Saturday, January 5, 2013

S E C O N D I ! I Lakers tornano sulla cartina geografica delle contender

Chi l’avrebbe mai detto? In autunno eravamo un cumulo di sfasciati, partiti con sei sconfitte nelle prime nove partite, brutalmente sbattuti nella fanghiglia del terzultimo posto a Ovest, umiliati anche sotto di quaranta contro i Bulls, annientati da quattro sconfitte consecutive e con seri rischi di non qualificarci ai playoff. Mentre ora, battendo i Pacers in back-to-back a Indianapolis dopo la gara di 24 ore prima a Miami, e schiantando i Sixers allo Staples, siamo tredici vittorie nelle ultime sedici partite! C’è da dire che sia Pacers, sia Philly sono due squadre che non entreranno nella Big Dance, sono già ampiamente fuori dai giochi. Indiana, mettendo George Hill play e lasciando partire Darren Collison ha compiuto il delitto perfetto, perdendo ogni chance di diventare una quasi contender in pochi anni: ci servono comunque due liberi ballonzolanti sul ferro di Nash a 26” dalla fine per il +3 e un’infrazione di passi di George 4” dopo per consegnarci la vittoria (106-113), con Kobe che non stupisce più (30 punti, 7 rimbalzi, 12/19) e l’asse play-pivot Nash-Howard in doppia ‘doppia doppia’ (14 e 10 assist per il canadese, 19 e 11 boards per DH12).
Poi a LA LA Land arriva Philadelphia e qui giochiamo una gara sui livelli di quella natalizia, ormai famosa, a San Antonio. La caratura degli avversari è ovviamente diversa (i Sixers arrivano allo Staples Center con ben 19 sconfitte in stagione), ma noi eseguiamo il ’23 slash post’ alla perfezione e per la prima volta si vedono finalmente i Lakers difendere! La gara va in archivio nel terzo quarto quando siamo anche a +21 e poi finisce 101-89, una delle rare partite dove concediamo meno di novanta punti. Il trio che ci ha guidato ad Indianapolis si ripete anche qui: Kobe 32, Nash 17 punti, Howard 17 rimbalzi.
Siamo 16-9 e mancano quattro partite alla fine: New York allo Staples, poi due trasferte consecutive a Phoenix e Oklahoma City e l’ultima a L.A. contro Dallas. Siamo secondi a Ovest a sole quattro partite dalla fine eppure non c’è ancora la matematica qualificazione alla post-season. Le squadre, infatti, sono tutte ammassate e noi siamo circondati da mine di profondità, ovvero due squadre con le quali abbiamo perso lo scontro diretto (Warriors e Nuggets) e gli stessi Thunder e Mavs. Siamo secondi, sì, ma se perdiamo contro OKC e DAL,  a causa della classifica avulsa, potremmo retrocedere anche tra il sesto e il settimo posto. Comunque sia, gli occhi inceneritori di Kobe frustrato per la situazione gialloviola sono ora un lontano ricordo.

4 comments:

  1. Olè, la classica barba-stagione ;)
    Dopo l' inizio stagione indecoroso hai cambiato marcia, poco da dire: prima solo sul piani dei risultati, ora anche sul piano del gioco, visto che le vittorie sono anche convincenti.
    Bene così, stai trovando la quadratura del cerchio proprio in vista dei PO!

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  2. @Browns

    Nella forma sembra la solita regular season barbatrucchica, ma nella sostanza verrà ricordata per parecchio.
    Nelle altre season la partenza lenta, infatti, era da attribuire anche all’utilizzo della panchina per testarla: alcune gare venivano perse perché i panchinari giocavano troppo, era una ‘tara’ da pagare per far giocare di più le seconde linee. Il primo mese di campionato veniva preso quasi come se fosse pre-season, talmente era ancora lontana la fase decisiva, però lo schema c'era già, l'intesa c'era già, etc... etc... dunque si trattava solo di aspettare l’’upgrade’ della panchina (che arrivava improvviso dopo tot partite giocate) e aumentare i giri del motore quando il campionato entrava nel vivo.
    Ma in questa stagione è stato diverso: la crisi era veramente serissima, ci impegnavamo al massimo, utilizzavamo molto i titolari e uscivamo ad esempio da Chicago sotto di quaranta. Mai nella mia storia sono partito con sei sconfitte nelle prime nove partite, mai avevo perso quattro gare consecutive. La situazione era più seria di quando, nel 2K12, fallimmo l’ingresso ai playoff nella stagione dove avevamo Michael Beasley. Nemmeno lì partimmo con 3-6, nemmeno in quel disastrato campionato facemmo 4 “L” in fila.
    Questa stagione verrà ricordata perché ha svoltato grazie ad uno schema, il '23 slash post' al quale, presto, dovrò dedicare un… 'post'. E questa è la soddisfazione massima per un allenatore. Vero, c’è anche Barea che ha dato più energia dalla panchina, ma con il solo J.J., ridotti com’eravamo, non saremmo andati ai playoff.

    ALERT ALERT
    Il Sommo Albys ha scoperto una voce negli sliders che cambia radicalmente la fluidità dei giocatori, togliendo ogni microscopico micro scattino ancora esistente e rendendo i movimenti smooth al massimo, come vedere una partita in tv. Bisogna mettere a il valore a 0 nella voce “Rapidità”, sia allo User sia alla CPU. Provare per credere! Amazing.

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  3. Questa squadra è però ancora enigmatica. Non si passa da brocchi a campioni in due partite. Vale il discorso precedentemente fatto. Per talento, questa squadra comanda, ma ancora risulta difficile chiamarla "squadra". Nei playoff può uscire subito o vincere in scioltezza...Lakers 2004.

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    1. No doubt! Infatti il 'titolometro' non lo misuro in base alle vittorie di regular season, ma alla difesa. Inoltre queste vittorie, seppur in una striscia importante, sono arrivate come sono arrivate. La gara di Miami era persa, e se avessimo perso quella, a quest'ora stavamo parlando di una squadra che si arrabattava tra il sesto e il settimo posto.
      Abbiamo dominato solo contro San Antonio (Toronto e Detroit, le altre due vittorie larghe dell'anno, non le considero) e moltissime partite le abbiamo vinte negli ultimi secondi. Siamo secondi, se ci andava male qualche finale in volata eravamo probabilmente ottavi-noni. Credo che su questa squadra non ci saranno risposte definitive nemmeno se dovesse vincere l'anello.

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