E R A S E D. C T R L
+ A L T + C A N C. Quando inizia il secondo tempo Oklahoma City ci formatta in
due e due quattro, si viene subito a prendere garauno allo Staples Center per
87-107 con una tripla doppia di Russell Westbrook da 22 punti, 12 rimbalzi e 10
assist. Di noi, che finiamo anche a -25, rimangono solo le macerie. Troppo rapidi,
troppo atletici, troppo debordanti (30 punti su contropiede contro gli 8
nostri): i Thunder, che già ci avevano cancellato in regular season, si
confermano uno tsunami. Noi stiamo in partita nei primi due quarti, poi nel
terzo crolliamo letteralmente, e qui sorge il dubbio che ci sia pesata tutta sulle
gambe la garasette contro i Warriors, perché dall’intervallo in poi non siamo
più esistiti. I feroci newspepa di L.A., invece, in particolare lo spietato El Segundo Times che ci fa la pelle da inizio stagione, fanno notare che eravamo in gara nei primi venti minuti solo perché Durant li ha chiusi con 3 punti e 1/9 al tiro. E anche questa è
una gran bella questione, perché finire sotto di 25 e poi perdere di 20 quando
KD35 fa una partitaccia (14 punti, 6/19 from the court) è un’aggravante non da poco.
Si pareggia, a dir la verità, con quella di Bryant. Proprio come nella gara di
regular season, il Black Mamba è stato tolto di mezzo dalla difesa di Sefolosha
e costretto a 19 con 9/22 dal campo, mentre OKC, oltre a Westbrook (impossibile
da contenere), metteva sul piatto anche un Kevin Martin da 28 caramelline, in gran parte castighi dall'arco.
Noi abbiamo avuto ossigeno fino all’entrata "and one" di
Barea del 37-38 e fino al -6 dell’intervallo (42-48). Quando rimettiamo piede
in campo nel terzo quarto un parziale di 4-12 in due minuti ci scaraventa a -14
(46-60) e lì, come dicevo nel ‘5 domande 5 about’, se loro ci scappano via è
finita. Non ne abbiamo più, OKC cancella il nostro 23 slash post, Howard (19
punti, 18 rimbalzi) predica da solo. Uno a zero Thunder. E il vantaggio del fattore campo se n'è già andato a escort.
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