Dopo le 24 ore che ci hanno messo sulla cartina
geografica delle pretendenti all’anello, con il poderoso back to back a Miami e
a Indiana, arriva puntuale la sconfitta da smoccolamenti in serie, la classica
partita contro la squadra che non ha più nulla da chiedere al campionato e
contro la quale non ci puoi far nulla perché gli entrano anche i colpi di tacco
dagli spogliatoi: a Philadelphia riservano per giunta un trattamento speciale a
Kobe Bryant, nativo ma non amato dalla città dell’Amore fraterno, ovvero 4
falli fischiati nelle prime 6 azioni della partita. Mai visto before. La
sconfitta, come dicevo, è instoppabile, al di là dei falli del Mamba e finisce
addirittura 122 a 103 per loro, in serata da divinazione e con il solito droide
che non conosci e che te ne spara 35 così, con canestri insensati.
Ci riprendiamo pochi giorni dopo al Madison Square Garden
dove passiamo 113-96 e Papanikolaou con 20 punti dalla panchina, suo high
stagionale, “ricorda” ai Knicks che lo scelsero al Draft per poi scaricarlo ad
un’altra squadra. La serie delle sette trasferte consecutive in due settimane
ha la sua penultima tappa alla Time Warner Cable Arena di Charlotte, ex tempio
di Alp e di Michael Kidd-Gilchrist che qui vinsero un anello clamoroso: contro
i Bobcats di clamoroso c’è il primo quarto di Iman Shumpert che mitraglia la
mostruosità di 19 punti nei primi sette minuti di gioco! Se avesse proseguito
con questa media alla fine ne avrebbe segnati 108… E invece all’intervallo sono
“solo” 25 e a fine partita 35. Lo cancella MKG, mentre Kobe si trascina i
Lakers letteralmente sulle spalle e li guida alla rimonta fino alla vittoria
siglandone 40.
Dopo la sconfitta contro i Sixers, altri due punti
lasciati lì contro una squadra già fuori da tutto non sarebbero stati tollerati
dal Mamba Nero.
A Boston contro i disastrati Celtics è una carneficina
(72-104 per noi ovviamente), poi infiliamo altre due vittorie nelle successive
tre partite, contro Minnie e Sacramento,
inframmezzate da una sconfitta di venti allo Staples Center, giusto per tenere alta
l’attenzione.
Riassumendo, abbiamo affrontato otto trasferte nelle
ultime dodici partite, vincendone nove. Siamo 15-7, terzi nella Western
Conference, e visto che siamo partiti 0-3, significa che dall’arrivo di
Thibodeau al posto di Shaw abbiamo un ruolino di 15 vittorie nelle ultime 19
partite. Non c’è male eh?
Davvero un bel cammino e quella faccia fa ben sperare....
ReplyDeleteNo no, non c'è male per davvero. Ma la cosa non fa neanche tanto scalpore perché il mercato era stato di livello e la squadra sta "solo" mantenendo le aspettative. Le prove "vere" saranno altre, quelle dei playoff, quelle in cui si decideranno i nomi scritti negli almanacchi...
ReplyDelete@Talla
ReplyDeleteLa cosa che fa ben sperare è che questa squadra ha in testa l'Obiettivo. La gara contro i Bobcats è stata l'emblema: ci stavano surclassando, avremmo potuto tranquillamente perdere senza sacrificare nulla dell'ingresso ai playoff, e invece si è vista la voglia di vincere di una squadra che vuole a tutti i costi il primo posto nella Western Conference. Non si accontenta del secondo o del terzo. Vuole il primato.
@Alp
Lo dico sempre che la regular season è solo una lunghissimo precampionato in attesa dell'inizio vero del torneo, ovvero i playoff. E' lì la vera stagione, nella postseason. E lì cambia tutto! Se ne sono viste di squadre da regular season squagliarsi nei playoff, e viceversa. Saranno pronti questi barbalakers per le battaglie da dentro o fuori?