Che Bryant fosse nel season mood giusto per centrare The
Seventy Point Game lo si era capito fin da subito, dalle amichevoli di ottobre:
mentre il Barba era missing in Congo, Bryant bombardava Salt Lake City con 57
punti, poi 46 contro Atlanta, 59 contro i Pelicans e 51 a Orlando, per una
media in preseason di 53,3 ppg.
Anche una volta iniziato il campionato, con il ritorno
del Barba, Kobe ci aveva dato dentro: 44 contro gli Hawks, 52 a New Orleans, 42
a Orlando e 49 e 7 assist a Chicago in un leggendario duello contro Derrick
Rose. Ma poi, a lungo andare, la sua iniziale media punti di 41,8 è scesa agli
attuali 34, con in mezzo una striscia di cinque sconfitte consecutive e il
tracollo dei Lakers fino al penultimo posto nella Western Conference: ultimo
smacco, una sconfitta di oltre venti punti al Palace of Auburn Hills contro i
derelitti Pistons. Unico acuto, una vittoria contro i Golden State Warriors,
terzi a Ovest. Quando arriviamo così alla Time Warner Cable Arena, dove i
bobcatti si barcamenano con il 50% di vittorie (10-10), per noi non sembrano
esserci speranze. Perché per noi, 30% di winning e senza più motivazioni di
classifica, affrontare fuori casa una 50% che invece si gioca l’ingresso nei
playoff è una sentenza quasi già scritta.
Ma sono le partite all’apparenza anonime, quelle che
normalmente vengono dimenticate dopo il fischio finale, che invece offrono la
Tana del Bianconiglio e rimangono in eterno. Gli 81 di Bryant in un anonimo
Lakers-Raptors, i 77 di Riminucci in un anonimo La Spezia – Simmenthal, gli 87
di Myers in un turno infrasettimanale di Rimini – Udine. E qui, Bobcats –
Lakers, con Michael Jordan e l'osannato Coach Alp seduti vicini in tribuna, che si
trasforma nella storia del barbamondo.
L.A. in controllo nella prima parte di gara, Bobcats in
rimonta trascinati da Walker, Gordon e Al Jefferson (26 e 16 rimbalzi). Bryant
va in lunetta 5” dalla fine dei regolamentari, doppietta, Lakers a +3, scollina
i 50 punti ma Gary Neal ha qualcosa da obiettare sull’esito della partita e
segna la tripla del pareggio che porta al primo supplementare! Sempre in parità
nel primo overtime, ultima azione, Kobe palleggia, palleggia, palleggia, poi
attacca, tiro in sospensione at the buzzeeerr…ferro: secondo supplementare! Ha
già scollinato i 65 e ci sono altri cinque minuti davanti. Ma più che i
successivi otto punti che gli faranno raggiungere quota 73, saranno decisivi il
suo ottavo e nono assist. Il primo per Gasol, un assist smarcante dall’alto
mentre il Mamba era su per tirare per un comodo appoggio al tabellone del
catalano, e l’altro su scarico, a -37” dalla fine sul punteggio di 131-132.
Il destinatario è Marshon Brooks, appena mandato dentro
dal Barba al posto di un Nick Young che aveva fallito due triple wide-open. E
Brooks non sbaglia. Kobe è raddoppiato, vede Brooks come Jordan fece con Kerr,
l’azione è la stessa. Gioco, partita, incontro! Alla fine la partita di Bryant
parla di 73 punti, 19/34 da 2, 5/9 da tre, 20/24 ai liberi, 9 assist, 5
rimbalzi e 2 stoppate. E’ la seconda miglior prestazione di Kobe in un barbamondo
dopo gli ormai celebri 84 che segnò nel 9 al Palace of Auburn Hills più di
trenta barbastagioni fa.
della serie "arzilli vecchietti"... barbarecord!!
ReplyDeleteI Bobcats non avevano nessuno in grado di fermarlo. O meglio, ce l'avrebbero avuto, Michael Kidd-Gilchrist, se solo l'allenatore dei gattacci, che non è più Alp, lo avesse dirottato sul Mamba!
DeleteIl record di punti individuale nei barbamondi, però, non è questo: sono gli 84 punti, segnati dallo stesso Kobe al Palace of Auburn Hills contro i Pistons nel 9. Ma fu facile all'epoca farne 84, perchè di fronte aveva un Rip Hamilton immobile, che si faceva battere dopo un passo. Questi 73 sono poi comunque arrivati dopo due tempi supplementari: se la partita fosse finita nei regolamentari, ne avrebbe fatti poco più di una cinquantina.
@Gensi from the precedent post
ReplyDeleteNon ci eri andato così lontano!
Beh, 101 erano impossibili....73 è da "solo" da mani nei capelli!! Amazing!
DeleteMamma mia che numeri. Ma dalle tue parole sembra che il Mamba sia l'unico ad avere qualcosa da chiedere a questo campionato, o comunque l'unico che comunque ci tiene a non uscire con le ossa rotte dei palazzetti. Brutto segno...
ReplyDeleteKobe non vuole perdere neanche nelle amichevoli prestagionali: matematicamente fuori dai playoff e ormai passato l'All Star Game, in ottica Draft ormai non ci conviene di certo vincere partite che ci fanno scalare la classifica, ma proprio questa vittoria è la dimostrazione che qui non si tanka.
DeleteCi sono però altri due nomi che non si danno per vinti e che per questo si sono guadagnati la barbastima e la conferma per la prossima stagione: Marshon Brooks e Ryan Kelly. In netto calo le quotazioni di Wesley Johnson (che invece nella prima Asso era stato uno dei protagonisti del titolo 2016 uscendo dalla panchina).
Mentre hanno già staccato la spina chi non farà parte dei Lakers del prossimo anno: Meeks, Xavier Hanry e Bazemore addirittura sono in tribuna, Jordan Hill, Kaman e Gasol, anche se sul catalano c'è sempre qualche riserva: considerando infatti solo le gare dopo l'All Star Game risulta essere il secondo miglior rimbalzista della Nba a 13,2 rimbalzi di media.