In attesa della "Dwightcision"

La trasferta a Orlando per la partita contro i Magic avviene in un clima surreale. Al Los Angeles International Airport si sta per imbarcare una squadra gialloviola che al ritorno potrebbe non essere più la stessa. Dwight Howard sale sull’aereo a testa bassa, gli occhiali scuri, senza lasciare interviste. Lo attende un’ “invidiabile” combinazione mai successa prima perchè avrà nello stesso piatto sia le bordate di fischi che pioveranno giù dalla Orlando Arena, sia il gelido clima dei suoi compagni di squadra ai Lakers, una situazione che il Bambinone si è creato tutto da solo. Il clima in campo è talmente unreal che contro i derelitti Magic, la squadra peggiore della Nba, finiamo addirittura sotto di diciassette punti nel terzo quarto (81-64), molli e rinunciatari. La situazione, del resto, è di totale incertezza, perché tutti al momento sono in preallarme e potenzialmente con le valige in mano. Se Howard deciderà di partire lasciando L.A., tutti – ad eccezione dei barbaincedibili Bryant e Papanikolaou – potranno essere soggetti a scambio, da Gasol a Nash a Metta World, a Meeks e Clark.  Ci salviamo da quest'ormai certa sconfitta solo perché abbiamo uno squadrone, solo perché di fronte abbiamo una squadraccia e perchè la difesa fisica di Howard e Metta si moltiplica nell’ultimo quarto dove teniamo i Magic a soli 6 punti segnati in nove minuti ribaltando la situazione con un clamoroso parziale di 25-6. Finisce 95-105 con la solita prestazione balistica del Mamba Nero, che pur perdendo 7 palloni scodella 34 punti con un implacabile 12/18 al tiro, tutte sospensioni da fuori.