bird, segnando tutti tutti tutti i canestri decisivi nei momenti più caldi. Il Gallo ci ha aperto in due con 36 punti e 7 rimbalzi.

La catastrofe

E ora il fuoco di fila può incominciare. Da tutti i fronti, senza pietà. Andiamo a Minneapolis contro i T'Wolves, una squadra al momento in netta difficoltà, ampiamente fuori dai playoff, e anche di parecchio. E finiamo sotto di 39 punti a sei minuti dalla fine del terzo quarto..... It's a shame. Quando il tabellone registra il vergognoso 85-46 le rotatorie dell'El Segundo Times sono già a fuoco: chiedono la testa immediata del Barba, senza condizioni. La rimonta dell'ultimo quarto serve solo per rendere meno catastrofica la sconfitta nel punteggio (113-91), ma non cambia la sostanza. Con un bombardamento senza sosta guidato dall'ispirato Shved, con Kirilenko top scorer (26) e Ricky Rubio a ridicolizzare un immobile Nash i Lakers vengono fatti saltare per aria e introdotti ad una nuova lezione di basket, dopo quella subita contro gli Spurs. Il nino maravilla, con i suoi clamorosi ribaltamenti dal lato forte al lato debole ad una mano dal palleggio, alla Pete Maravich, ci ha sezionato in due come rane nell'ora di biologia. Nessuno sa cosa pensare di questi Lakers che quando ingranano sono capaci di battere la capolista, ma quando il tira chi è libero non si manifesta si squagliano come un gelato in un forno.

Sunday, July 14, 2013

La Gara

Eravamo talmente presi dalla Prova contro San Antonio che non ci eravamo accorti cosa il calendario ci avrebbe riservato nella partita successiva: gli Houston Rockets, allo Staples Center. Il ritorno di Dwight Howard. Con il loro quintetto All Star i texani viaggiano primi nella Western Conference con 10 vittorie su 12 partite: Lin, Harden, Parsons e le torri gemelle Asik-DH12 fanno già tremare la Lega.
Avevamo già affrontato Howard da avversario nel Secondo Mondo quand’era ai Clippers, ma ora la questione è ben diversa. All’epoca lo cedemmo noi, mentre qui se n’è andato lui lasciandoci in mano un pugno di mosche. Nella locker room sono lapidario: “fatelo fuori”. Brendan Haywood è quello più coinvolto nella questione e la prende sul personale: spintona Howard appena riceve palla, lo mena, gli impedisce di girarsi e quando al posto di Odom entra il guerriero Josh McRoberts, Superman non vede più un rimbalzo. Se per i Rockets è una partita come le altre, per noi equivale ad una garasette di Finale e la differenza si vede tutta. A 1’44” dalla fine del secondo quarto rubiamo palla, Nash s’invola in contropiede per la corsia centrale, con la coda dell’occhio guarda a destra e appena sorpassa la linea da tre lancia in aria un assist-palombella al cielo per l’accorrente Bryant che vola e affonda con la mano sinistra l’alley-hoop violento in testa a Howard!!! Viene giù lo Staples Center! Anche perché il punteggio recita Lakers 57, Rockets 40! Ma la storia insegna che never say gatto se non l’hai nel sacco. Le partite finiscono alla quarta sirena e se Howard non devasta (chiuderà comunque con 23 punti, 11/14 dal campo e 13 rimbalzi…) James Harden è in versione Lone Ranger. Ce ne rovescia addosso 35 e quando Houston smadonna tre triple consecutive per un parziale di 10-0 in un minuto e mezzo e a 8 dalla fine, il sorpasso avviene (88-89). Il “Barba tarocco”, tarantolato, porta i Rockets anche a +5 (92-97) e ad una manciata di secondi dalla fine i texani sono ancora avanti di uno e palla in mano (109-110). Se segnano è la fine. Noi difendiamo come dannati, gli sporchiamo il tiro, Kobe strappa il rimbalzo volando sulla testa di tutti con la cattiveria di chi vuole vincerla e quando tocca terra sprinta subito per il contropiede furibondo. Slalomeggia, salta un paio di avversari, entra in area, tira scoordinato con contatto in aria di Harden. L’arbitro non fischia nulla ma il Mamba inventa comunque il canestro del sorpasso a 5” dalla fine!!! (111-110). E’ il 49esimo punto di Kobe… Lo Staples è un bordello senza senso! Ma sono i Rockets ad avere l’ultimo tiro. Rimessa a metacampo, non fate ricevere Harden!!! E riceve. Ankle-breakka, salta Bryant, si porta all’altezza del tiro libero dove lascia partire il rilascio della beffa sulla sirena in faccia a Nash. Dentro la retina. Ma no! Un attimo! Cos'è quello? E' un uccello? E' un aereo?? C’è qualcuno che non ha fatto niente per tutta la partita che sale letteralmente sulle spalle del canadese, se l'ingroppa, allunga la mano e stoppa di rabbia il tiro di Harden mentre suona la sirena!!! Ma chi è stato?

Saturday, July 13, 2013

La Prova




Volevamo la prova? L’abbiamo avuta. Tutti i dubbi su questi Lakers si amplificano all’At&t Center dove gli Spurs ci mettono dietro la cattedra e ci infliggono una sonora lezione di pallacanestro applicata. Non c’è storia tra la motion offense di Popovich e il tira chi è libero del Barba, così come è improponibile il confronto tra Tony Parker e Steve Nash, con il canadese sbriciolato dagli ankle-breaker in esitation + arresto e tiro o penetrazione del francesino, capace di chiudere con 32 punti, 5 rimbalzi e 8 assist. Parker controlla la partita a suo piacimento, Ginobili e Kawhi Leonard sono perfetti esecutori della motion, mentre Tim Duncan è lì sotto a fare da totem guida, smistando palloni come un vigile col traffico. Perfette le uscite dai doppi blocchi dei piccoli texani, con Ginobili, Leonard e Danny Green a trovarsi sempre almeno due metri di spazio e il nostro difensore intrappolato in ritardo. Solo uno scatenato Kobe non vuole perderla neanche di fronte all’evidenza della netta superiorità degli Spurs e scatena 48 clamorosi punti per uno speranzoso -8 a poco dalla fine. Ma non c’è niente da fare, un’accelerata di Parker chiude tutto, per un  fin troppo buono 119-107 che non spiega il 12-2 iniziale, poi il 30-17, poi il 40-25 o il 54-36 del secondo quarto. Ci hanno dominato subito, per tutta la partita, fin dall’inizio. Mai come ora ci rendiamo conto che tra noi e queste squadre da titolo c’è un divario insormontabile. Coach, mi fa Metta, hai qualche altra stronzata Zen da propinarci adesso? Taci, se no ti amnistio anch'io!
Prima della gara avevamo spedito Nate Robison a Philly in cambio di Charles Jenkins e due second round pick future dei Sixers: non ci sarebbero dovuti essere più cambi (e non ce ne saranno), ma KryptoNate in sole due partite ha azzerato il suo morale pretendendo la luna e questo non esiste.

Friday, July 12, 2013

Il Sistema Zen


Chiese il Maestro: quando ti guardi allo specchio cosa vedi?. Rispose il discepolo: non mi sono mai posto la domanda. Disse il Maestro: risposta esatta.
Ragazzi, faccio nello spogliatoio, è con questo aforisma che dovremo giocare le prossime 21 partite che ci separano dai playoff! Afo cosa? Mi fa Metta, io non ci ho capito niente di quello che hai detto Coach. Bravo, gli faccio, è questo lo Zen! Proveniamo da tre sconfitte nelle ultime quattro partite e da due batoste colossali consecutive, per cui la gara allo Staples contro i Memphis Grizzlies è già quasi da last beach. Ed è delicata, perché c’è l’esordio dei tanto criticati Brendan Haywood e Josh McRoberts ed è la prima partita senza l’infortunato illustre, Pau Gasol. Siate fluidi, lasciate che il tira chi è libero venga a voi, non pensate: se sarete fedeli al sistema, sarà il tira chi è libero che troverà voi!
Metta entra in campo grattandosi la testa e chiedendosi se le parole del Barba hanno forse a che fare con la dichiarazione dei redditi, sta di fatto che i Grizzlies ce li maggnamo, non tanto nel punteggio (104-98) quanto nel controllo mentale della partita. I nuovi fanno esattamente quello che mi aspetto da loro (tagli, movimento senza palla, blocchi, gioco duro) ma inaspettatamente quello che si trova a meraviglia nel tira chi è libero barbatrucchico è colui che dalla tribuna e stato inserito nei dodici per via dell’infortunio di Gasol: DeJuan Summers! L’ex Pistons, che ciccò completamente l’esperienza italiana alla Montepaschi, ha giocato una partita spettacolare. No, non parlo in termini di consistenza del box score o di punti segnati (ne ha fatti 7 con due triple), ma di movimenti senza palla e spaziature. I suoi tagli perfetti e i suoi posizionamenti al millimetro, hanno permesso ai compagni di mettersi sempre nelle condizioni migliori di tiro! Una vera sorpresa.
Poi allo Staples arrivano i Toronto Raptors, una squadra contro la quale abbiamo quasi sempre perso nelle precedenti cinque regular season!  Ma non questa volta. Il mind control sulla partita che abbiamo avuto contro Memphis si ripete anche qui, il tira chi è libero viene a noi e serviamo un 115-100 con 34 punti e 6 assist di Kobe (le stesse cifre le aveva fatte contro i Grizzlies) e 17 di Haywood, con un sempre più ispirato Papanikolaou a far saltare il banco e ancora DeJuan Summers a generare movimenti impeccabili. Ma questo non basta. Non sono certo due vittoriette contro Memphis e Toronto a fare testo. Ci vogliono ben altro tipo di prove. E ce ne abbiamo subito una: la prossima andiamo a San Antonio, e non contro gli Spurs di default o patchati in inverno, bensì contro quelli che sono arrivati a garasette contro Miami nella real Nba…

Thursday, July 11, 2013

E' Brendan Haywood il pivot dei Lakers


Uno viene dai Tar Heels di North Carolina, l’altro dai Duke Blue Devils e almeno dal punto di vista delle solide basi ci siamo. In uno scambio che porta a Charlotte Joel Anthony, scelte e Devin Ebanks traghettiamo a Los Angeles il pivot Brendan Haywood e il cavallo di ritorno Josh McRoberts, quest’ultimo già compagno di squadra di JJ Redick a Duke.
Il primo obiettivo per il ruolo di pivot titolare a dir la verità era Chris Kaman, ma è infortunato rosso non scambiabile, e così Haywood è sbarcato a presidiare l’area nel quintetto dei Lakers, al momento a fianco di Odom, poi quando Gasol tra 1-2 mesi tornerà, ‘Lamarvellous’ verrà rilasciato. McRoberts è il lottatore, con tiro da fuori, che ci serviva: lavoro sporco, gomiti nelle giugulari e piazzati da fuori, anche da tre. Sarà un panchinaro-ombra, perché spesso lo vedremo a fianco di Haywood. Ora la squadra è fatta: Nash, Bryant, Metta, Gasol (Odom), Haywood in quintetto e Nate Robinson, Redick, Papanikolaou, Greg Smith, McRoberts e Summers in panchina. Convoco tutti all’alba alla palestra di El Segundo prima dell’allenamento mattutino, anche Gasol con le stampelle (strappo ai legamenti del piede). “La vedete quella foto lì? – faccio indicando la foto di squadra della Sporca Dozzina che vinse il titolo 2016 nel Secondo Mondo – le vedete quelle facce? Sono entrate nelle storia, perché sono andati oltre l’inimmaginabile. Guardatevi. Questi siete e questi rimarrete, dovrete convivere per un anno, non ci sarà nessun altro intervento sul mercato. Se vorrete essere ricordati… MUOVETE IL CULO!!!!!!!!!!

Wednesday, July 10, 2013

Catastrofe Lakers, la squadra è allo sbando


Dopo una vittoria di misurissima a Sacramento 97-98 andiamo allo United Center di Chicago. Guarda caso pochi giorni prima della partita s’infortuna Nash e così contro i Bulls parte titolare subito il grande ex appena arrivato, Nate Robinson. E’ una gara chiave per Krypto perchè una grande prova da titolare potrebbe già subito convincere il Coach Zen a tenerlo in considerazione per un futuro da starting fiver next year. E infatti mi convince subito. Che non è il giocatore adatto. Sotto la guida del nanetto tatuato la squadra deraglia subito, finisce subito sotto pesantemente nel primo quarto (33-17) e non c’è già più storia: Bulls 102, Lakers 79 per una delle prove più brutte di sempre. Ah, ve l'ho detto che nei Bulls mancava Derrick Rose per infortunio? Ecco, mancava pure lui, se no chissà come sarebbe finita. Dicevo di una delle prova gialloviola più brutte di sempre. Fino alla partita successiva, allo Staples Center, contro gli sbandati Washington Wizards. Se la Caporetto a Chicago può anche avere una parziale giustificazione visto lo strepitoso stato di forma dei Tori (8 partite, 8 vittorie), quella contro i capitolini non ha scusanti. WASH, 2 vittorie e 9 sconfitte, viene a LA LA Land a distruggerci senza ritegno, con John Wall e Bradley Beal impossibili da contenere: dopo un quarto e mezzo siamo già sotto 21-43 e il risultato finale è da vergogna: 67-97, -30.
Un disastro. Eravamo 4-0 con Howard, siamo 1-3 dalla sua partenza. Lamar Odom è impresentabile oltre ogni previsione, ma per un mese non può essere re-immesso sul mercato in quanto appena firmato dai free agent. Pau Gasol è più morbido di un sofficino ma scampa a quasi certo scambio di mercato grazie ad un ‘provvidenziale’  strappo da dopo Wizards che lo terrà fuori dalle 4 alle 6 settimane e, da infortunato, lo rende inscambiabile; non possiamo aspettare tanto per tornare sul mercato. E poi ci sono gli ultimi due arrivati. Nate Robinson è incontrollabile e  l’ultimo arrivato, Joel Anthony, è più spaesato di un Rocco Siffredi in clausura. L’Affiatamento è crollato al 54%. C’è poco da fare, ci serve un pivot titolare.