Quando un ‘battito d’ali’ a Oklahoma City causa un fallout termonucleare su tutta la Nba. Gli ultimi giorni di regular season hanno creato situazioni imprevedibili e tutto nasce da quel battito d’ali in Louisiana; il nostro per la precisione. Ci riscaldiamo a Phoenix (vittoria di 13 punti) prima di andare a giocarci il match dell’anno alla Chesapeake Energy Arena, tana dei Thunder padroni dell’Ovest. La giochiamo alla grande, Durant scodella 17 punti sui primi 21 dei suoi, ma quando gli incollo addosso Kirilenko, progressivamente sparisce. AK47 è la chiave “On D” (Durant ne ha 25 all’intervallo, ma ne segnerà solo 10 nella ripresa), un mostruoso Gasol da 30 punti e 9/13 lo è in attacco e ci permette di saccheggiare la Louisiana 104-111. E il nostro battito d’ali crea un effetto domino che stravolge tutto.
Noi, nonostante le ultime tre vittorie consecutive (@PHX, @OKC e l’ultima allo Staples contro Dallas) non riusciamo a schiodarci dal quinto posto (chiudiamo a 18-11), ma la nostra “double vu” contro i Thunder manda in crisi Durant & Co., che ne perdono un'altra e si fanno risucchiare all’ultimo sia dai Los Angeles Clippers in risalita dopo il ritorno di Blake Griffin (i Clips prima del crack della loro ala-pivot dominavano la Western Conference), sia dai Denver Nuggets che, terzi stabili per tutto l’anno, piazzano il clamoroso colpo di reni opportunista all’ultimo giorno. Morale: Thunder, Clippers e Nuggets con lo stesso record, ma per via della classifica avulsa che comprende scontri diretti e vette delle rispettive division, è clamorosamente Denver ad uscire fuori con il seeding numero uno dell’Ovest! ! ! Con i Velieri secondi e i Thunder clamorosamente beffati che scivolano al terzo posto dopo almeno quattro mesi in testa alla Western Conference. I N S A N F U L L !
E la stessa cosa si verifica a Est! Philly, in testa per tutto l’anno, ha un calo nell’ultima settimana, ma ad approfittarne non sono i Bulls (secondi), bensì gli eterni Boston Celtics che fanno proprio come i Denver Nuggets: terzi stabili per tutto l’anno, allungano il collo sul filo del traguardo e lo tagliano per primi, con i Sixers che, proprio come i Thunder, scivolano al terzo posto. Denver testa di serie numero uno a Ovest e Boston testa di serie numero uno all’Est, due upset che mischiano le carte nei playoff dove noi abbiamo la fortuna di finire nella parte di tabellone che non comprende i Thunder, che dunque incontreremo eventualmente solo in una Finale di Conference. Al first round comunque ci capitano i Dallas Mavericks, con il vantaggio del fattore campo a loro. Sono sempre cazzi.
Denver fa incetta di premi individuali, dove c’è un predominio clamoroso dei playmaker come mai prima d’ora: Derrick Rose (Bulls) è l’Mvp stagionale a 21.8 punti, 7.0 assist, Kyrie Irving (Cavs) è il Rookie of the Year (15.3 punti, 5.3 assist), Andrè Miller (Nuggets) è il Sixth Man e Ty Lawson (Nuggets) la Rivelazione. L’unico non play ad essere premiato è Dwight Howard (Magic) che si consola con il Defensive Player (18.6 punti, 12.1 rimbalzi, 2.0 stoppate), mentre Orlando sta fuori dai playoff. Il Coach of the Year è meritatamente Doug Collins nonostante il terzo posto dei suoi Sixers, anche se a questo punto una menzione di diritto va fatta anche per George Karl.
from the precedent post @Alp
ReplyDeleteL'ultimo posto degli Spurs è veramente inspiegabile. In una season "all'europea" ci sta che 3-4 sconfitte di fila (magari di un punto) ti rovinino la classifica, ma quello degli Speroni è stato un vero e proprio crollo. Lo spiego solo con un incrocio di casualità: è probabile che ne abbiano perse diverse senza Ginobili e che, al suo rientro, ne abbiano perse diverse per 1-2 punti. Sommando questi fattori forse si spiegano le 19 sconfitte stagionali, che comunque metterà San Antonio nuovamente tra le contender il prossimo anno perchè sceglieranno altissimi nel Draft!
Come Melo, purtroppo, ce ne sono tanti nella storia della Nba di giocatori con potenzialità massime ma che poi alla fine non sfruttano: Bernard King negli 80's era uno di questi. Purtroppo a Melo manca la cosa fondamentale, la testa. Non nel senso che non sia intelligente, ma nel senso che deve anteporre la squadra a lui. E' un accentratore. Solo uno lo potrà salvare e ne potrà sfruttare tutto il suo clamoroso potenziale next year: Phil Jackson sulla panchina dei Knicks.