Distruggiamo il nuovo parquet dei Suns
scartavetrandoli per 87-107 (32 dell'ex lacustre Shannon Brown, ma 47 della coppia
Mamba-Superman) ed è la mia ultima gara di questa regular season sulla panchina
dei Lakers, perché poi vado in meditazione pre-playoff nel Montana a farmi
qualche fungo peyote prima della Big Dance e lascio le ultime due a John
Kuester, che esordisce con un incoraggiante -38 a Oklahoma City (111-73, 34 di
Durant, 9 con 4/12 di Kobe) e si riprende sconfiggendo allo Staples i Dallas
Mavericks 94-88 contro un super Nowitzki (31 punti, 10 rimbalzi).
Chiudiamo con 20-9, con otto vittorie
nelle ultime dieci partite, lanciatissimi a palla di cannone, primi nella
Western Conference e attendiamo i famigerati premi di fine stagione della 2K.
E’ il dominio di un giocatore destinato ad entrare, a detta di molti, nella
Hall of Fame. Un altro n°23 chiamato a riscrivere i contorni di questo sport.
Il rookie 19enne Anthony Davis non riesce a portare New Orleans ai playoff, ma si prende sia il Rookie of the Year (14,6 punti, 10,3 rimbalzi, 1,7 stoppate), sia il titolo di Miglior Difensore! E’ mai esistita una matricola che al primo anno, oltre al Rookie of the Year, si prende anche un altro premio individuale? Sì, due: Wes Unseld e Wilt Chamberlain, entrambi migliori esordienti ed Mvp stagionali. Ma come ha svelato Alp, non c'è mai stato prima d'ora nella storia della Nba un Rookie of the Year in grado di vincere anche il premio di miglior difensore. Davis in pochi mesi si è portato a casa il titolo Ncaa, la medaglia d'oro olimpica, il Rookie of the Year e il Defensive Player of the Year! L’exploit dell’ex Kentucky Wildcats fa passare in secondo piano tutto il resto: sia il monotono Mvp a LeBron James (25,2 punti, 7,1 rimbalzi, 6,1 assist, 52% al tiro), sia il sempre meno accettabile Coach of the Year ad Erik Spoelstra (premio privo di senso se uno come Phil Jackson lo vince una sola volta). Men che meno il Sixth Man Award (a Ramon Session dei Bobcats!) o La Rivelazione (Brandon Knight dei Pistons).
Il rookie 19enne Anthony Davis non riesce a portare New Orleans ai playoff, ma si prende sia il Rookie of the Year (14,6 punti, 10,3 rimbalzi, 1,7 stoppate), sia il titolo di Miglior Difensore! E’ mai esistita una matricola che al primo anno, oltre al Rookie of the Year, si prende anche un altro premio individuale? Sì, due: Wes Unseld e Wilt Chamberlain, entrambi migliori esordienti ed Mvp stagionali. Ma come ha svelato Alp, non c'è mai stato prima d'ora nella storia della Nba un Rookie of the Year in grado di vincere anche il premio di miglior difensore. Davis in pochi mesi si è portato a casa il titolo Ncaa, la medaglia d'oro olimpica, il Rookie of the Year e il Defensive Player of the Year! L’exploit dell’ex Kentucky Wildcats fa passare in secondo piano tutto il resto: sia il monotono Mvp a LeBron James (25,2 punti, 7,1 rimbalzi, 6,1 assist, 52% al tiro), sia il sempre meno accettabile Coach of the Year ad Erik Spoelstra (premio privo di senso se uno come Phil Jackson lo vince una sola volta). Men che meno il Sixth Man Award (a Ramon Session dei Bobcats!) o La Rivelazione (Brandon Knight dei Pistons).
Sono nella mia bettola di legno nel
Montana, fuori già c’è un freddo porco. Rientrerò a ore per preparare il primo
turno dei playoff. Contro chi? Quelli del “5 domande 5 about” mi stanno
preparando l’intervista, lì verrà svelata la prima contender.
From the real world
ReplyDeleteLakers 0-8 in preseason e 0-2 in regular season. Mike Brown dont arrive to eat the panetton.
Ottimo. Vincere 8 delle ultime 10 é un segnale molto positivo in vista dei Playoffs. Hai trovato la quadratura del cerchio al momrnto giusto, ora avanti senza paura.
ReplyDeletePer quanto riguarda il real world..
Brown é un allenatore estremamente sottovalutato: per quanto concerne la fase difensiva è nella top five Nba. Il problema è che gestire quello spogliatoio è veramente difficile, viste le forti personalitá.
That's right. Il problema è che per vincere devi gestire lo spogliatio ed essere anche uno psicologo-motivatore. Brown non sa gestire l'attacco, ho dei dubbi anche sullo psicologo motivatore e, in queste partite con i Lakers, non sembra nemmeno difendere, visto che la squadra subisce 30 punti a quarto. E questo mi fa paura :) Nel senso che tutte le cose di cui parlavo all'inizio che riscontravo a Nba 2K13 si stanno verificando nei real Lakers: ovvero la mancanza di difesa, l'età e gli scarni numeri di Nash, il dominio di Howard con percentuali stellari, le teorie che vogliono Jamison in quintetto al posto di Metta.
DeleteSto Nba2K13 è talmente reale che fa paura :)
Non è mai successo che un rookie fosse DPOY e ROY. Hai un record!
ReplyDeleteSul real-world: la mia opinione sui Lakers che ho scritto sul forum whitejesus:
0-2 and counting...
Personale analisi sui Lakers. Qua il problema si sta rivelando soprattutto l'allenatore, chiaramente inadeguato. A Nash viene detto di rallentare e non viene fatto giocare un pick and roll (dicasi uno); Howard viene servito staticamente (!!!) e in punta(!!!!) con una costanza disarmante; Gasol gioca in back to back 80 minuti complessivi; Artest e Ebanks schierati da G; a Jamison a 34 anni gli si cambia il ruolo (da AG ad AP per giunta); vengono schierati quintetti improbabili (completamente senza "stelle" e con Jamison da 3 e Ebanks da 2); la squadra in attacco non gioca per trovare i tiri migliori in base alle proprie caratteristiche, ma per eseguire un qualcosa che non ha né capo e né coda...
Con questa squadra devi solo aggiustare le rotazioni e poi mettere due schemi in croce e le partite le vinci da solo. Parti con un quintetto Nash-Bryant-Artest-Gasol-Howard. A metà primo tempo il quintetto diventa Nash-Meeks-Ebanks-Jamison-Howard; ad inizio secondo quarto Blake-Meeks(Bryant)-Bryant(Ebanks)-Jamison-Gasol e poi ricominci con il primo quintetto. Quando c'è Nash in campo, si gioca pick and roll con lui in continuazione; quando non c'è Nash, Bryant e Gasol creano gioco dal post alto. Lo capisco io che sono un emerito signor nessuno, posso credere che non lo capisce un allenatore professionista in NBA e il suo staff?
Chiaramente, la colpa non è solo dell'allenatore, perché le colpe non sono mai di uno in questi casi: troppa disattenzione e troppo poca cattiveria agonistica da parte degli interpreti. Tuttavia, se i problemi portati dai giocatori sono problemi mentali, gli errori fatti dal coach non sono accettabili per una squadra con quel roster. Anzi non sono accettabili neanche per una squadra di lega2. Non si sta sindacando sul gioco offensivo dei Lakers, il problema sono le posizioni in campo dei giocatori...
@Alp
ReplyDeleteAnche per rispondere alle ultime righe su Whitejesus in merito a Davis, secondo me questo giocatore qui "riprogrammerà" la pallacanestro...
Mike Brown io non l'ho mai potuto vedere (e dire che l'ho visto anche giocare dal vivo, quand'era in Italia). Prima di tutto 'a sensazione', non mi piace il suo modo di fare. Già in Nba 2K12 lo volevo cacciare in precampionato, prima di scoprire che è 'incacciabile' per il suo contratto assurdo.
Come ha scritto anche Albys su whitejesus, Brown è un miracolato. Si è ritrovato, senza logica, su questa panchina con in mano un contratto improponibile. Non sa attaccare (tant'è che l'anno scorso delegò la fase offensiva a Messina), non va a genio a Bryant, non ha una logica. Come dicevo mesi fa, questi Lakers a me non mi convincono proprio. Troppi i 38 anni di Nash in un ruolo cardine come quello (e infatti, ieri, subito in infortunio), troppo scarso l'allenatore.
Io l'idea folle ce l'avrei. Alzo la cornetta: "Hey Fish, ti va di tornare? Ti garantisco 48 minuti! Tre li giochi, 45 li alleni." A questa squadra in panchina serve un vincente motivatore: Brian Shaw era l'ideale. Io andrei su Derek Fisher allenatore-giocatore, come Phil Jackson ai Nets (anche se da vice) negli ultimi mesi della sua carriera da giocatore.