Letteralmente sepolti da una tormenta di neve clamorosa, decidiamo di raggiungere San Antonio con i gatti delle nevi. Chi può, viene il slitta. Ron Ron, al posto degli husky siberiani, se la fa trainare dai suoi dodici pitbull mannari.
Ma ben più della nostra trasferta odissea, potè la garasette che gli Spurs hanno giocato contro Memphis. Li ha piegati sulle gambe. E così garauno di Western Conference Finals all’AT&T Center diventa una sfida tra una squadra fresca e riposata contro una squadra, quella di Popovich, che è ancora una centrale di acido lattico in fermentazione. Ed è una carneficina. Gli Spurs partono con Duncan-DeJuan Blair, ma quando quest’ultimo incappa in problemi di falli, piazzano dentro Hasheem Thabeet che con Timoteo ripropone in campo le 'Twin Towers'. Con la differenza che Thabeet non è David Robinson… Gasol imperversa nel primo quarto (9 punti nel 9-15 Lakers), Tony Parker è l’unico Spurs a reggere il confronto, ma quando lascia la cabina di comando a Delonte "Senzatesta" West, da “Pop’ Team” precipita. Noi eseguiamo alla perfezione il Triple Post Offense e siamo già a +15 a metà secondo quarto (30-45) e il nostro vantaggio di punti tratti dal contropiede (20 a 4…) fotografa esattamente la situazione: gli Spurs sono letteralmente sulle gambe. Nel terzo quarto Tony Parker cerca di scuotere i suoi, ma San Antonio non ha energie, non riesce a risalire oltre un -7 e nell’ultimo periodo si lascia andare ad un massacro. Sfondiamo il muro del +20 con una tripla di Mills proprio in faccia al francese (69-90), voliamo a +25 con un intercetto del play australiano che lancia Kobe in dunk solitaria (69-84) e il massimo è un +27 a 2’30” dalla fine (76-103).
Garauno finisce 86-103, rovesciamo subito il fattore campo, e Patrick Mills si prende il Jordan Player of the Game con 18 punti e 6 assist from the bench, contro un certo Tony Parker e in una Finale di Western Conference. Kobe (19 punti, 5 rimbalzi), Gasol (15 punti, 11 rimbalzi), Andrè Miller (11 punti) e Ilgauskas (11) sono gli altri quattro yellowiola in double figure. Agli Spurs, con un Ginobili scentrato (6/18 al tiro), non basta Tony Parker (20 punti, 5 rimbalzi, 7 assist). A Est continua la favola dei Celtics che al TD Garden si prendono garauno contro gli Heat!
Vittoria molto pesante che potrebbe già girare la serie. Gli Spurs sono ora costretti a vincere in gara 2, altrimenti diventano condannati a rapida fine. Stai andando a velocità doppia rispetto agli altri, sta scorrendo tutto molto facilmente e stai asfaltando chiunque ti passi davanti: la sfida al primo turno contro OKC è evidentemente stata decisiva in questo senso, ti ha dato la consapevolezza della forza della squadra!
ReplyDeleteEsattamente. Aver giocato un primo turno equiparabile ad una Finale di Conference ci ha consentito di mantenere quell'attenzione su ogni singola azione anche nelle serie seguenti! Stiamo spingendo a bestia e, soprattutto, non siamo più "Kobe dipendenti". A parte alcune gare extra, Kobe spesso e volentieri si limita a stare sotto i 20 punti.
ReplyDeleteC'è anche da dire che siamo molto più forti dell'anno scorso. Due playmaker che producevano 5-6 punti a testa (Derek Fisher e Steve Blake) sono stati sostuiti da Andrè Miller e Patrick Mills che sono in grando di farne 10-15. Ma, soprattutto, Theo Ratliff è stato sostituito da un Ilgauskas che sta comandando tutta la difesa dei Lakers. E abbiamo un Devin Ebanks in più che last year non entrava quasi mai.
Però attenzione. Questa garauno è stata facile perchè gli Spurs erano stanchissimi e in ritardo su ogni azione sia offensiva sia difensiva. Ma se per garadue ritrovano le energie (soprattutto in difesa) la questione fa presto a girare...
Sai, il ritmo dei playoff è incalzante e ogni partita che si fa in più è una partita in più sul groppone. È una mera questione di numeri e non tanto di tempo per recuperare. Una gara in più la senti sempre, te la porti dietro. Che poi ora partirete con lo stesso affaticamento è vero, ma loro avranno sempre un peso che si porteranno d'appresso per tutta la serie...
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